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Procedura di estradizione: l’obbligo dell’udienza

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza della Corte d’Appello che negava la revoca della custodia cautelare a un cittadino straniero. La decisione è stata presa senza un’udienza in camera di consiglio, violando la specifica procedura di estradizione che impone il contraddittorio tra le parti. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedura di Estradizione: Quando l’Udienza è Obbligatoria

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa nell’ambito della procedura di estradizione. Una decisione sulla libertà personale di un individuo in attesa di estradizione non può essere presa de plano, cioè senza un’udienza formale, ma richiede sempre lo svolgimento di una camera di consiglio per garantire il contraddittorio tra le parti. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Un cittadino di nazionalità albanese, destinatario di una misura cautelare emessa dal Tribunale di Tirana per partecipazione a un gruppo criminale organizzato, si trovava in stato di custodia in carcere in Italia. L’interessato presentava un’istanza alla Corte di appello di Milano per ottenere la revoca o la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari.

La Corte di appello rigettava la richiesta, ritenendo che persistesse il pericolo di fuga e che non fossero emersi nuovi elementi rispetto a quelli che avevano originariamente giustificato la misura. Tuttavia, questa decisione veniva presa senza fissare un’udienza e senza sentire le parti coinvolte.

La Questione Giuridica: Una Procedura di Estradizione Senza Contraddittorio?

Il difensore dell’uomo proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione delle norme procedurali. Il punto centrale del ricorso era uno solo, ma decisivo: la Corte di appello aveva emesso il provvedimento de plano, violando l’articolo 718 del codice di procedura penale. Questa norma, specifica per i procedimenti di estradizione, prevede che si applichino le forme della camera di consiglio partecipata, come stabilito dall’articolo 127 del codice di procedura penale. In sostanza, si contestava alla Corte territoriale di aver seguito una procedura semplificata, non consentita in questo specifico contesto.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, dichiarandolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità, citando anche una pronuncia delle Sezioni Unite.

Il principio è il seguente: il procedimento in camera di consiglio davanti alla Corte di appello, chiamata a decidere sulla richiesta di revoca o sostituzione di una misura coercitiva nei confronti di un estradando, deve necessariamente svolgersi nelle forme partecipate previste dall’art. 127 c.p.p. Questo significa che deve essere fissata un’udienza in cui il difensore e il pubblico ministero hanno la possibilità di interloquire e presentare le proprie argomentazioni.

Di conseguenza, un’ordinanza che viene adottata secondo la procedura de plano, tipica dei procedimenti ordinari di riesame delle misure cautelari (art. 299 c.p.p.), è affetta da nullità. La specialità della materia dell’estradizione impone un rafforzamento delle garanzie difensive, e il contraddittorio in udienza è una di queste.

Le Conclusioni: Diritto di Difesa e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame ha importanti implicazioni pratiche e riafferma la centralità del diritto di difesa. La Corte ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato gli atti alla Corte di appello di Milano, che dovrà procedere a un nuovo esame dell’istanza. Questa volta, però, dovrà farlo nel rispetto delle regole procedurali, fissando un’apposita udienza in camera di consiglio.

Questa decisione serve da monito per i giudici di merito: le garanzie procedurali, specialmente quando è in gioco la libertà personale in un contesto internazionale come la procedura di estradizione, non sono mere formalità, ma pilastri fondamentali dello stato di diritto che devono essere scrupolosamente rispettati.

Può una Corte d’Appello decidere su una richiesta di revoca della custodia in carcere per un estradando senza tenere un’udienza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è illegittima un’ordinanza emessa senza la celebrazione di un’udienza in camera di consiglio, in quanto viola il diritto al contraddittorio garantito dalla procedura specifica per l’estradizione.

Quale procedura deve essere seguita per decidere sulle misure cautelari di un estradando?
Deve essere seguita la procedura in camera di consiglio partecipata, come previsto dall’articolo 127 del codice di procedura penale, richiamato dall’articolo 718 dello stesso codice per le procedure di estradizione. Questo garantisce che la difesa e l’accusa possano essere sentite dal giudice prima della decisione.

Cosa succede se una Corte non segue la procedura corretta e decide ‘de plano’?
L’ordinanza emessa ‘de plano’ (cioè basata solo sugli atti, senza udienza) è affetta da nullità. La Corte di Cassazione, se investita della questione, annulla tale provvedimento e rinvia il caso al giudice precedente affinché decida nuovamente, questa volta nel rispetto delle corrette forme procedurali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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