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Processo in assenza: la Cassazione chiarisce la competenza

La Corte di Cassazione affronta un caso relativo a un processo in assenza. Due persone, condannate in primo grado dopo essere state dichiarate assenti, hanno presentato ricorso. La Corte ha stabilito che la competenza a decidere spetta alla Corte d’Appello. Quest’ultima ha il compito fondamentale di verificare l’effettiva conoscenza del procedimento da parte degli imputati, senza potersi basare su semplici presunzioni. Di conseguenza, gli atti sono stati trasmessi alla Corte d’Appello di Torino per questa specifica valutazione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Processo in Assenza: Quando è Valido? La Cassazione Fa Chiarezza

Il processo in assenza rappresenta uno degli istituti più delicati del nostro ordinamento processuale penale. Garantire il diritto di difesa dell’imputato, anche quando non è fisicamente presente in aula, è un equilibrio complesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna sul tema, delineando con precisione la competenza e i criteri di valutazione per stabilire la validità di un giudizio celebrato senza l’imputato. Vediamo insieme cosa ha stabilito la Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Il Ricorso Dopo la Condanna

Il caso nasce dal ricorso di due persone che erano state giudicate e condannate dal Tribunale di Cuneo. Il punto cruciale è che, all’udienza dibattimentale decisiva del 4 marzo 2019, entrambe erano state dichiarate assenti. A seguito della condanna, le due parti hanno sollevato la questione, sostenendo di non aver avuto effettiva conoscenza del processo a loro carico e chiedendo un rimedio a tale situazione.

La Decisione della Corte: Competenza e Rinvio

La Corte di Cassazione, investita della questione, non è entrata nel merito della conoscenza o meno del processo da parte delle ricorrenti. Ha invece risolto una questione procedurale fondamentale: chi è il giudice competente a decidere su questa doglianza?

La Suprema Corte ha stabilito che la competenza funzionale a decidere sulle istanze appartiene alla Corte di appello. Pertanto, ha disposto la trasmissione di tutti gli atti alla Corte di appello di Torino, affinché questa valuti nel merito le richieste delle persone condannate.

Le motivazioni: il principio della “effettiva conoscenza” nel processo in assenza

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nelle motivazioni che hanno portato al rinvio. La Corte ribadisce un principio fondamentale, già consolidato dalle Sezioni Unite: per la legittima celebrazione di un processo in assenza, non basta una notifica formale, ma è necessaria la certezza dell’effettiva conoscenza del procedimento da parte dell’imputato.

La Corte chiarisce che il giudice (in questo caso, la Corte d’Appello) deve verificare concretamente che l’imputato fosse a conoscenza:
1. Del contenuto preciso dell’accusa.
2. Del giorno e del luogo dell’udienza.

Non è sufficiente, ad esempio, la sola conoscenza dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Serve la notifica di un atto formale di vocatio in iudicium, ovvero la chiamata in giudizio. Un processo celebrato in assenza è legittimo solo quando si raggiunge la certezza di questa conoscenza effettiva, e a condizione che l’imputato non abbia espressamente rinunciato a comparire o non si sia volontariamente sottratto a tale conoscenza.

La Corte d’Appello, quindi, non potrà basarsi su “automatismi probatori o presunzioni di conoscenza”, ma dovrà condurre un’indagine approfondita per accertare se le ricorrenti fossero state messe nelle condizioni reali di conoscere il processo a loro carico.

Le conclusioni: Implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza rafforza le garanzie difensive dell’imputato assente. Le conclusioni che possiamo trarre sono principalmente due:

1. Competenza Chiara: Viene individuata con certezza nella Corte d’Appello la sede per valutare le istanze relative a un processo che si presume viziato per mancata conoscenza da parte dell’imputato.
2. Standard di Prova Elevato: Si conferma che il sistema non si accontenta di presunzioni. Il diritto a partecipare al proprio processo è talmente fondamentale che lo Stato deve dimostrare, con certezza, che l’imputato era stato effettivamente e personalmente informato. In assenza di tale prova certa, il processo celebrato in assenza è illegittimo e l’interessato ha diritto a un rimedio processuale.

Qual è la condizione principale affinché un processo in assenza sia considerato legittimo?
La condizione fondamentale è che sia raggiunta la certezza dell’effettiva conoscenza del processo da parte dell’imputato, sia riguardo al contenuto dell’accusa sia riguardo alla data e al luogo dell’udienza.

Quale giudice è competente a verificare se un imputato condannato in assenza era effettivamente a conoscenza del processo?
La competenza a decidere su tali istanze spetta alla Corte di appello.

La notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari è sufficiente a dimostrare la conoscenza del processo da parte dell’imputato?
No, secondo la giurisprudenza citata, la mera conoscenza dell’avviso di conclusione delle indagini è inidonea a fondare la certezza dell’effettiva conoscenza del processo. È necessario un atto formale di chiamata in giudizio (vocatio in iudicium).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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