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Provvedimento abnorme: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione interviene su un conflitto di competenza tra GIP e Tribunale, sorto a seguito della decisione del Tribunale di annullare un decreto di giudizio immediato per un vizio di notifica e restituire gli atti al GIP. La Suprema Corte ha qualificato tale restituzione come un provvedimento abnorme, stabilendo che il giudice del dibattimento, riscontrata una nullità nella notifica, deve provvedere direttamente alla sua rinnovazione senza causare un’illegittima regressione del procedimento. Viene quindi dichiarata la competenza del Tribunale a proseguire il giudizio.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento abnorme e regressione del processo: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22321 del 2025, è intervenuta per risolvere un conflitto di competenza, chiarendo i limiti del potere del giudice del dibattimento di fronte a un vizio di notifica. La decisione sottolinea come la restituzione degli atti a una fase precedente del giudizio possa configurare un provvedimento abnorme, contrario ai principi di efficienza e ragionevole durata del processo. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere come il sistema giudiziario debba evitare inutili ritardi e regressioni procedurali.

I fatti del caso: un conflitto tra giudici

Il caso ha origine da un procedimento penale davanti al Tribunale. In fase dibattimentale, la difesa degli imputati ha eccepito la mancata notifica del decreto di giudizio immediato ai legali. Il Tribunale, accogliendo l’eccezione, ha dichiarato la nullità del decreto e ha disposto la restituzione di tutti gli atti al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP).

Tuttavia, il GIP ha rifiutato di procedere, sollevando un conflitto negativo di competenza. A suo avviso, la decisione del Tribunale rappresentava una “inammissibile regressione del procedimento ad una fase già esaurita”. Secondo il GIP, il Tribunale avrebbe dovuto semplicemente ordinare la rinnovazione della notifica, come previsto dal codice di procedura penale, anziché far regredire l’intero processo, causando una paralisi ingiustificata.

La decisione sul provvedimento abnorme

La Corte di Cassazione ha dato ragione al GIP, dichiarando la competenza del Tribunale a proseguire nel giudizio. La Suprema Corte ha qualificato l’ordinanza del Tribunale come un provvedimento abnorme. Questo perché, pur non essendo formalmente impugnabile, si pone al di fuori della logica del sistema processuale, generando una stasi non superabile se non con l’intervento della stessa Corte.

I giudici hanno stabilito che, una volta che il processo è giunto alla fase dibattimentale, il giudice competente per quella fase ha tutti gli strumenti per sanare eventuali vizi procedurali, come una notifica nulla. Far regredire il processo al GIP per un adempimento che il Tribunale stesso può compiere è una “complicazione irragionevole” che viola i principi fondamentali del giusto processo.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su diversi pilastri normativi e giurisprudenziali.

In primo luogo, ha richiamato il principio della “massima semplificazione nello svolgimento del processo”, sancito dalla legge delega per il codice di procedura penale. L’imposizione di una regressione per la sola rinnovazione di una notifica è in netto contrasto con questo obiettivo.

In secondo luogo, la sentenza si fonda sull’articolo 143 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale e sull’articolo 420 del codice stesso. Queste norme attribuiscono chiaramente al giudice del dibattimento (nella persona del Presidente del collegio o del giudice singolo) il potere e il dovere di ordinare la rinnovazione degli avvisi e delle citazioni di cui sia stata dichiarata la nullità. L’ordine, peraltro, è rivolto direttamente alla propria cancelleria, senza necessità di coinvolgere altri uffici giudiziari.

Infine, la Corte ha ribadito che una diversa interpretazione si scontrerebbe con il principio della ragionevole durata del processo (art. 111 della Costituzione), poiché causerebbe un “necessario e ingiustificato prolungamento” dei tempi della giustizia.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Questa sentenza riafferma un principio cruciale per l’efficienza del sistema penale: ogni giudice, nella fase di sua competenza, deve utilizzare gli strumenti a sua disposizione per risolvere le questioni procedurali, evitando di “rimbalzare” il fascicolo a un giudice precedente. La qualificazione di un atto come provvedimento abnorme rappresenta la sanzione per quelle decisioni che, pur non essendo formalmente errate, tradiscono la logica e la funzionalità del processo.

Per gli operatori del diritto, questa decisione è un monito a favorire soluzioni che garantiscano la progressione del giudizio, anziché la sua regressione. Per i cittadini, è una garanzia che il sistema tende a correggere le proprie storture interne per assicurare una giustizia non solo giusta, ma anche celere.

Cosa succede se il giudice del processo rileva un errore nella notifica dell’atto di citazione?
Secondo la Corte di Cassazione, il giudice del dibattimento che rileva la nullità di una notifica deve ordinare direttamente alla propria cancelleria di rinnovarla. Non può restituire gli atti alla fase precedente (ad esempio, al GIP).

Perché la restituzione degli atti al GIP è considerata un provvedimento abnorme?
È considerata un provvedimento abnorme perché esula dal sistema processuale, non è prevista dalla legge e crea una situazione di stasi o un’irragionevole regressione del procedimento a una fase già conclusa. Questo contrasta con i principi di semplificazione e ragionevole durata del processo.

Qual è il principio che guida la decisione della Corte in questo caso?
Il principio guida è quello dell’efficienza e della ragionevole durata del processo, sancito dall’art. 111 della Costituzione. Il sistema processuale è strutturato per progredire, e ogni giudice deve adoperarsi per risolvere le questioni procedurali nella fase di propria competenza, evitando inutili allungamenti dei tempi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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