LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Provvedimento abnorme: quando l’atto non lo è

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro la decisione di un GUP di restituire gli atti per un vizio di notifica. La Corte ha stabilito che tale ordine non costituisce un provvedimento abnorme, poiché non causa una stasi insuperabile del procedimento, essendo un potere previsto dal sistema che consente al PM di sanare il vizio e proseguire l’azione penale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: La Cassazione Chiarisce i Limiti

La nozione di provvedimento abnorme è un concetto cruciale nella procedura penale, che definisce gli atti del giudice talmente anomali da uscire dagli schemi del sistema. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26479 del 2025, offre un importante chiarimento su quando la decisione di un giudice di restituire gli atti al Pubblico Ministero può essere considerata legittima e quando, invece, potrebbe configurare un’anomalia.

I Fatti del Caso: Errore di Notifica e Restituzione degli Atti

Il caso ha origine da un’ordinanza del Giudice per l’udienza preliminare (GUP) del Tribunale di Foggia. Il GUP, durante l’udienza, aveva riscontrato un difetto nella notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari a un imputato. Sebbene l’imputato avesse eletto un domicilio specifico, l’atto era stato notificato direttamente al suo difensore di fiducia. Ritenendo tale notifica nulla, il Giudice ha dichiarato la nullità della richiesta di rinvio a giudizio e ha disposto la restituzione di tutti gli atti al Pubblico Ministero per sanare il vizio.

Il Ricorso del PM e la Tesi del Provvedimento Abnorme

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che l’ordinanza del GUP costituisse un provvedimento abnorme. Secondo l’accusa, tale ordine avrebbe causato una paralisi insanabile del procedimento. La tesi del PM si basava sul fatto che ripetere la notifica, come indicato dal giudice, avrebbe violato altre norme procedurali, determinando la nullità di tutti gli atti successivi e, di fatto, bloccando il processo senza via d’uscita.

La Decisione della Cassazione: Quando un Atto NON è un Provvedimento Abnorme

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato, citando anche una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 25957/2009). La Corte ha chiarito che non è abnorme il provvedimento con cui il giudice, anche se per una valutazione errata, rileva un’invalidità e restituisce gli atti al Pubblico Ministero.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri fondamentali. In primo luogo, un provvedimento abnorme è tale solo se si pone completamente al di fuori del sistema processuale (cosiddetta abnormità strutturale) o se provoca una stasi procedimentale permanente e irrisolvibile (abnormità funzionale). Nel caso di specie, la decisione del GUP non rientra in nessuna delle due categorie. La facoltà di restituire gli atti all’organo inquirente per sanare una nullità è un potere che la legge conferisce al giudice dell’udienza preliminare. In secondo luogo, tale restituzione non determina una paralisi del procedimento. Il Pubblico Ministero, infatti, ha la piena possibilità di risolvere la situazione semplicemente rinnovando la notifica, come richiesto dal giudice, e facendo così proseguire il procedimento. L’atto del GUP, lungi dall’essere “avulso dal sistema”, è un’espressione di un potere giurisdizionale finalizzato a garantire il corretto svolgimento del processo.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un’interpretazione rigorosa e restrittiva del concetto di provvedimento abnorme. Le decisioni di un giudice che rilevano vizi procedurali e ordinano la loro sanatoria, anche qualora la valutazione del vizio fosse discutibile, non possono essere impugnate come abnormi se non creano un ostacolo insuperabile alla prosecuzione del giudizio. Ciò garantisce che lo strumento del ricorso per abnormità sia riservato solo a casi eccezionali di vera e propria “stravaganza” giudiziaria, evitando che venga utilizzato per contestare semplici errori di valutazione del giudice, per i quali l’ordinamento prevede altri rimedi.

Quando un provvedimento del giudice è considerato “abnorme”?
Secondo la Corte, un provvedimento è abnorme solo quando si pone al di fuori del sistema processuale e determina una stasi del procedimento insuperabile. Non lo è se costituisce espressione dei poteri riconosciuti al giudice dall’ordinamento e non blocca definitivamente il processo.

La restituzione degli atti al Pubblico Ministero per un difetto di notifica è un provvedimento abnorme?
No, la sentenza chiarisce che la restituzione degli atti al PM per rinnovare una notifica, anche se l’invalidità è stata rilevata per errore, non è un atto abnorme. Il PM può semplicemente ripetere l’atto, sanando il vizio e permettendo al procedimento di proseguire.

Cosa può fare il Giudice dell’udienza preliminare se rileva un vizio nella notifica dell’avviso di conclusione indagini?
Il giudice può dichiarare la nullità della richiesta di rinvio a giudizio e disporre la restituzione degli atti al Pubblico Ministero, affinché provveda a rinnovare correttamente la notifica. Questa decisione rientra nei suoi poteri e non configura un atto abnorme.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati