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Provvedimento abnorme: il GIP non può sindacare

A seguito di un malfunzionamento informatico certificato che impediva il deposito telematico massivo, un Ufficio del Pubblico Ministero ha presentato una richiesta di archiviazione in formato cartaceo. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) l’ha dichiarata inammissibile, sindacando nel merito la valutazione del malfunzionamento. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, qualificandola come provvedimento abnorme. L’atto del GIP è stato ritenuto abnorme sia strutturalmente, per aver esercitato un potere di controllo su un atto amministrativo che non gli compete, sia funzionalmente, per aver creato una paralisi insuperabile del procedimento penale.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: la Cassazione Fissa i Paletti al Potere del GIP

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45/2025, interviene su un tema cruciale della procedura penale: i limiti del potere del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di fronte a un provvedimento abnorme. La pronuncia analizza il caso di una richiesta di archiviazione depositata in cartaceo a causa di un malfunzionamento informatico, dichiarata inammissibile dal GIP. Questa decisione chiarisce quando un atto giudiziario esce dai binari della legalità processuale, creando una paralisi ingiustificata del procedimento.

I Fatti del Caso: Malfunzionamento Informatico e Deposito Cartaceo

La vicenda ha origine da una richiesta di archiviazione avanzata da un Ufficio del Pubblico Ministero per un procedimento a carico di ignoti. L’atto, anziché essere depositato telematicamente come previsto dalla normativa vigente (D.M. n. 217/2023), viene presentato in forma cartacea presso la cancelleria.

Questa scelta non è casuale. Il capo dell’Ufficio requirente aveva emesso un provvedimento amministrativo che certificava un malfunzionamento dell’applicativo ministeriale. In particolare, il sistema non consentiva la gestione efficiente delle archiviazioni “seriali” contro ignoti, che per loro natura vengono gestite in modo massivo. Di fronte a questa criticità, e in applicazione dell’art. 175-bis del codice di procedura penale, l’Ufficio aveva disposto la possibilità del deposito analogico.

La Decisione del GIP e il Ricorso del Pubblico Ministero

Il Giudice per le Indagini Preliminari, investito della richiesta, la dichiara inammissibile. La sua motivazione è netta: il deposito cartaceo viola le norme sul processo telematico. Il GIP, di fatto, contesta la valutazione del Pubblico Ministero, sostenendo che il problema descritto non costituisse un vero e proprio “malfunzionamento” tale da giustificare la deroga, ma una mera “difficoltà operativa”.

Il Pubblico Ministero ricorre direttamente per Cassazione, sostenendo che la decisione del GIP costituisca un provvedimento abnorme. L’atto del giudice, secondo il ricorrente, sarebbe anomalo sotto un duplice profilo: strutturale, perché il GIP si è arrogato un potere di valutazione su un atto amministrativo che non gli compete; funzionale, perché ha creato una situazione di stallo insuperabile (stasi processuale).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte accoglie pienamente la tesi del Pubblico Ministero, annullando senza rinvio il decreto del GIP.

L’Abnormità Strutturale: Invasione di Competenza

La Cassazione sottolinea che il GIP ha esercitato un potere che l’ordinamento non gli attribuisce. La valutazione sulla sussistenza di un malfunzionamento del sistema informatico, formalizzata in un atto del dirigente dell’ufficio giudiziario ai sensi dell’art. 175-bis c.p.p., ha natura amministrativa. Il suo eventuale sindacato di legittimità spetta al giudice amministrativo, non al giudice penale. Il GIP, entrando nel merito di tale valutazione e definendola erronea, ha travalicato i propri poteri, ponendo in essere un atto strutturalmente anomalo, avulso dal sistema processuale.

L’Abnormità Funzionale: La Paralisi del Procedimento

Oltre al vizio strutturale, la Corte ravvisa anche un’abnormità di tipo funzionale. La decisione del GIP ha generato una paralisi completa e irrisolvibile del procedimento. Infatti, il Pubblico Ministero si trovava in un vicolo cieco:

1. Non poteva procedere con il deposito telematico, a causa del malfunzionamento certificato che rendeva impraticabile l’archiviazione massiva.
2. Non poteva reiterare il deposito cartaceo, a causa della decisione ostativa del GIP che lo aveva dichiarato inammissibile.

Questa situazione ha determinato una stasi procedimentale, impedendo al processo di fare il suo corso. Un provvedimento che, pur rientrando astrattamente tra i poteri del giudice, produce un effetto di blocco totale e definitivo è, per la giurisprudenza consolidata, funzionalmente abnorme.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio fondamentale di separazione delle funzioni e di legalità processuale. Il giudice penale non può trasformarsi in un controllore dell’attività amministrativa degli altri uffici giudiziari. Inoltre, un atto giudiziario è illegittimo quando, invece di far progredire il processo verso la sua conclusione, lo condanna a un’immobilità perpetua. Annullando il decreto, la Cassazione ha rimosso l’ostacolo e ha restituito il procedimento ai binari della normale dialettica processuale, ripristinando la corretta applicazione delle norme sul deposito degli atti in caso di disservizi informatici.

Può un Giudice (G.i.p.) dichiarare inammissibile un atto depositato su carta se il Pubblico Ministero ha certificato un malfunzionamento del sistema telematico?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il G.i.p. non ha il potere di sindacare nel merito la legittimità della certificazione di malfunzionamento emessa dal capo dell’ufficio del Pubblico Ministero, in quanto si tratta di un atto di natura amministrativa la cui eventuale contestazione spetta al giudice amministrativo.

Cosa si intende per ‘provvedimento abnorme’?
Secondo la sentenza, un provvedimento è abnorme quando si pone al di fuori del sistema processuale, configurando un esercizio di potere non previsto dalla legge (abnormità strutturale), oppure quando, pur essendo un atto formalmente previsto, determina una paralisi totale e insuperabile del procedimento (abnormità funzionale).

Qual è stata la conseguenza pratica della decisione del G.i.p. in questo caso?
La decisione ha creato una stasi processuale. Il Pubblico Ministero era impossibilitato sia a depositare l’atto in via telematica (a causa del malfunzionamento certificato), sia a depositarlo in via cartacea (a causa del provvedimento del G.i.p. che lo dichiarava inammissibile), bloccando di fatto la progressione del procedimento penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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