Prova Decisiva e Perizia: Perché Non Sempre è un Diritto della Difesa
Nel processo penale, il diritto alla prova è un caposaldo fondamentale. Tuttavia, esistono limiti e distinzioni cruciali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la differenza tra una prova decisiva, che la difesa ha diritto di vedere ammessa, e un mezzo di prova “neutro” come la perizia. Comprendere questa distinzione è essenziale per capire le dinamiche processuali e i poteri del giudice.
I Fatti del Processo
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Brescia. L’imputato basava il suo ricorso in Cassazione su due motivi principali:
1.  La mancata ammissione di una prova decisiva, ovvero una perizia calligrafica che, a suo dire, avrebbe potuto scagionarlo.
2.  Un vizio di motivazione della sentenza d’appello, proprio in relazione alla mancata assunzione di tale prova tecnica.
La difesa sosteneva che negare la perizia avesse compromesso il suo diritto a provare la propria innocenza, rendendo la condanna ingiusta.
La Questione Giuridica: Cos’è una Prova Decisiva?
Il cuore della questione ruota attorno all’articolo 606, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma consente di ricorrere in Cassazione se è stata negata l’assunzione di una prova che, se ammessa, avrebbe portato a una sicura assoluzione. Il concetto di prova decisiva si riferisce, però, quasi esclusivamente alle prove a discarico (testimonianze, documenti, ecc.) che le parti hanno il diritto di presentare.
La perizia, invece, ha una natura diversa. Non è una prova “di parte”, ma uno strumento a disposizione del giudice per integrare le sue conoscenze con competenze tecniche, scientifiche o artistiche che non possiede. Per questo motivo, la giurisprudenza la definisce un mezzo di prova “neutro”.
La Decisione della Corte di Cassazione sulla Prova Decisiva
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi. La decisione si fonda su un principio consolidato, richiamando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 39746 del 2017).
I giudici hanno chiarito che la perizia non rientra nel concetto di prova decisiva come inteso dalla norma invocata dal ricorrente. Essendo un mezzo di prova “neutro”, la sua ammissione è rimessa alla discrezionalità del giudice e non è un diritto incondizionato della parte. Il giudice può decidere di non disporla se ritiene di avere già elementi sufficienti per decidere o se la considera irrilevante.
Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte lo ha ritenuto generico e manifestamente infondato, sottolineando che la sentenza d’appello conteneva un’ampia e adeguata argomentazione che rispondeva già alle doglianze difensive.
Le Motivazioni della Corte
Le motivazioni della Corte si basano su una netta distinzione tra le prove che le parti possono richiedere e gli strumenti di indagine a disposizione del giudice. Richiamando la giurisprudenza delle Sezioni Unite, la Cassazione ha ribadito che il diritto alla prova contraria, sancito dall’art. 495, comma 2, c.p.p., riguarda le prove a discarico che hanno carattere di decisività. La perizia, essendo un ausilio tecnico per il giudice, non rientra in questa categoria. La sua mancata ammissione non costituisce, quindi, una violazione del diritto di difesa che possa essere fatta valere con ricorso per cassazione ai sensi dell’art. 606, lett. d), c.p.p.
Le Conclusioni
Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione conferma che non tutte le richieste di prova sono uguali. La perizia resta uno strumento nelle mani del giudice, il quale ne valuta la necessità e l’utilità ai fini della decisione. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente richiedere una perizia per vederla automaticamente ammessa; è necessario dimostrare la sua assoluta indispensabilità. La decisione finale spetta comunque al giudice. L’inammissibilità del ricorso ha comportato per l’imputato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro alla Cassa delle ammende, a conferma della solidità dei principi procedurali applicati.
 
Una perizia, come quella calligrafica, può essere considerata una “prova decisiva” ai sensi del codice di procedura penale?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che la perizia è un mezzo di prova “neutro”, la cui ammissione è rimessa alla discrezionalità del giudice e non rientra nel concetto di prova decisiva che la difesa ha diritto di far ammettere.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano infondati. Il primo motivo si basava su un’errata qualificazione della perizia come prova decisiva, mentre il secondo, relativo a un presunto vizio di motivazione, è stato ritenuto generico e smentito dall’ampia argomentazione della sentenza impugnata.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In base a quanto stabilito nell’ordinanza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4966 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7   Num. 4966  Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 24/10/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 15/09/2022 della CORTE APPELLO di BRESCIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME NOME COGNOME;
ritenuto che il primo motivo di ricorso, con il quale si deduce la mancata assunzione di un prova decisiva costituita da una perizia calligrafica, non può costituire motivo di rico cassazione ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. d), cod. proc. pen. in quanto, come chiarito dalla consolidata giurisprudenza di legittimità (Sez. U, n. 39746 del 23/03/2017, A., Rv. 270936) perizia non può farsi rientrare nel concetto di prova decisiva, trattandosi di un mezzo di “neutro”, sottratto alla disponibilità delle parti e rimesso alla discrezionalità del giudice l’articolo citato, attraverso il richiamo all’art. 495, comma 2, cod. proc. pen., si esclusivamente alle prove a discarico che abbiano carattere di decisività;
considerato che il secondo motivo, con il quale si contesta la completezza della motivazione posta a base della dichiarazione di responsabilità con riguardo alla mancata assunzione del prova peritale, è privo di specificità e manifestamente infondato in quanto i vizi motivaz sono smentiti dalla presenza di ampia argomentazione che, complessivamente considerata, risulta pienamente rispondente alle doglianze difensive dell’appello (si veda, in particolare, 5 );
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna de ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore del Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spe processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 24 ottobre 2023.