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Provvedimento abnorme: quando il GIP eccede i poteri

La Corte di Cassazione ha stabilito che costituisce un provvedimento abnorme l’ordinanza con cui il GIP, anziché decidere su una richiesta di proroga delle indagini, restituisce gli atti al PM ritenendo il termine non ancora scaduto. Tale atto esula dai poteri del giudice, che può solo accogliere o respingere l’istanza, e crea una stasi procedurale. La Corte ha inoltre chiarito che la Riforma Cartabia sui termini di indagine non si applica ai procedimenti già iscritti prima della sua entrata in vigore.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento abnorme: la Cassazione fissa i limiti ai poteri del GIP

Un provvedimento abnorme è un atto del giudice che esce completamente dagli schemi procedurali, creando una paralisi o una regressione anomala del processo. Con la sentenza n. 5909 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per censurare un caso emblematico di questo tipo, chiarendo i confini invalicabili dei poteri del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di fronte a una richiesta di proroga delle indagini.

I Fatti del Caso: La Restituzione degli Atti da Parte del GIP

Il caso ha origine da un’ordinanza del GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria. Il Pubblico Ministero (PM) aveva presentato una richiesta di proroga del termine per le indagini preliminari. Invece di accogliere o rigettare l’istanza, come previsto dalla legge, il GIP restituiva gli atti al PM. La motivazione? Secondo il giudice, il termine non era ancora scaduto, in quanto si sarebbe dovuta applicare la nuova disciplina introdotta dalla Riforma Cartabia, che prevede termini più lunghi. Il GIP fondava questa conclusione sul fatto che, sebbene la notizia di reato fosse stata iscritta nel 2022, il nome dell’indagato era stato registrato solo a febbraio 2023, dopo l’entrata in vigore della riforma.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e il concetto di provvedimento abnorme

Il PM ha immediatamente impugnato l’ordinanza del GIP davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che si trattasse di un provvedimento abnorme. La tesi del PM era chiara: il GIP non ha il potere di restituire gli atti e “congelare” il procedimento. La legge (art. 406 del codice di procedura penale) gli conferisce solo due alternative: autorizzare la proroga o negarla. Qualsiasi altra decisione costituisce l’esercizio di un potere inesistente che provoca una stasi procedurale, esponendo peraltro gli atti di indagine futuri al rischio di inutilizzabilità.

L’Errata Applicazione della Riforma Cartabia

Oltre all’aspetto procedurale, il PM ha contestato anche l’interpretazione del GIP sulla normativa applicabile. Secondo l’accusa, la tesi del giudice era errata in punto di diritto. L’articolo 88 del D.Lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia) stabilisce chiaramente che le nuove disposizioni sui termini delle indagini non si applicano ai procedimenti in cui l’iscrizione della notizia di reato era già avvenuta prima dell’entrata in vigore del decreto. Il momento determinante è la prima iscrizione, a prescindere da quando venga identificato e iscritto l’indagato.

La Decisione della Corte di Cassazione: Poteri Tassativi del GIP

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso del PM, annullando senza rinvio l’ordinanza del GIP e disponendo la trasmissione degli atti allo stesso per la decisione di competenza.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito che il provvedimento del GIP è da considerarsi abnorme sotto un duplice profilo. In primo luogo, dal punto di vista strutturale, perché si pone al di fuori del sistema: il giudice, investito di una richiesta, ha l’obbligo di provvedere su di essa e non può astenersi o inventare una terza via non prevista dalla legge. La restituzione degli atti, motivata dalla presunta non scadenza del termine, crea un’impasse procedurale che la legge non contempla.

In secondo luogo, la Corte ha confermato l’errore interpretativo del GIP. La norma transitoria della Riforma Cartabia è inequivocabile: fa riferimento alla data di iscrizione della notizia di reato nel registro ex art. 335 c.p.p. come spartiacque per l’applicazione della vecchia o della nuova disciplina. Pertanto, essendo il procedimento stato iscritto nel 2022, dovevano applicarsi i termini previgenti, rendendo la richiesta di proroga del PM pienamente legittima e meritevole di una decisione.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante richiamo al principio di legalità processuale e alla tassatività dei poteri del giudice. Un GIP non può sottrarsi al dovere di decidere su un’istanza ritualmente presentata, né può creare soluzioni procedurali non previste dal codice. Questa decisione rafforza la certezza del diritto, garantendo che i procedimenti penali seguano un percorso definito e prevedibile, senza rischiare di arenarsi a causa di iniziative giurisdizionali che eccedono i poteri stabiliti dalla legge.

Un Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) può restituire una richiesta di proroga delle indagini al Pubblico Ministero (PM) ritenendola prematura?
No. Secondo la Cassazione, il GIP, investito di una richiesta di proroga, può solo accoglierla o respingerla. La restituzione degli atti costituisce un “provvedimento abnorme” perché è un’azione non prevista dalla legge che causa una stasi del procedimento.

Cosa si intende per “provvedimento abnorme” in procedura penale?
È un atto del giudice che, per la sua anomalia, si colloca al di fuori del sistema processuale, determinando una situazione di stallo insuperabile o una regressione illegittima del procedimento a una fase precedente.

Le nuove norme sui termini delle indagini della Riforma Cartabia si applicano ai procedimenti già iscritti prima della sua entrata in vigore?
No. La sentenza chiarisce che se la notizia di reato è stata iscritta nel registro (ex art. 335 c.p.p.) prima dell’entrata in vigore della riforma, si continuano ad applicare i termini di indagine previgenti, anche se il nome dell’indagato viene iscritto successivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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