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Provvedimento abnorme: quando un atto non è impugnabile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro un’ordinanza che aveva annullato una notifica e restituito gli atti. La Corte ha chiarito che un’ordinanza, anche se legalmente errata, non costituisce un provvedimento abnorme se rientra nei poteri del giudice e non crea una stasi processuale irrimediabile, ma solo una regressione del procedimento che l’accusa può superare rinnovando l’atto.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento abnorme: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Nel complesso mondo della procedura penale, non tutti gli errori del giudice sono uguali e, soprattutto, non tutti possono essere contestati con gli stessi strumenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire la nozione di provvedimento abnorme, un concetto chiave che delimita i confini dell’impugnabilità degli atti giudiziari che, pur apparendo errati, non paralizzano la giustizia. Il caso in esame riguarda il ricorso di un Pubblico Ministero avverso un’ordinanza che, annullando una notifica, aveva causato una regressione del procedimento.

I Fatti del Caso

All’origine della vicenda vi è un’ordinanza del Tribunale di Como, che aveva dichiarato la nullità della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari (ex art. 415-bis c.p.p.). La notifica era stata eseguita presso il difensore d’ufficio, indicato come domiciliatario dall’imputato, ma il legale non aveva mai formalmente accettato tale domiciliazione.
Di conseguenza, il Tribunale aveva annullato la notifica e tutti gli atti successivi, restituendo il fascicolo al Pubblico Ministero per la rinnovazione.

Ritenendo tale decisione un ostacolo anomalo al corso della giustizia, il PM ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’ordinanza fosse un provvedimento abnorme. Secondo l’accusa, la mancata accettazione del difensore avrebbe dovuto essere equiparata a una inidoneità del domicilio, legittimando una notifica diversa, e l’ordine di restituzione degli atti costituiva un’indebita regressione del processo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37134/2024, ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile perché manifestamente infondato. La Corte ha stabilito che, indipendentemente dalla correttezza o meno della decisione del Tribunale sulla nullità, l’ordinanza impugnata non rientrava in alcun modo nella categoria del provvedimento abnorme.

Le Motivazioni: La Differenza tra Atto Illegittimo e Provvedimento Abnorme

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella rigorosa distinzione tra un atto del giudice meramente illegittimo (cioè errato nell’applicazione della legge) e un provvedimento abnorme. Quest’ultimo rappresenta un’ipotesi eccezionale e si configura solo in due situazioni:

1. Abnormità strutturale: quando l’atto è completamente avulso dal sistema processuale, ovvero è stato emesso da un giudice in carenza assoluta di potere.
2. Abnormità funzionale: quando l’atto, pur essendo previsto dalla legge, determina una stasi irrimediabile del procedimento, impedendone la prosecuzione.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che dichiarare la nullità di una notifica e restituire gli atti al PM è un potere riconosciuto al giudice. Anche se tale potere fosse stato esercitato in modo errato, l’atto non può definirsi abnorme. Esso, infatti, non crea una paralisi insuperabile. La regressione del procedimento non è una stasi, ma un ritorno a una fase precedente che il Pubblico Ministero può superare semplicemente rinnovando l’atto di notifica in modo corretto.

Citando le Sezioni Unite, la Corte ribadisce che un atto che è espressione di un potere riconosciuto dall’ordinamento non è abnorme, anche se i presupposti per la sua emanazione sono stati valutati erroneamente. Confondere un atto illegittimo con uno abnorme significherebbe eludere il principio di tassatività dei mezzi di impugnazione, aprendo le porte del ricorso per cassazione a qualsiasi provvedimento sgradito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un principio fondamentale: il ricorso per cassazione contro un provvedimento abnorme è un rimedio eccezionale, non uno strumento per contestare ogni presunto errore procedurale del giudice. La decisione del Tribunale di annullare la notifica ha provocato un rallentamento, ma non ha bloccato definitivamente il percorso della giustizia. L’accusa ha sempre la possibilità di rimediare all’errore e far proseguire il procedimento. Questa pronuncia serve da monito: l’abnormità non va confusa con la semplice illegittimità, e le parti processuali devono utilizzare i mezzi di impugnazione specifici previsti dalla legge per ogni tipo di vizio, senza forzare la mano con ricorsi destinati all’inammissibilità.

Quando un atto del giudice può essere definito un provvedimento abnorme?
Un atto del giudice è considerato un provvedimento abnorme solo in due casi eccezionali: quando è totalmente estraneo al sistema processuale (abnormità strutturale) o quando, pur essendo previsto, provoca una paralisi del procedimento che non può essere superata (abnormità funzionale).

La restituzione degli atti al Pubblico Ministero per un vizio di notifica è un provvedimento abnorme?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’ordinanza con cui un giudice dichiara la nullità di una notifica e restituisce gli atti al PM non è un provvedimento abnorme. Anche se la decisione fosse legalmente errata, rientra nei poteri del giudice e non crea una stasi processuale irrimediabile, ma solo una regressione che il PM può superare rinnovando la notifica.

Cosa accade se la notifica viene fatta al difensore d’ufficio domiciliatario che non ha accettato la domiciliazione?
La sentenza, richiamando un precedente delle Sezioni Unite, chiarisce che se il difensore d’ufficio non accetta l’elezione di domicilio, la notificazione non può essere validamente eseguita presso di lui. In tal caso, si devono seguire le forme di notifica ordinarie previste dagli articoli 157 e 159 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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