LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Provvedimento abnorme: quando la restituzione atti è lecita

Un pubblico ministero impugna l’ordinanza di un tribunale che aveva restituito gli atti per procedere con udienza preliminare anziché con citazione diretta, ritenendolo un provvedimento abnorme. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, specificando che la restituzione degli atti non costituisce un provvedimento abnorme quando la procedura alternativa imposta, pur causando una regressione, offre maggiori garanzie all’imputato e non crea una stasi insuperabile del procedimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: la Cassazione traccia i confini sulla restituzione degli atti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8054/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i limiti e la natura del cosiddetto provvedimento abnorme. Questo concetto, elaborato dalla giurisprudenza, serve a correggere quelle decisioni giudiziarie che, pur non essendo formalmente nulle, creano una paralisi insanabile del processo. Il caso in esame offre uno spunto prezioso per comprendere quando la restituzione degli atti dal giudice al pubblico ministero è legittima e quando, invece, supera i confini della legalità processuale.

I fatti del caso

La vicenda ha origine da una decisione del Tribunale di Bergamo. Un imputato era stato tratto a giudizio con decreto di citazione diretta per il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.). In apertura del dibattimento, la difesa sollevava un’eccezione, sostenendo che, data la pena prevista per quel reato, l’azione penale avrebbe dovuto essere esercitata tramite una richiesta di rinvio a giudizio, con la conseguente celebrazione di un’udienza preliminare. Il Giudice monocratico accoglieva l’eccezione e restituiva gli atti al pubblico ministero.

Contro questa ordinanza, il PM proponeva ricorso per cassazione, denunciandone l’abnormità funzionale. A suo avviso, la decisione del Tribunale avrebbe creato una stasi irrimediabile del procedimento, costringendolo a seguire una via processuale anomala e contraria all’orientamento maggioritario della stessa Cassazione.

La questione del provvedimento abnorme e la sua funzione

Il cuore della controversia risiede nella definizione di provvedimento abnorme. La giurisprudenza distingue due tipologie principali:

1. Abnormità strutturale: si verifica quando il giudice emette un atto completamente estraneo all’ordinamento processuale, esercitando un potere che non gli è conferito.
2. Abnormità funzionale: ricorre quando l’atto, pur essendo previsto dalla legge, provoca una stasi insuperabile del procedimento o una sua regressione a una fase precedente, costringendo il PM a compiere un’attività processuale nulla.

Nel caso specifico, il PM sosteneva che l’ordine di procedere con udienza preliminare, a fronte di una citazione diretta già emessa, configurasse un’abnormità funzionale, poiché avrebbe generato una situazione di stallo insuperabile.

La decisione della Cassazione e il precedente delle Sezioni Unite Scarlini

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, escludendo la sussistenza di un provvedimento abnorme. La motivazione si fonda su un principio di diritto cruciale, consolidato da una recente sentenza delle Sezioni Unite (la c.d. sentenza Scarlini n. 37502/2022).

Le Sezioni Unite hanno chiarito che è necessario operare un distinguo fondamentale:

* È abnorme l’ordinanza con cui il Giudice dell’udienza preliminare (GUP) restituisce gli atti al PM affinché proceda con citazione diretta. In questo caso, infatti, si priverebbe l’imputato di una fase processuale garantita (l’udienza preliminare), con una conseguente lesione del suo diritto di intervento e assistenza, che darebbe luogo a una nullità.
* Non è abnorme, invece, il caso opposto, ossia quello oggetto della sentenza in commento. Quando il Giudice del dibattimento restituisce gli atti al PM affinché richieda il rinvio a giudizio, non si verifica alcuna lesione dei diritti dell’imputato. Anzi, la celebrazione dell’udienza preliminare gli assicura un passaggio giurisdizionale ulteriore e, quindi, maggiori garanzie partecipative.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la regressione del procedimento non è di per sé sufficiente a qualificare un atto come abnorme. L’abnormità funzionale sussiste solo quando la regressione impone al pubblico ministero di compiere un atto nullo. Nel caso di specie, la richiesta di rinvio a giudizio e la successiva udienza preliminare non solo non sono atti nulli, ma rappresentano l’esercizio di una procedura che rafforza le tutele difensive.

Inoltre, la Corte ha respinto la tesi dello stallo insuperabile. Anche se il Giudice dell’udienza preliminare, investito della richiesta, non condividesse la valutazione del Giudice del dibattimento, non potrebbe a sua volta restituire gli atti. La giurisprudenza ha infatti stabilito che in caso di conflitto tra questi due organi, prevale la decisione del giudice del dibattimento, che deve essere rispettata per garantire l’ordinato svolgimento del processo.

Le conclusioni

La sentenza n. 8054/2025 consolida un importante principio di equilibrio processuale. La categoria del provvedimento abnorme non può essere utilizzata per contestare una scelta procedurale del giudice che, sebbene contraria a un orientamento maggioritario o causa di una regressione, si risolve in un ampliamento delle garanzie per l’imputato. La decisione del Tribunale, pur determinando un allungamento dei tempi, non ha creato un vicolo cieco né ha imposto al PM atti illegittimi, ma ha semplicemente reindirizzato il processo verso un percorso ritenuto più garantista. La Corte, quindi, ribadisce che l’abnormità è un rimedio eccezionale, da invocare solo in presenza di una palese e insanabile anomalia che mina le fondamenta stesse del giusto processo.

Quando un giudice che restituisce gli atti al pubblico ministero emette un provvedimento abnorme?
No, la restituzione degli atti non è considerata un provvedimento abnorme se la procedura alternativa richiesta, come l’udienza preliminare in questo caso, offre maggiori garanzie difensive all’imputato. L’abnormità sussiste solo se l’atto crea una paralisi insuperabile del processo o costringe il PM a compiere un atto nullo.

Qual è la differenza tra la restituzione degli atti dal giudice del dibattimento e quella dal giudice dell’udienza preliminare?
La sentenza chiarisce che è abnorme la restituzione degli atti da parte del Giudice dell’udienza preliminare (GUP) che impone una citazione diretta, perché sottrae una garanzia all’imputato. Non è abnorme, invece, la restituzione da parte del giudice del dibattimento che impone l’udienza preliminare, poiché aggiunge una fase di garanzia.

Cosa accade se sorge un conflitto tra il giudice del dibattimento e il giudice dell’udienza preliminare sulla procedura da seguire?
In caso di conflitto di competenza procedurale tra il giudice del dibattimento e il giudice dell’udienza preliminare dello stesso ufficio, la decisione del giudice del dibattimento prevale. Pertanto, il GUP è tenuto a conformarsi all’indicazione del primo, evitando così una situazione di stallo processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati