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Provvedimento abnorme: quando l’ordine del GUP è valido

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un pubblico ministero contro un’ordinanza del GUP che richiedeva un supplemento di indagine. La Corte ha stabilito che l’ordine, pur non menzionando l’art. 421-bis c.p.p., ne applicava la sostanza, non configurandosi quindi come un provvedimento abnorme e non risultando perciò impugnabile.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: La Cassazione Definisce i Limiti del Potere del GUP

Nel complesso panorama della procedura penale, la figura del provvedimento abnorme rappresenta un’eccezione, un atto talmente anomalo da uscire dagli schemi del sistema e consentire un’impugnazione altrimenti non prevista. Con la sentenza n. 5972/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su questo delicato tema, chiarendo quando l’ordine di un Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) di disporre nuove indagini rientra nei suoi poteri legittimi e quando, invece, travalica i confini della legalità.

I Fatti del Caso: L’Ordinanza del GUP e il Ricorso del PM

Il caso trae origine da un’udienza preliminare per reati di bancarotta fraudolenta. Il GUP, ritenendo indispensabile un approfondimento tecnico per decidere, ha emesso un’ordinanza con cui invitava il Pubblico Ministero (PM) a espletare una consulenza tecnica che tenesse conto delle argomentazioni difensive. Il giudice ha quindi disposto la restituzione degli atti al PM, fissando un termine di 180 giorni per l’attività e rinviando il procedimento a una nuova udienza.

Contro questa decisione, il PM ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che si trattasse di un provvedimento abnorme. Secondo l’accusa, l’ordinanza avrebbe causato un’indebita regressione del procedimento, collocandosi al di fuori dell’ordinamento processuale. Il PM ha argomentato che il GUP, invece di restituire gli atti, avrebbe dovuto utilizzare lo strumento della perizia, previsto dall’art. 422 del codice di procedura penale.

Il Concetto di Provvedimento Abnorme e l’Art. 421-bis c.p.p.

Per comprendere la decisione della Corte, è fondamentale distinguere tra un atto semplicemente illegittimo e un provvedimento abnorme. Quest’ultimo si verifica in due situazioni:
1. Abnormità strutturale: quando l’atto è completamente estraneo al sistema processuale.
2. Abnormità funzionale: quando l’atto, pur essendo previsto dalla legge, determina una stasi del processo e un’impossibilità di proseguire.

Il fulcro della questione ruota attorno all’art. 421-bis del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta nel 1999, conferisce al GUP il potere, qualora ritenga le indagini incomplete, di indicare al PM ulteriori accertamenti da svolgere, fissando un termine e la data della nuova udienza. Lo scopo è evitare che il processo arrivi al dibattimento con un quadro probatorio carente.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile, sposando la tesi del Procuratore Generale. Secondo i giudici supremi, il provvedimento del GUP non era affatto abnorme.

La Corte ha osservato che, sebbene l’ordinanza non menzionasse esplicitamente l’art. 421-bis c.p.p., ne aveva fatto concreta applicazione. Il GUP aveva infatti:
* Individuato un profilo di incompletezza delle indagini (la necessità di un approfondimento tecnico).
* Indicato le indagini da svolgere (una consulenza tecnica).
* Fissato un termine per il loro espletamento.
* Rinviato a un’udienza fissa per la prosecuzione del giudizio.

Questo schema corrisponde esattamente a quello previsto dal legislatore nell’art. 421-bis. Pertanto, l’atto non può essere considerato né strutturalmente né funzionalmente anomalo.

La Differenza tra Atto Illegittimo e Atto Abnorme

La Cassazione ha inoltre precisato che eventuali carenze nell’ordinanza, come la genericità nell’indicare l’oggetto della consulenza, non sono sufficienti a renderla un provvedimento abnorme. Tali difetti possono, al massimo, costituire un vizio dell’atto, ma non lo collocano al di fuori del sistema processuale. Poiché la legge non prevede un rimedio specifico (un’impugnazione ad hoc) per questo tipo di difetti, essi non possono essere fatti valere tramite il ricorso per cassazione per abnormità.

Infine, la Corte ha sottolineato come il precedente giurisprudenziale citato dal PM a sostegno della sua tesi fosse del 1994, e quindi anteriore all’introduzione dell’art. 421-bis, che ha cambiato il quadro normativo di riferimento.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per abnormità è un rimedio eccezionale, da utilizzare solo in presenza di atti che creano una vera e propria paralisi del processo o che sono totalmente estranei alla logica del sistema. L’ordine del GUP che, in sostanza, applica i poteri conferitigli dall’art. 421-bis c.p.p. per integrare il materiale probatorio è un atto legittimo, volto a garantire una decisione più ponderata. Anche se l’ordinanza non è formalmente perfetta, non diventa per questo un provvedimento abnorme. Questa decisione consolida i poteri del GUP nell’udienza preliminare, confermandone il ruolo di garante della completezza delle indagini prima di un eventuale rinvio a giudizio.

Quando un’ordinanza del Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) che richiede nuove indagini è considerata un “provvedimento abnorme”?
Secondo la sentenza, l’ordinanza non è un “provvedimento abnorme” se rientra nello schema dell’art. 421-bis c.p.p., ovvero se individua un’incompletezza delle indagini, indica le nuove attività da svolgere, fissa un termine e rinvia a un’udienza futura. L’abnormità sussiste solo quando l’atto è completamente al di fuori del sistema processuale.

È necessario che il GUP citi esplicitamente l’art. 421-bis c.p.p. quando ordina nuove indagini?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è necessario menzionare esplicitamente la norma. Ciò che conta è che il provvedimento, nella sua sostanza, applichi concretamente lo schema previsto dall’art. 421-bis c.p.p., evitando così la configurazione di un atto abnorme.

Cosa succede se l’ordinanza del GUP che dispone nuove indagini è poco dettagliata?
Eventuali carenze nei dettagli dell’ordinanza, come la mancata specificazione del tema da approfondire, costituiscono, al massimo, un difetto dell’atto. Tuttavia, questo difetto non lo rende un “provvedimento abnorme” e, in assenza di un rimedio specifico previsto dalla legge, non può essere contestato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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