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Provvedimento abnorme e udienza predibattimentale

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che aveva restituito gli atti al Pubblico Ministero durante l’udienza predibattimentale a causa di un’imputazione ritenuta incompleta. La Corte ha stabilito che si tratta di un provvedimento abnorme, poiché il giudice, prima di disporre la restituzione, avrebbe dovuto invitare il PM a modificare il capo d’imputazione, come previsto dalla procedura. Tale omissione ha creato una stasi processuale insuperabile, ledendo le prerogative dell’accusa.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: Quando il Giudice Non Può Restituire gli Atti al PM

La recente Riforma Cartabia ha introdotto l’udienza predibattimentale con lo scopo di rendere più efficiente il processo penale, risolvendo le questioni preliminari prima di arrivare al dibattimento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 43100/2024) chiarisce i limiti del potere del giudice in questa fase, definendo quando una sua decisione diventa un provvedimento abnorme. Questo concetto è cruciale perché un atto abnorme può paralizzare il corso della giustizia.

I Fatti del Caso

Il procedimento ha origine da un’accusa per il reato di percosse, inizialmente di competenza del Giudice di Pace. Quest’ultimo, ravvisando la presenza di un’aggravante che spostava la competenza al Tribunale, dichiarava la propria incompetenza. Il Pubblico Ministero (PM), pur vincolato dalla decisione del Giudice di Pace, esercitava l’azione penale davanti al Tribunale senza, però, contestare formalmente tale aggravante nell’imputazione.

Giunto il caso all’udienza predibattimentale, il Tribunale monocratico, anziché procedere secondo le regole, ha emesso un’ordinanza con cui restituiva gli atti al PM. La motivazione era di invitarlo a scegliere se contestare l’aggravante o far tornare il processo davanti al Giudice di Pace. Di fatto, il giudice ha creato una situazione di stallo, un “limbo” processuale dal quale il PM non poteva uscire. Per questo motivo, il PM ha impugnato l’ordinanza davanti alla Corte di Cassazione, sostenendone l’abnormità.

Il Percorso Corretto e il Provvedimento Abnorme del Tribunale

La Cassazione ha dato ragione al PM, annullando l’ordinanza del Tribunale. La Corte ha spiegato che la legge (art. 554-bis c.p.p.), sulla scia di principi già affermati dalla storica sentenza “Battistella” delle Sezioni Unite, delinea un “percorso virtuoso” che il giudice deve obbligatoriamente seguire.

Se il giudice rileva una discrasia tra l’imputazione e le risultanze degli atti (come la possibile esistenza di un’aggravante non contestata), deve seguire una sequenza precisa:

1. Dialogo con le parti: Deve sentire le parti presenti.
2. Invito al PM: Deve invitare esplicitamente il Pubblico Ministero a modificare o integrare l’imputazione per renderla conforme agli atti.
3. Restituzione come extrema ratio: Solo in caso di inerzia o rifiuto del PM, il giudice può dichiarare la nullità dell’imputazione e disporre la restituzione degli atti.

Il Tribunale, in questo caso, ha saltato i primi due passaggi fondamentali, restituendo gli atti ex abrupto (di colpo), senza alcun dialogo preliminare. Questo comportamento è stato definito “radicalmente eccentrico” rispetto al sistema processuale e, pertanto, costituisce un provvedimento abnorme.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha sottolineato che la decisione del Tribunale non è stata un semplice errore procedurale, ma ha generato una paralisi insuperabile del procedimento. Il PM si trovava nell’impossibilità di procedere: non poteva tornare dal Giudice di Pace (che si era già dichiarato incompetente) e veniva costretto a modificare un’imputazione senza aver avuto la possibilità di esporre le proprie ragioni in udienza.

L’ordinanza del Tribunale ha violato il principio fondamentale secondo cui la titolarità dell’azione penale spetta al Pubblico Ministero. Il giudice ha un potere di controllo, ma non può sostituirsi all’accusa o forzarne le scelte in modo così diretto e anomalo. La restituzione degli atti, senza aver prima tentato la via del dialogo e della correzione in udienza, rappresenta un’indebita regressione del processo e una lesione delle prerogative costituzionalmente garantite al PM.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio cardine della nuova udienza predibattimentale: essa è una sede di dialogo e di emendamento, non di rottura processuale. Il potere del giudice di controllare l’imputazione deve essere esercitato secondo una sequenza logica e garantista, che privilegia la collaborazione tra gli organi della giustizia per assicurare l’efficienza e la ragionevole durata del processo. Un provvedimento abnorme, come quello annullato dalla Cassazione, è un atto che tradisce questa logica, creando blocchi procedurali che la legge intende invece prevenire.

Cosa si intende per provvedimento abnorme in procedura penale?
È un atto del giudice che, per la sua anomalia e deviazione dal modello legale, non è previsto dal sistema processuale e causa una stasi insuperabile del procedimento o una sua regressione ingiustificata.

Qual è la procedura corretta che il giudice deve seguire nell’udienza predibattimentale se ritiene l’imputazione incompleta?
Il giudice deve prima sentire le parti e poi invitare esplicitamente il pubblico ministero a riformulare o integrare l’imputazione. Solo se il PM non adempie a tale invito, il giudice può disporre la restituzione degli atti.

Perché la restituzione degli atti al pubblico ministero senza un previo invito a modificare l’imputazione è considerata un atto abnorme?
Perché determina una deviazione radicale dalla procedura prevista, creando una situazione di stallo processuale. Inoltre, limita in modo eccessivo i poteri del pubblico ministero, titolare dell’azione penale, costringendolo a una regressione del procedimento senza avergli dato la possibilità di interloquire e correggere l’atto in udienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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