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Provvedimento abnorme: quando il giudice sbaglia

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che, a seguito di una notifica errata al difensore, aveva restituito gli atti al Pubblico Ministero. Tale atto è un provvedimento abnorme che causa un’ingiusta regressione del processo, violando il principio di ragionevole durata.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: la Cassazione corregge il Giudice

Nel labirinto della procedura penale, un errore può costare caro in termini di tempo e giustizia. La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 35332/2024, interviene per definire i confini del potere del giudice di fronte a una nullità procedurale, chiarendo quando una sua decisione si trasforma in un provvedimento abnorme. Questo concetto è fondamentale per garantire che il processo non subisca battute d’arresto ingiustificate.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un imputato per violazioni della normativa sulla sicurezza sul lavoro. Il procedimento prende una piega inaspettata a causa di un errore di notifica: il decreto che disponeva il giudizio immediato viene erroneamente notificato al difensore d’ufficio anziché a quello di fiducia, già nominato in precedenza. Questo errore determina una ‘nullità assoluta’, un vizio grave che incide sul diritto di difesa.

All’udienza dibattimentale, il difensore di fiducia eccepisce correttamente la nullità. Il Tribunale, in composizione monocratica, accoglie l’eccezione ma, invece di sanare il vizio disponendo una nuova notifica, decide di restituire tutti gli atti al Pubblico Ministero. È contro questa decisione che il PM ricorre in Cassazione, sostenendo che tale restituzione costituisca un atto anomalo e illegittimo.

La Questione del Provvedimento Abnorme

Il cuore della questione giuridica risiede nella distinzione tra la corretta gestione di una nullità e l’emissione di un provvedimento abnorme. Il Pubblico Ministero ricorrente non contesta l’esistenza della nullità (l’omessa notifica al difensore di fiducia è un vizio pacifico), ma il rimedio adottato dal giudice.

Secondo il PM, il giudice avrebbe dovuto semplicemente disporre la rinnovazione della notifica, come previsto dall’articolo 185 del codice di procedura penale, permettendo al processo di proseguire. La restituzione degli atti al PM, invece, determina una regressione ingiustificata e inutile del procedimento, costringendo a ripetere attività già svolte e violando il principio costituzionale della ragionevole durata del processo (art. 111 Cost.). Questo tipo di decisione, adottata in carenza di potere, si qualifica come ‘abnorme’.

Le motivazioni della Cassazione sul provvedimento abnorme

La Corte di Cassazione accoglie pienamente la tesi del Pubblico Ministero. Gli Ermellini, richiamando consolidati principi espressi anche dalle Sezioni Unite, ribadiscono che il provvedimento abnorme può manifestarsi in due forme:

1. Strutturale: quando il giudice esercita un potere che l’ordinamento non gli conferisce (carenza di potere in astratto).
2. Funzionale: quando il giudice, pur esercitando un potere previsto dalla legge, lo fa in una situazione o per uno scopo radicalmente diverso da quello legale, provocando una stasi o una regressione del processo.

Nel caso di specie, il Tribunale ha commesso proprio quest’ultimo errore. Dichiarata la nullità della notifica dell’atto di citazione a giudizio, il giudice del dibattimento non ha il potere di restituire gli atti al PM. Questo potere è previsto in altre fasi o per altri tipi di vizi, ma non in questa. La corretta procedura impone al giudice di sanare il vizio, ordinando la rinnovazione della notifica omessa e fissando una nuova udienza.

La decisione del Tribunale ha causato un’alterazione della sequenza procedimentale e un’indebita regressione, andando contro i principi di efficienza e ragionevole durata. Pertanto, la Corte qualifica l’ordinanza come abnorme e la annulla senza rinvio.

Conclusioni

La sentenza riafferma un principio cruciale: il processo penale deve progredire e non può essere fatto arretrare per errori che possono essere sanati direttamente dal giudice che li rileva. La restituzione degli atti al Pubblico Ministero deve rimanere un’ipotesi eccezionale, limitata ai casi espressamente previsti dalla legge. Quando un giudice adotta una decisione che, come in questo caso, crea una stasi procedurale ingiustificata, emette un provvedimento abnorme, impugnabile in Cassazione. Questa decisione tutela non solo le prerogative del Pubblico Ministero, ma anche e soprattutto il diritto di tutti i cittadini a un processo che si concluda in tempi ragionevoli.

Cosa succede se la notifica dell’udienza viene inviata all’avvocato sbagliato?
Questo errore integra una nullità assoluta e insanabile, in quanto lede il diritto dell’imputato ad essere assistito dal proprio difensore di fiducia. Il giudice deve sanare il vizio rinnovando la notifica al difensore corretto.

È corretto che un giudice, riscontrata una nullità, restituisca gli atti al Pubblico Ministero?
No, non in questo caso. Secondo la Cassazione, il giudice del dibattimento che rileva una nullità della notificazione dell’atto di citazione a giudizio deve provvedere direttamente a sanarla (ad esempio, disponendo la rinnovazione della notifica). La restituzione degli atti al PM è un atto abnorme perché causa un’indebita regressione del procedimento.

Cos’è un “provvedimento abnorme” in procedura penale?
È un atto del giudice che si pone al di fuori del sistema processuale, o perché esercita un potere non previsto dalla legge, o perché lo utilizza in modo distorto, causando una stasi o una regressione ingiustificata del processo, violando così i principi di efficienza e ragionevole durata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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