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Questione pregiudiziale: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile una questione pregiudiziale sulla competenza territoriale sollevata dal GUP di Como in un processo per reati fiscali. La decisione si fonda sulla totale assenza di motivazione nell’ordinanza di rimessione, che si limitava a recepire la richiesta del PM senza alcuna analisi dei fatti o delle ragioni del dubbio sulla competenza. La Suprema Corte ha ribadito che questo nuovo strumento processuale non può trasformarsi in una delega in bianco, ma richiede che il giudice esponga chiaramente le ragioni della propria incertezza.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Questione Pregiudiziale: la Cassazione Stabilisce i Paletti

L’introduzione della questione pregiudiziale sulla competenza territoriale (art. 24-bis c.p.p.) ha rappresentato una significativa novità nel processo penale, pensata per evitare lo spreco di risorse processuali. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 1878/2024) ha messo in chiaro che questo strumento non è una ‘delega in bianco’ per i giudici di merito. Analizziamo come la Suprema Corte abbia dichiarato inammissibile una richiesta priva di motivazione, tracciando una linea invalicabile per l’uso di questo istituto.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento penale per reati fiscali a carico dell’amministratrice di una società, accusata di aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti negli anni d’imposta 2018 e 2019. Durante l’udienza preliminare, il Giudice del Tribunale di Como, su richiesta del Pubblico Ministero, ha deciso di sollevare una questione pregiudiziale di competenza territoriale dinanzi alla Corte di Cassazione.

Tuttavia, l’ordinanza di rimessione era estremamente scarna: il giudice si era limitato a trasmettere gli atti senza descrivere la fattispecie, senza esporre i termini del dubbio sulla competenza e senza spiegare perché fosse necessario l’intervento della Suprema Corte. In pratica, il giudice ha passato la palla alla Cassazione senza svolgere alcuna analisi preliminare.

L’Uso Corretto della Questione Pregiudiziale nel Processo

L’articolo 24-bis del codice di procedura penale è stato introdotto per un fine lodevole: risolvere in via definitiva e anticipata ogni incertezza sulla competenza per territorio, evitando che processi lunghi e complessi possano essere annullati in fasi successive. Questo strumento consente al giudice di investire direttamente la Corte di Cassazione, la cui decisione sul punto diventa vincolante.

La norma, però, non esonera il giudice rimettente dai suoi doveri di analisi e motivazione. Non può essere un meccanismo automatico attivato su semplice richiesta di una parte o per un dubbio vago e inarticolato. Il suo scopo è risolvere incertezze serie e concrete, non delegare una decisione che il giudice di merito ha il potere e il dovere di prendere in autonomia.

La Decisione della Corte sulla Questione Pregiudiziale

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza di rimessione inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: ogni provvedimento giurisdizionale, incluse le ordinanze, deve essere motivato, a pena di nullità (art. 125 c.p.p.).

Il giudice che solleva una questione pregiudiziale deve:
1. Illustrare lo stato degli atti: Spiegare i fatti di causa rilevanti per la decisione sulla competenza.
2. Esplicitare il dubbio: Indicare chiaramente le ragioni concrete per cui dubita della propria competenza territoriale.
3. Motivare la necessità del rinvio: Spiegare perché non è in grado di risolvere la questione con gli strumenti ordinari a sua disposizione.

Una richiesta priva di questi elementi si qualifica come meramente ‘esplorativa’ e ‘ipotetica’, costringendo la Cassazione a decidere ‘al buio’, senza disporre di tutti gli elementi necessari. Questo snaturerebbe la funzione dell’istituto, trasformandolo da rimedio eccezionale a comoda scorciatoia per il giudice di merito.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha sottolineato la differenza fondamentale tra la rimessione per incostituzionalità e quella per competenza territoriale. Mentre nel primo caso il giudice, di fronte a un dubbio non manifestamente infondato sulla legittimità costituzionale di una norma, è obbligato a rimettere gli atti alla Corte Costituzionale, nel secondo caso il giudice è ‘naturalmente’ il primo organo chiamato a decidere sulla propria competenza. Egli possiede tutti gli strumenti per farlo e deve ricorrere alla Cassazione solo in via residuale, di fronte a questioni di particolare serietà e complessità.

La Corte ha ribadito che un’ordinanza di rimessione non motivata non solo viola l’obbligo generale di cui all’art. 125 c.p.p., ma comporta anche una sostanziale delega di funzioni, con la perniciosa conseguenza di ottenere una decisione definitiva da parte di un organo non compiutamente informato. Pertanto, l’omessa descrizione della fattispecie e delle ragioni del dubbio ha reso la richiesta del tutto inammissibile.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito per i giudici di merito. La questione pregiudiziale ex art. 24-bis c.p.p. è uno strumento potente ma eccezionale, da attivare solo in presenza di un’incertezza oggettiva e insuperabile. Il giudice non può abdicare al suo ruolo, ma deve condurre un’analisi approfondita e motivare dettagliatamente la sua richiesta. In caso contrario, come avvenuto in questo caso, la richiesta sarà semplicemente respinta, con un’inevitabile dilatazione dei tempi processuali che la norma mirava a contrarre.

Quando un giudice può sollevare una questione pregiudiziale sulla competenza territoriale?
Un giudice può sollevare la questione solo in presenza di una seria e oggettiva incertezza sulla competenza, che non riesce a risolvere con gli strumenti procedurali ordinari. Non può farlo per una semplice richiesta di parte o per un dubbio generico.

Cosa deve contenere l’ordinanza con cui si solleva la questione pregiudiziale?
L’ordinanza deve essere adeguatamente motivata. Deve indicare le parti, descrivere i fatti rilevanti per la decisione sulla competenza, esporre le ragioni specifiche del dubbio e spiegare perché si ritiene necessario l’intervento della Corte di Cassazione.

Cosa succede se l’ordinanza di rimessione è priva di motivazione?
Se l’ordinanza non è motivata o si presenta come meramente esplorativa, la Corte di Cassazione la dichiara inammissibile. Di conseguenza, la questione non viene esaminata nel merito e il procedimento torna al giudice che l’ha sollevata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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