LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Processo in assenza: la Cassazione e la Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 809/2024, ha rigettato il ricorso di un Pubblico Ministero, confermando la decisione di non procedere nei confronti di un imputato assente. La Corte ha chiarito che, a seguito della Riforma Cartabia, per celebrare un processo in assenza non basta più la semplice elezione di domicilio effettuata durante le indagini. È necessaria la prova certa che l’imputato sia a conoscenza della pendenza del processo (la chiamata in giudizio) e che la sua assenza sia una scelta volontaria e consapevole, distinguendo nettamente la fase delle indagini da quella processuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Processo in Assenza: Nuove Regole dopo la Riforma Cartabia

Il processo in assenza rappresenta uno degli istituti più delicati del nostro ordinamento, in bilico tra l’esigenza di efficienza della giustizia e la tutela del diritto di difesa dell’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 809/2024) offre un chiarimento fondamentale sull’applicazione delle nuove norme introdotte dalla Riforma Cartabia, stabilendo principi rigorosi per poter procedere senza la presenza dell’accusato. La Corte ha stabilito che la semplice elezione di domicilio durante le indagini non è più sufficiente a provare la conoscenza del processo e, quindi, a legittimare un giudizio in assenza.

I Fatti del Caso: un Imputato Irreperibile

Il caso nasce dal ricorso di un Procuratore della Repubblica contro una sentenza di “non doversi procedere” emessa da un Giudice dell’udienza preliminare. L’imputato, dopo aver nominato un avvocato di fiducia e aver eletto domicilio presso il suo studio durante la fase delle indagini, si era reso irreperibile. Il suo legale aveva rinunciato al mandato per aver perso ogni contatto con l’assistito. Nonostante la notifica dell’udienza preliminare fosse stata regolarmente effettuata presso il domicilio eletto, l’imputato non si era presentato. Il giudice di primo grado, applicando le nuove disposizioni, aveva ritenuto che non vi fosse la prova certa della conoscenza della pendenza del processo da parte dell’imputato e, di conseguenza, aveva bloccato il procedimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, confermando in pieno la decisione del giudice di merito. La sentenza si pone in linea con lo spirito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), che ha riscritto le regole del processo in assenza per adeguarle ai principi europei. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra la “conoscenza del procedimento” (la fase delle indagini) e la “conoscenza del processo” (la fase del giudizio, che inizia con la vocatio in ius).

Le Motivazioni: la Riforma Cartabia e la Certezza della Conoscenza nel processo in assenza

Le motivazioni della Corte si concentrano sull’interpretazione del nuovo articolo 420-quater del codice di procedura penale. La Riforma ha voluto superare le vecchie presunzioni, richiedendo al giudice un accertamento concreto e rigoroso.

Dalla “Conoscenza del Procedimento” alla “Conoscenza del Processo”

La Corte chiarisce che per procedere in assenza non è sufficiente che l’imputato sia a conoscenza dell’esistenza di indagini a suo carico. È indispensabile che abbia avuto effettiva conoscenza della “chiamata in giudizio” (vocatio in ius), cioè dell’atto che fissa l’udienza e lo avvisa della possibilità di essere giudicato. La conoscenza di un’indagine non implica automaticamente la consapevolezza che questa sfocerà in un processo.

L’elezione di domicilio non è più sufficiente

Uno degli snodi cruciali della sentenza riguarda il valore dell’elezione di domicilio. Se prima della riforma poteva essere considerato un indice forte della volontà di sottrarsi al processo, oggi non è più così. La Corte afferma che eleggere domicilio durante le indagini non può essere interpretato come una garanzia di conoscenza di tutti gli atti futuri, specialmente se i contatti con il difensore si interrompono. La negligenza dell’imputato nel mantenere i rapporti con il proprio legale o la sua semplice irreperibilità non possono essere automaticamente equiparate a una scelta “volontaria e consapevole” di non partecipare al processo. Per procedere in assenza, il giudice deve disporre di elementi concreti che dimostrino che l’imputato, pur sapendo del processo, ha deliberatamente scelto di non presentarsi.

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un nuovo paradigma per il processo in assenza. Le implicazioni pratiche sono significative:
1. Onere probatorio a carico del Giudice: È il giudice che deve accertare, e non più solo presumere, la conoscenza effettiva del processo da parte dell’imputato.
2. Maggiore tutela per l’imputato: La norma mira a evitare che si celebrino processi a carico di persone inconsapevoli, rafforzando il diritto di difesa e di partecipazione al proprio giudizio.
3. Distinzione netta tra fasi: La conoscenza acquisita nella fase investigativa (es. tramite un interrogatorio o l’elezione di domicilio) non ha più un valore “trascinante” nella fase processuale. Ogni fase richiede una prova di conoscenza specifica.
In definitiva, la sentenza segna un passo importante verso un sistema processuale che privilegia la certezza del diritto di difesa, anche a costo di arrestare il corso del processo quando tale certezza viene a mancare.

Dopo la Riforma Cartabia, l’elezione di domicilio presso il proprio avvocato è sufficiente per procedere con un processo in assenza se l’imputato non si presenta?
No. La sentenza chiarisce che l’elezione di domicilio effettuata durante le indagini non è di per sé sufficiente a dimostrare che l’imputato sia a conoscenza della successiva pendenza del processo (la chiamata in giudizio) e che la sua assenza sia una scelta volontaria.

Cosa deve dimostrare il giudice per poter celebrare un processo in assenza?
Il giudice deve ritenere provato che l’imputato abbia avuto “effettiva conoscenza della pendenza del processo” e che la sua assenza sia dovuta a una “scelta volontaria e consapevole”. Non può più basarsi su presunzioni, come la semplice regolarità della notifica al domicilio eletto o la negligenza dell’imputato.

Se un imputato diventa irreperibile e non mantiene i contatti con il suo avvocato, la sua assenza è considerata una scelta volontaria di non partecipare al processo?
No, non automaticamente. Secondo la Corte, la manifesta negligenza informativa o l’irreperibilità sono circostanze che possono essere valutate, ma non sono di per sé determinanti per affermare l’esistenza di una “volontaria sottrazione” alla conoscenza del processo. Occorrono elementi positivi che dimostrino una scelta consapevole di non partecipare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati