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Proscioglimento de plano: illegittimo senza processo

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di proscioglimento de plano per particolare tenuità del fatto. La decisione è stata ritenuta illegittima perché emessa nella fase delle indagini preliminari, su richiesta del PM ma senza l’avvio di un vero processo e senza garantire il contraddittorio, violando l’art. 129 c.p.p.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Proscioglimento de Plano: la Cassazione ribadisce che non può esistere senza un vero processo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale penale: non può esserci una decisione nel merito, come un proscioglimento de plano, al di fuori di un processo regolarmente instaurato. Questa pronuncia chiarisce i confini tra la fase delle indagini preliminari e quella del giudizio, sottolineando come l’applicazione dell’art. 129 del codice di procedura penale presupponga l’effettivo esercizio dell’azione penale e la garanzia del contraddittorio tra le parti.

I Fatti di Causa: dalla Falsa Patente all’Acquittazione Irrituale

Il caso trae origine da un controllo di polizia stradale, durante il quale un cittadino straniero esibiva una patente di guida italiana risultata falsa. L’uomo veniva quindi indagato per il reato di falsità materiale commessa dal privato in certificati o autorizzazioni amministrative (artt. 477 e 482 c.p.).

Al termine delle indagini preliminari, accadeva qualcosa di anomalo. Il Pubblico Ministero, anziché formulare una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione, presentava un’istanza al Giudice monocratico per ottenere il proscioglimento dell’indagato ai sensi dell’art. 131-bis c.p., ovvero per la particolare tenuità del fatto. Il Giudice accoglieva la richiesta, emettendo una sentenza di proscioglimento de plano, cioè senza fissare alcuna udienza e senza la partecipazione dell’indagato e del suo difensore.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello proponeva ricorso in Cassazione, lamentando due violazioni: la prima, di natura procedurale, relativa all’irritualità della sentenza; la seconda, di merito, contestando la sussistenza della particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza impugnata e disponendo la restituzione degli atti al Pubblico Ministero di Bergamo per l’ulteriore corso. La Corte ha ritenuto fondato e assorbente il primo motivo di ricorso, quello procedurale, senza nemmeno entrare nel merito della questione sulla tenuità del fatto.

Le Motivazioni: la Necessità di un “Processo” per il proscioglimento de plano

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella netta distinzione tra la fase delle indagini preliminari e la fase processuale. I Giudici hanno ribadito, richiamando un autorevole precedente delle Sezioni Unite (sentenza “De Rosa” del 2005), che il potere del giudice di emettere una sentenza di proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 c.p.p. non è un potere autonomo e svincolato dalle regole procedurali, ma presuppone sempre l’esistenza di un “processo” in senso tecnico.

Un processo inizia solo con l’esercizio dell’azione penale da parte del Pubblico Ministero. Prima di quel momento, ci si trova nella fase delle indagini preliminari, che ha solo due possibili esiti: la richiesta di archiviazione o l’esercizio dell’azione penale (ad esempio, con la richiesta di rinvio a giudizio).

Nel caso specifico, la sentenza di proscioglimento de plano è stata emessa in un momento in cui l’azione penale non era ancora stata esercitata. Mancava un’imputazione formale e, di conseguenza, mancava un processo. Questa procedura irrituale ha violato il principio del contraddittorio, poiché né l’indagato né la sua difesa hanno avuto la possibilità di interloquire, presentare memorie o essere sentiti dal giudice.

La Corte ha specificato che se il PM avesse ritenuto il fatto di particolare tenuità, avrebbe dovuto seguire la strada maestra della richiesta di archiviazione, procedura che, peraltro, prevede specifiche garanzie di contraddittorio (art. 411, comma 1-bis c.p.p.).

Le Conclusioni: la Tutela delle Garanzie Processuali

La sentenza in commento rappresenta un’importante conferma della sacralità delle regole procedurali come presidio delle garanzie difensive. Annullando la sentenza e restituendo gli atti al PM, la Cassazione ha “resettato” il procedimento al punto in cui l’errore è stato commesso. Non si poteva rimettere la questione al Tribunale perché, semplicemente, un giudizio non era mai validamente iniziato.

La decisione riafferma che il proscioglimento ex art. 129 c.p.p. è un epilogo che può verificarsi solo all’interno di una cornice processuale definita, dove i diritti di tutte le parti sono tutelati. Qualsiasi scorciatoia, anche se apparentemente mossa da finalità di economia processuale, che sacrifichi il contraddittorio e le scansioni previste dalla legge, è da considerarsi illegittima e produttiva di una nullità insanabile.

Un giudice può prosciogliere un indagato prima che inizi formalmente il processo?
No. La sentenza chiarisce che il potere di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. può essere esercitato solo “in ogni stato e grado del processo”. Ciò significa che l’azione penale deve essere già stata esercitata dal pubblico ministero, altrimenti ci si trova ancora nella fase delle indagini preliminari, dove tale potere non è previsto.

Qual è la procedura corretta se il PM ritiene un reato di particolare tenuità al termine delle indagini?
La procedura corretta non è chiedere una sentenza di proscioglimento, ma formulare una richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto. Questa procedura, a differenza di quanto avvenuto nel caso di specie, prevede specifiche garanzie di contraddittorio per l’indagato e la persona offesa.

Perché la Cassazione ha restituito gli atti al Pubblico Ministero e non al Tribunale?
Poiché la sentenza di primo grado è stata emessa prima dell’esercizio dell’azione penale, non si era mai instaurato un valido rapporto processuale. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza e rimesso gli atti al PM perché è da quel punto – la conclusione delle indagini preliminari – che il procedimento deve riprendere il suo corso fisiologico, con la scelta tra l’esercizio dell’azione penale o la richiesta di archiviazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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