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Procura speciale appello: inammissibile senza mandato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14728/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato in assenza. Il suo difensore non aveva depositato la procura speciale appello, un mandato specifico richiesto dalla legge dopo la pronuncia della sentenza. La Corte ha rigettato la questione di legittimità costituzionale, affermando che tale requisito non viola il diritto di difesa, ma assicura che l’impugnazione sia una scelta consapevole e personale dell’imputato, regolando semplicemente le modalità di esercizio del diritto tramite avvocato.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procura Speciale Appello: Obbligatoria per l’Imputato Assente, lo Conferma la Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14728/2024) ribadisce un principio fondamentale della procedura penale, introdotto con la riforma Cartabia: la necessità di una procura speciale appello per impugnare una sentenza di condanna emessa nei confronti di un imputato giudicato in assenza. Questa decisione chiarisce che l’assenza di tale mandato, rilasciato dopo la sentenza, rende l’appello inammissibile, senza che ciò costituisca una violazione del diritto di difesa.

Il Caso: Appello Inammissibile per Mancanza di Procura

La vicenda riguarda un uomo condannato in primo grado dal Tribunale di Torino per reati legati agli stupefacenti. Il processo si era svolto in sua assenza. Il difensore di fiducia, dopo la condanna, aveva proposto appello.

La decisione della Corte d’Appello

La Corte di appello di Torino ha dichiarato l’impugnazione inammissibile. La ragione era puramente procedurale: il difensore non aveva depositato, insieme all’atto di appello, la procura speciale rilasciata dal suo assistito dopo la condanna, né la contestuale dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

La questione di costituzionalità sulla procura speciale appello

Contro questa decisione, il difensore ha presentato ricorso per cassazione, sollevando una questione di legittimità costituzionale.

L’argomentazione della difesa

Secondo la difesa, la norma creerebbe una discriminazione irragionevole tra gli imputati ‘normoinseriti’ e coloro che, per motivi personali e sociali, sono di difficile reperibilità. Nel caso specifico, l’imputato era di fatto irreperibile, senza utenza telefonica, e nemmeno il fratello aveva sue notizie da mesi. Il difensore ha sostenuto che, pur essendo a conoscenza del procedimento, il suo assistito si trovava nell’impossibilità pratica di firmare la procura, vedendosi così precluso un diritto fondamentale come quello all’impugnazione, garantito dall’articolo 24 della Costituzione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla procura speciale appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici d’appello e la piena legittimità della norma contestata.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la previsione dell’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. rappresenta una scelta legislativa non manifestamente irragionevole. L’obiettivo della norma è limitare le impugnazioni che non derivano da una ‘opzione ponderata e personale della parte’. In altre parole, il legislatore vuole assicurarsi che sia l’imputato stesso, e non solo il suo avvocato, a voler proseguire il percorso giudiziario dopo una condanna in assenza. Questo requisito, secondo la Corte, non limita il diritto di difesa, ma ne regola le modalità di esercizio quando questo viene delegato al difensore. La norma non impedisce all’imputato di impugnare personalmente, ma stabilisce condizioni precise affinché possa farlo il suo avvocato. La Corte ha inoltre sottolineato che il sistema prevede già dei correttivi, come l’ampliamento dei termini per impugnare e la restituzione nel termine in certi casi. Poiché anche il ricorso per cassazione era privo della procura speciale, è stato a sua volta dichiarato inammissibile.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: per l’imputato assente, l’atto di impugnazione del difensore deve essere sempre accompagnato da una procura speciale rilasciata dopo la sentenza e da una dichiarazione di domicilio. L’impossibilità di rintracciare l’assistito non è una giustificazione sufficiente a superare questa condizione di ammissibilità. La decisione sottolinea la volontà del legislatore di responsabilizzare l’imputato, richiedendo un suo atto di volontà esplicito e attuale per contestare una sentenza di condanna, evitando così impugnazioni meramente ‘automatiche’ o dilatorie da parte della difesa tecnica.

È obbligatorio per l’avvocato depositare una procura speciale per presentare appello per un imputato giudicato in assenza?
Sì. Secondo l’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, l’atto di impugnazione del difensore, nel caso di un imputato giudicato in assenza, deve essere accompagnato, a pena di inammissibilità, da uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dopo la pronuncia della sentenza e da una dichiarazione o elezione di domicilio.

La norma che richiede la procura speciale per l’appello dell’imputato assente è incostituzionale?
No. La Corte di Cassazione, in linea con precedenti pronunce, ha stabilito che questa norma non è manifestamente irragionevole e non viola i principi costituzionali, incluso il diritto di difesa. Si tratta di una scelta del legislatore per garantire che l’impugnazione sia una decisione personale e ponderata dell’imputato.

Cosa succede se l’avvocato non riesce a rintracciare il proprio assistito per fargli firmare la procura speciale e l’elezione di domicilio?
L’appello viene dichiarato inammissibile. La sentenza chiarisce che le difficoltà pratiche nel reperire l’imputato non costituiscono una valida ragione per derogare a questo requisito formale previsto dalla legge a pena di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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