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Provvedimento abnorme: no ricorso se l’atto non blocca

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro la decisione di un GIP che aveva respinto una richiesta di archiviazione perché depositata in formato cartaceo anziché telematico. La Corte ha stabilito che non si trattava di un provvedimento abnorme, in quanto la restituzione degli atti, pur basata su un vizio di forma, non creava una stasi insuperabile del procedimento, potendo il PM semplicemente reiterare la richiesta nella modalità corretta.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: la Cassazione stabilisce i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3824/2025, ha offerto un importante chiarimento sulla nozione di provvedimento abnorme e sui limiti alla sua impugnabilità. La decisione nasce in un contesto di transizione tecnologica, quello del passaggio dal processo cartaceo a quello telematico, evidenziando come non ogni errore procedurale o atto irrituale del giudice possa essere contestato tramite ricorso per cassazione. La pronuncia sottolinea che solo gli atti che creano una stasi processuale insuperabile possono essere definiti abnormi.

I Fatti del Caso: Deposito Cartaceo nell’Era Telematica

Il caso ha origine da una richiesta di archiviazione cumulativa per procedimenti a carico di ignoti, presentata dal Procuratore della Repubblica. Invece di utilizzare la piattaforma telematica prevista dalla normativa (D.M. n. 217/2023), la richiesta era stata depositata in forma cartacea presso la cancelleria.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), ritenendo irrituale tale modalità, ha dichiarato inammissibile la richiesta, restituendo di fatto gli atti al Pubblico Ministero. Contro questa decisione, il PM ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il provvedimento fosse abnorme per due ragioni: primo, perché creava una paralisi del procedimento; secondo, perché il GIP aveva indebitamente sindacato un atto amministrativo con cui la Procura attestava un malfunzionamento del sistema telematico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che il provvedimento del GIP, pur utilizzando una terminologia forse impropria (“inammissibilità”), non rientrava nella categoria del provvedimento abnorme. Di conseguenza, in base al principio di tassatività dei mezzi di impugnazione, il ricorso non era consentito.

Analisi del concetto di provvedimento abnorme

La Corte ha ribadito che un atto giudiziario è considerato abnorme solo in due casi:
1. Abnormità strutturale: quando l’atto è completamente estraneo al sistema processuale, ovvero quando il giudice esercita un potere che non gli è stato conferito.
2. Abnormità funzionale: quando l’atto, pur rientrando formalmente nei poteri del giudice, provoca una stasi insuperabile del procedimento, costringendo le parti a compiere atti nulli o impedendo la prosecuzione del processo.

Perché il provvedimento del GIP non era un provvedimento abnorme?

La Cassazione ha escluso che la decisione del GIP rientrasse in una di queste categorie. Non si trattava di abnormità strutturale, perché la restituzione degli atti al PM è un meccanismo previsto dal codice di procedura penale (ad es. artt. 410 e 411 c.p.p.). L’atto del giudice, nella sua sostanza, era una semplice restituzione per non aver rispettato le forme di deposito previste.

Ancora più importante, non si ravvisava un’abnormità funzionale. La restituzione degli atti non ha determinato una paralisi insuperabile. Il Pubblico Ministero, infatti, non era impossibilitato a proseguire l’azione penale. Al contrario, avrebbe potuto semplicemente depositare nuovamente la richiesta di archiviazione, questa volta utilizzando la corretta modalità telematica, senza che ciò comportasse il compimento di un atto nullo.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione centrale della Corte si fonda sulla distinzione tra un atto illegittimo o non condiviso e un atto che paralizza la giustizia. La giurisprudenza, anche a Sezioni Unite, ha costantemente affermato che l’abnormità non può essere invocata per contestare semplici errori procedurali o decisioni sgradite. Lo strumento del ricorso per provvedimento abnorme è un rimedio eccezionale, da utilizzare solo quando il sistema processuale si inceppa in modo irrimediabile.

Nel caso specifico, la possibilità per il PM di reiterare la richiesta di archiviazione escludeva categoricamente la presenza di una stasi. La Corte ha precisato che la tardività di una nuova richiesta non ne determinerebbe la nullità. L’ordinamento non sanziona con la nullità il deposito tardivo, ma mira a garantire un limite temporale per le indagini. Pertanto, il PM era pienamente in grado di dare nuovo impulso all’attività processuale, sanando il vizio formale iniziale.

Le Conclusioni

La sentenza n. 3824/2025 rafforza un principio cardine della procedura penale: i mezzi di impugnazione sono tassativi e l’eccezione del provvedimento abnorme va interpretata in modo restrittivo. La decisione ha importanti implicazioni pratiche, specialmente nella fase di transizione digitale del sistema giudiziario:

1. Gli errori formali non bloccano il processo: un errore nella modalità di deposito di un atto non è sufficiente a rendere abnorme il provvedimento del giudice che lo rileva, se l’errore può essere corretto.
2. Responsabilità delle parti: spetta alle parti processuali (in questo caso, il PM) adeguarsi alle nuove normative procedurali, come quelle sul processo telematico.
3. Il ricorso per abnormità non è una scorciatoia: non può essere utilizzato per contestare decisioni procedurali che, seppur contestabili, non impediscono la prosecuzione del giudizio. Il Pubblico Ministero, anziché impugnare, avrebbe dovuto semplicemente ripresentare la richiesta nel modo corretto.

Quando un atto del giudice può essere definito ‘provvedimento abnorme’?
Un atto è un provvedimento abnorme quando è talmente strano da essere estraneo al sistema legale (abnormità strutturale) o quando, pur essendo previsto, causa una paralisi insuperabile del procedimento, costringendo a compiere atti nulli o rendendo impossibile proseguire (abnormità funzionale).

La decisione di un GIP che dichiara inammissibile una richiesta per un errore di forma (deposito cartaceo anziché telematico) è un provvedimento abnorme?
No. Secondo la sentenza, non è un provvedimento abnorme perché la restituzione degli atti al Pubblico Ministero non crea una stasi insuperabile del procedimento. Il PM può semplicemente correggere l’errore e depositare nuovamente l’atto nella modalità telematica corretta.

Cosa deve fare il Pubblico Ministero se il giudice restituisce gli atti a causa di un deposito non conforme alle regole telematiche?
Il Pubblico Ministero non deve impugnare il provvedimento come abnorme, ma deve adeguarsi alle forme previste dalla legge e depositare nuovamente la richiesta utilizzando la corretta modalità telematica, dando così nuovo impulso al procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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