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Produzione materiale pedopornografico: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di produzione materiale pedopornografico a carico di un uomo che riprendeva segretamente, con una telecamera nascosta, le parti intime di minorenni sotto la gonna. La Corte ha stabilito che il reato si configura anche senza interazione con la vittima e a prescindere dalla sua consapevolezza. La finalità sessuale, elemento chiave del reato, è stata desunta non solo dalla natura delle immagini ma anche dalle stesse ammissioni dell’imputato, rendendo irrilevante la tesi difensiva di una semplice ‘parafilia voyeuristica’.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Produzione Materiale Pedopornografico: Anche Senza Contatto con la Vittima

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 30655 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato e complesso: il reato di produzione materiale pedopornografico. Il caso esaminato offre spunti cruciali per comprendere i confini di questa grave fattispecie, chiarendo che per la sua configurazione non sono necessari né un’interazione diretta con il minore, né la consapevolezza di quest’ultimo di essere oggetto di attenzioni illecite.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per aver prodotto materiale pedopornografico. La sua condotta consisteva nel riprendere segretamente, tramite una telecamera nascosta in una borsa a tracolla, bambine e ragazze all’interno di esercizi commerciali. Le riprese si concentravano sulle parti intime delle giovani, filmate da sotto la gonna mentre queste erano chine, ad esempio per provare delle scarpe. Sebbene le parti intime fossero coperte da biancheria, le immagini sono state ritenute esplicite e a carattere sessuale.

I Motivi del Ricorso e la Tesi Difensiva

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre argomenti principali:

1. Assenza di ‘utilizzazione’ del minore: Secondo la difesa, il reato non sussisteva perché non vi era stata alcuna interazione fisica o contatto tra l’imputato e le vittime, le quali erano totalmente ignare di quanto stesse accadendo.
2. Natura ‘neutra’ delle immagini: Si sosteneva che le immagini, riprendendo parti coperte, non avessero una valenza pornografica.
3. Mancanza del dolo specifico: L’imputato avrebbe agito non per un fine sessuale, ma a causa di un ‘interesse estetico passivo’ legato a una ‘parafilia di tipo voyeuristico’, escludendo quindi lo scopo sessuale richiesto dalla norma.

L’Analisi della Corte sulla produzione materiale pedopornografico

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno smontato punto per punto le argomentazioni difensive, ribadendo e consolidando principi giuridici fondamentali a tutela dei minori. La Corte ha sottolineato come la norma incriminatrice (art. 600-ter c.p.) sia posta a tutela della libertà sessuale e della dignità del minore, beni giuridici che vengono compromessi dalla sola produzione del materiale, a prescindere dalla percezione che la vittima possa avere.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su tre pilastri concettuali:

* Irrilevanza dell’interazione e della consapevolezza: La Corte ha chiarito che il reato di produzione materiale pedopornografico non presuppone un’interazione consapevole tra l’autore e il minore. È sufficiente la rappresentazione di minori in atteggiamenti lascivi o eroticamente eccitanti, anche se assunti in modo del tutto involontario e inconsapevole. La lesione del bene giuridico si realizza con la creazione stessa dell’immagine sessualizzata.

* La natura non ‘neutra’ delle immagini: I giudici hanno respinto la tesi del carattere ‘neutro’ delle riprese. Anche se le parti intime erano coperte, le immagini sono state definite ‘molto esplicite’, in quanto focalizzate sulla ripresa di organi sessuali, seppur parzialmente coperti. La valutazione del carattere pedopornografico non si ferma alla nudità, ma considera il contesto, l’inquadratura e la finalità della rappresentazione.

* La prova dello scopo sessuale: La finalità sessuale, richiesta come dolo specifico dalla norma, è stata considerata pienamente provata. La Corte ha valorizzato non solo le ‘caratteristiche intrinseche delle immagini carpite’, ma anche le dichiarazioni dello stesso imputato. Egli aveva ammesso di aver iniziato a produrre tali video dopo aver visionato siti pornografici, con l’idea di realizzare personalmente contenuti simili. Questa confessione ha reso evidente la finalità di soddisfare un piacere sessuale, rendendo irrilevante la qualificazione psicologica della sua condotta come ‘parafilia’. La legge, infatti, non richiede l’accertamento di una specifica eccitazione, ma la connotazione oggettivamente sessuale del materiale prodotto.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un’interpretazione rigorosa e protettiva della normativa in materia di pedopornografia. Viene affermato con forza che la dignità e l’integrità sessuale dei minori sono violate anche attraverso condotte subdole e non interattive come le riprese nascoste. La decisione sottolinea che l’elemento centrale del reato è la produzione di un’immagine che oggettivizza il minore e lo trasforma in uno strumento per il soddisfacimento di pulsioni sessuali, a prescindere dalle modalità con cui tale immagine viene creata o dalla consapevolezza della giovane vittima.

È necessario che il minore sia consapevole di essere ripreso perché si configuri il reato di produzione di materiale pedopornografico?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato sussiste anche se il minore è del tutto inconsapevole, in quanto il bene giuridico tutelato è la sua dignità e libertà sessuale, che viene lesa dalla sola creazione del materiale.

La ripresa di parti intime coperte da biancheria può essere considerata materiale pedopornografico?
Sì. Secondo la sentenza, anche la riproduzione di organi sessuali parzialmente coperti può integrare il reato, se le immagini sono oggettivamente esplicite e prodotte per scopi sessuali, come nel caso di riprese focalizzate sulle parti intime.

Come viene provato lo ‘scopo sessuale’ richiesto dalla legge?
Lo scopo sessuale può essere desunto da una serie di elementi, incluse le caratteristiche oggettive delle immagini, le modalità della loro creazione e le stesse dichiarazioni dell’imputato. Non è necessario provare un effettivo stato di eccitazione, ma la finalità di soddisfare pulsioni sessuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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