LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Protezione internazionale e espulsione: la Cassazione

Un cittadino straniero condannato ha impugnato un’ordinanza di espulsione sostenendo di avere una richiesta di protezione internazionale pendente. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando il provvedimento. Ha stabilito che il giudice di sorveglianza non può decidere sull’espulsione senza prima attendere l’esito della domanda di protezione, poiché il suo eventuale accoglimento costituisce un ostacolo insuperabile all’allontanamento dal territorio nazionale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Protezione Internazionale: Stop all’Espulsione del Condannato

La recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5301/2024, affronta un tema di cruciale importanza: il rapporto tra l’espulsione di un cittadino straniero condannato e la sua contemporanea richiesta di protezione internazionale. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: il giudice non può ordinare l’espulsione se prima non si è concluso il procedimento amministrativo per il riconoscimento dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria.

I Fatti del Caso

Un cittadino algerino, detenuto in Italia, si vedeva notificare un decreto di espulsione emesso dal Magistrato di sorveglianza come misura alternativa alla detenzione, avendo una pena residua da scontare inferiore ai due anni. L’uomo si opponeva a tale decreto dinanzi al Tribunale di sorveglianza, il quale però rigettava la sua istanza. Le motivazioni del Tribunale si basavano sulla mancanza di legami familiari in Italia, sull’assenza di un permesso di soggiorno valido e sulla pena residua contenuta.

Non ritenendo corretta tale decisione, il condannato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione. L’argomento centrale del ricorso era semplice ma decisivo: il Tribunale di sorveglianza non aveva tenuto conto di un fatto essenziale, ovvero la pendenza di una sua istanza di protezione internazionale presso la competente commissione territoriale.

La Questione Giuridica: Può la Richiesta di Protezione Internazionale Bloccare l’Espulsione?

Il nodo della questione legale ruota attorno alla gerarchia delle tutele. Da un lato, vi è la norma che consente l’espulsione dello straniero condannato come misura alternativa per alleggerire il sistema carcerario e allontanare soggetti che hanno commesso reati. Dall’altro, vi sono le norme nazionali e sovranazionali che garantiscono il diritto di asilo e la tutela da trattamenti inumani e degradanti, cuore della protezione internazionale.

Il ricorrente sosteneva che il giudice, prima di poter decidere sull’espulsione, avrebbe dovuto attendere l’esito della sua domanda di protezione. Se accolta, infatti, tale protezione avrebbe costituito un impedimento assoluto all’espulsione verso il suo Paese d’origine.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato e meritevole di accoglimento. I giudici hanno affermato che il Tribunale di sorveglianza ha commesso un errore omettendo di valutare la pendenza della richiesta di protezione. La concessione della protezione internazionale, infatti, rientra tra le cause ostative all’espulsione. Queste cause, specificate dalla legge, non sono un elenco tassativo, ma devono essere integrate con le fonti sovranazionali che tutelano i diritti fondamentali della persona.

In particolare, la Corte ha sottolineato che il riconoscimento dello status di rifugiato o della cosiddetta “protezione sussidiaria” è una condizione che impedisce l’espulsione. Di conseguenza, il giudice investito della decisione sull’espulsione ha il dovere di sospendere il proprio giudizio e attendere la conclusione del procedimento amministrativo di competenza della Commissione territoriale. Nel caso specifico, era emerso che non solo era pendente una richiesta, ma era stata anche presentata un’istanza di riesame sulla quale una Commissione territoriale aveva già espresso parere favorevole.

Ignorare questa circostanza, secondo la Cassazione, equivale a una violazione di legge, poiché la decisione sull’espulsione è stata fondata su presupposti fattuali incompleti e giuridicamente erronei.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza, rinviando il caso per un nuovo giudizio. Il Tribunale dovrà ora riesaminare la situazione tenendo conto della presentazione della domanda di protezione internazionale da parte del condannato. Questa sentenza ribadisce un principio di civiltà giuridica: la tutela dei diritti umani fondamentali, come il diritto d’asilo, prevale sulle esigenze di esecuzione della pena attraverso l’espulsione. I giudici devono sempre verificare la presenza di cause ostative all’allontanamento, inclusa la pendenza di una richiesta di protezione, garantendo che nessuna decisione potenzialmente irreversibile venga presa prima che tutti gli accertamenti necessari siano stati completati.

Un giudice può ordinare l’espulsione di un condannato se è pendente una sua richiesta di protezione internazionale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice deve attendere l’esito della decisione della Commissione territoriale competente per il riconoscimento della protezione internazionale prima di deliberare sull’espulsione.

La protezione internazionale, se concessa, impedisce l’espulsione come misura alternativa alla detenzione?
Sì, la sentenza chiarisce che la concessione della protezione internazionale è una causa ostativa all’espulsione, in quanto tutela la persona dal rischio di subire gravi danni nel proprio paese d’origine.

Qual è stato l’errore del Tribunale di sorveglianza nel caso specifico?
L’errore è consistito nell’omessa valutazione della richiesta di protezione internazionale avanzata dal condannato. Il Tribunale avrebbe dovuto sospendere la propria decisione in attesa dell’esito della procedura amministrativa, invece di procedere a ordinare l’espulsione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati