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Provvedimento abnorme: Cassazione annulla sequestro

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del GIP di Torino e un ordine di sequestro emesso dal Pubblico Ministero, qualificandoli entrambi come ‘provvedimento abnorme’. Il sequestro era stato eseguito su un immobile in base a una rogatoria internazionale il cui termine era già scaduto. Successivamente, il GIP, investito della richiesta di dissequestro, aveva dichiarato di non dover procedere, creando una stasi processuale. La Corte ha stabilito che sia l’atto del PM (emesso in carenza di potere) sia quello del GIP (che ha abdicato alla sua funzione giurisdizionale) erano abnormi, annullandoli entrambi e ordinando la cessazione della misura cautelare.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: Quando la Giustizia si Ferma e la Cassazione Interviene

Un provvedimento abnorme rappresenta una delle patologie più gravi del sistema processuale, un atto talmente anomalo da bloccare il corso della giustizia. Con la sentenza n. 2029 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per sanare una situazione di stallo creata prima da un Pubblico Ministero e poi da un Giudice per le indagini preliminari, riaffermando principi fondamentali sulla competenza e sulla funzione giurisdizionale. Il caso riguarda un sequestro illegittimo che ha dato vita a un corto circuito procedurale, risolto solo con l’annullamento di tutti gli atti viziati.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da una richiesta di cooperazione internazionale proveniente dalla Russia, che chiedeva il sequestro di un immobile in Italia. L’autorità russa aveva fissato un termine preciso per l’esecuzione del sequestro: il 16 ottobre 2019. Tuttavia, il Pubblico Ministero italiano disponeva l’esecuzione del vincolo solo il 21 febbraio 2020, ben oltre la scadenza indicata.

La proprietaria dell’immobile presentava quindi un’istanza per ottenere il dissequestro, sostenendo l’illegittimità del provvedimento. Il Pubblico Ministero trasmetteva l’istanza al Giudice per le indagini preliminari (GIP). Quest’ultimo, anziché decidere nel merito, dichiarava di non doversi procedere, restituendo gli atti al PM. Questa decisione creava una situazione di stallo (c.d. stasi processuale), poiché la cittadina si trovava priva di un giudice che decidesse sulla sua richiesta. Contro tale provvedimento, la difesa ricorreva in Cassazione, denunciandone l’abnormità.

La Decisione della Corte sul provvedimento abnorme

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondate le censure. I giudici hanno ravvisato non una, ma ben due distinte abnormità:
1. L’abnormità del sequestro disposto dal Pubblico Ministero: Questo atto è stato definito “strutturalmente” abnorme per due ragioni. In primo luogo, il PM ha agito in “carenza di potere in astratto”, poiché il termine fissato dalla rogatoria russa era scaduto, facendo venir meno la base giuridica del suo intervento. In secondo luogo, ha violato la competenza funzionale, poiché l’applicazione di un vincolo cautelare non probatorio, come in questo caso, spetta esclusivamente al giudice e non al PM, secondo l’art. 724 del codice di procedura penale.
2. L’abnormità dell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari: Questo atto è stato considerato “funzionalmente” abnorme. Il GIP, di fronte a un provvedimento palesemente illegittimo, avrebbe dovuto correggerlo annullando il sequestro. Invece, ha declinato la propria competenza e ha restituito gli atti al PM, abdicando di fatto alla sua funzione giurisdizionale e creando una stasi processuale insuperabile con gli strumenti ordinari.

Di conseguenza, la Corte ha annullato senza rinvio sia l’ordinanza del GIP sia l’originario ordine di esecuzione del sequestro emesso dal PM, dichiarando la cessazione della misura cautelare reale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha ribadito la sua consolidata giurisprudenza sul concetto di provvedimento abnorme. Un atto è tale non solo quando è talmente singolare da non essere inquadrabile nel sistema processuale (abnormità strutturale), ma anche quando, pur essendo formalmente previsto, determina una stasi del processo e l’impossibilità di proseguirlo (abnormità funzionale).

Nel caso specifico, l’atto del PM era strutturalmente abnorme perché esercitato al di fuori dei casi consentiti e oltre ogni ragionevole limite. L’atto del GIP, invece, era funzionalmente abnorme perché ha generato un blocco procedurale che poteva essere risolto solo attraverso il ricorso per cassazione. La Corte ha sottolineato che l’incompetenza funzionale è un vizio talmente grave da poter essere rilevato in ogni stato e grado del procedimento. La decisione del GIP di non decidere ha di fatto privato la ricorrente del suo diritto a un giudice, creando un vuoto giurisdizionale inaccettabile.

Conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza perché riafferma la funzione di garanzia della Corte di Cassazione contro gli atti che paralizzano la giustizia. Essa chiarisce che sia l’esercizio di un potere inesistente da parte del PM, sia l’abdicazione dalla propria funzione da parte del giudice, costituiscono vizi radicali che il sistema non può tollerare. La decisione protegge il cittadino da situazioni di stallo in cui i suoi diritti vengono compressi senza che vi sia un’autorità giudiziaria disposta a decidere nel merito. In sintesi, nessun atto può creare un limbo processuale; deve sempre esistere un rimedio e un giudice chiamato a pronunciarsi.

Quando un provvedimento del pubblico ministero può essere considerato abnorme?
Secondo la sentenza, un provvedimento del PM è abnorme quando viene emesso in ‘carenza di potere in astratto’ (ad esempio, agendo dopo la scadenza di un termine perentorio di una rogatoria) o quando viola la competenza funzionale, arrogandosi poteri che la legge riserva esclusivamente al giudice, come l’imposizione di un vincolo cautelare di natura non probatoria.

Cosa si intende per ‘stasi processuale’ creata da un atto abnorme?
Per stasi processuale si intende un blocco insuperabile del procedimento, causato da un atto anomalo. Nel caso di specie, la decisione del GIP di non pronunciarsi sulla richiesta di dissequestro e di restituire gli atti al PM ha creato una situazione di stallo, poiché la richiedente non aveva altri strumenti ordinari per ottenere una decisione sulla sua istanza.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato anche l’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari?
La Corte ha annullato l’ordinanza del GIP perché, invece di correggere l’illegittimità del sequestro disposto dal PM, il giudice ha declinato la propria competenza. Tale comportamento costituisce un’abdicazione della funzione giurisdizionale e ha creato una stasi processuale, configurando a sua volta un provvedimento abnorme di tipo ‘funzionale’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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