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Provvedimento abnorme: Cassazione annulla GIP

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di un GIP qualificandola come provvedimento abnorme. Il giudice, dopo un rinvio, aveva riesaminato una questione sulla quale si era già pronunciato, travisando il contenuto della sua stessa precedente decisione e creando un’illegittima stasi del procedimento. L’ordinanza è stata annullata senza rinvio, permettendo al procedimento di opposizione a decreto penale di proseguire.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: Quando il Giudice Sbaglia Due Volte

Nel labirinto della procedura penale, può accadere che un atto del giudice, anziché risolvere una questione, crei una paralisi insuperabile. È il caso del cosiddetto provvedimento abnorme, un concetto chiave al centro di una recente sentenza della Corte di Cassazione. Con la decisione n. 27588/2025, la Suprema Corte ha annullato un’ordinanza di un Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), colpevole di aver riesaminato una questione già decisa, travisando la sua stessa precedente valutazione e bloccando ingiustamente il corso della giustizia.

I Fatti: Un’Odissea Procedurale per un’Opposizione

La vicenda processuale ha origine da un errore tanto comune quanto potenzialmente fatale: l’invio di un atto a un indirizzo PEC sbagliato. Un avvocato, nel tentativo di opporsi a un decreto penale di condanna per conto della sua assistita, inoltrava l’atto di opposizione a un recapito errato.

Accortosi dello sbaglio, il difensore presentava un’istanza di rimessione in termini per sanare l’errore. A questo punto, il GIP, con una prima ordinanza, compiva un passo decisivo: riqualificava l’istanza come un’opposizione tempestiva al decreto penale, di fatto ammettendo l’imputata al procedimento e dichiarando di non dover provvedere sulla richiesta di rimessione in termini. La cancelleria, inoltre, confermava l’avvenuta registrazione dell’opposizione.

Inspiegabilmente, il difensore presentava una nuova istanza di rimessione in termini, che il GIP questa volta rigettava. Questa seconda ordinanza veniva annullata dalla Corte di Cassazione per difetto di motivazione, poiché il giudice non aveva considerato la sua prima decisione. Il caso veniva quindi rinviato allo stesso GIP per una nuova valutazione.

Ed è qui che si verifica l’atto finale del dramma processuale: il GIP, pronunciandosi in sede di rinvio, rigettava nuovamente l’istanza, ma questa volta lo faceva travisando completamente il significato della sua prima ordinanza, sostenendo che essa avesse sì qualificato l’atto come opposizione, ma l’avesse implicitamente ritenuta inammissibile. Una ricostruzione smentita dai fatti e dagli atti processuali.

L’Appello in Cassazione e il concetto di provvedimento abnorme

Contro quest’ultima, confusa decisione, l’imputata ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su un motivo principale: l’abnormità del provvedimento. Secondo la difesa, il GIP aveva agito in carenza di potere. La sua potestas iudicandi (il potere di giudicare) sulla questione si era infatti esaurita con la prima ordinanza, quella in cui l’opposizione era stata di fatto considerata tempestiva. Tornando sui suoi passi e, per di più, interpretando erroneamente la sua stessa decisione, il giudice aveva creato una regressione illegittima e una stasi insuperabile del procedimento.

Cos’è un provvedimento abnorme?

Un provvedimento è definito abnorme quando si pone al di fuori del sistema processuale per due ragioni:

1. Abnormità strutturale: quando l’atto è stato emesso da un giudice che non aveva il potere di farlo.
2. Abnormità funzionale: quando l’atto, pur essendo formalmente corretto, determina una stasi del processo e una situazione non risolvibile attraverso i normali mezzi di impugnazione.

Nel caso di specie, la difesa ha sostenuto che ricorressero entrambe le ipotesi.

Le Motivazioni: Perché la Cassazione ha ravvisato un provvedimento abnorme

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni della ricorrente, ritenendo fondato il primo motivo di ricorso. Gli Ermellini hanno stabilito che il GIP, nel pronunciarsi in sede di rinvio, aveva “esorbitato dai limiti del mandato conferito”, ovvero era andato oltre a quanto richiesto dalla Cassazione stessa.

Il suo compito era valutare la seconda istanza di rimessione tenendo conto della prima ordinanza. Invece, il giudice è incorso in un “evidente errore”, attribuendo alla sua prima decisione un contenuto “diverso da quello effettivo e travisandone il significato”. La prima ordinanza, chiarisce la Corte, aveva semplicemente qualificato l’istanza come opposizione e dichiarato non luogo a provvedere sulla rimessione in termini. Non conteneva alcuna valutazione sull’ammissibilità dell’opposizione stessa.

Di conseguenza, la seconda ordinanza, quella impugnata, è stata giudicata abnorme perché emessa in carenza di potere e perché ha causato una “indebita stasi del procedimento”. Il giudice non poteva tornare a decidere su una questione già definita.

Le Conclusioni: Annullamento Senza Rinvio e Ripristino del Diritto

La Suprema Corte ha quindi annullato l’ordinanza impugnata “senza rinvio”. Questa formula significa che la decisione è definitiva e non necessita di un ulteriore giudizio da parte del GIP su quel punto. La Cassazione ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Oristano, di fatto sbloccando il procedimento e consentendo finalmente la celebrazione del giudizio di opposizione al decreto penale.

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale dello stato di diritto: la certezza delle decisioni giudiziarie e i limiti invalicabili del potere del giudice. Una volta che un punto è stato deciso, non è possibile tornare indietro, specialmente se ciò avviene attraverso un’errata interpretazione dei propri stessi atti, a danno dei diritti della difesa.

Quando un’ordinanza del giudice può essere considerata un “provvedimento abnorme”?
Un’ordinanza è considerata abnorme quando è emessa da un giudice che non ha più il potere di farlo su quella specifica materia, oppure quando il suo contenuto crea una paralisi del procedimento che non può essere risolta con i normali mezzi di impugnazione. In questo caso, il GIP ha riesaminato una questione sulla quale si era già pronunciato, travisando la sua precedente decisione.

Cosa significa che il giudice ha “esaurito la propria potestas iudicandi”?
Significa che, dopo aver emesso una decisione su una specifica richiesta o questione, il giudice perde il potere di pronunciarsi nuovamente su quello stesso punto. Nel caso specifico, dopo aver qualificato l’istanza come opposizione tempestiva, il GIP aveva esaurito il suo potere decisionale su quella materia.

Qual è la conseguenza dell’annullamento senza rinvio di un provvedimento?
L’annullamento senza rinvio da parte della Corte di Cassazione cancella la decisione impugnata in modo definitivo, senza la necessità che un altro giudice si pronunci di nuovo sulla questione. In questo caso, ha rimosso l’ostacolo illegittimo creato dal GIP, permettendo al processo di opposizione di proseguire come avrebbe dovuto fin dall’inizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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