Procedura di Estradizione: Quando l’Udienza è Obbligatoria
La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa nell’ambito della procedura di estradizione. Una decisione sulla libertà personale di un individuo in attesa di estradizione non può essere presa de plano, cioè senza un’udienza formale, ma richiede sempre lo svolgimento di una camera di consiglio per garantire il contraddittorio tra le parti. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.
I Fatti del Caso
Un cittadino di nazionalità albanese, destinatario di una misura cautelare emessa dal Tribunale di Tirana per partecipazione a un gruppo criminale organizzato, si trovava in stato di custodia in carcere in Italia. L’interessato presentava un’istanza alla Corte di appello di Milano per ottenere la revoca o la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari.
La Corte di appello rigettava la richiesta, ritenendo che persistesse il pericolo di fuga e che non fossero emersi nuovi elementi rispetto a quelli che avevano originariamente giustificato la misura. Tuttavia, questa decisione veniva presa senza fissare un’udienza e senza sentire le parti coinvolte.
La Questione Giuridica: Una Procedura di Estradizione Senza Contraddittorio?
Il difensore dell’uomo proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione delle norme procedurali. Il punto centrale del ricorso era uno solo, ma decisivo: la Corte di appello aveva emesso il provvedimento de plano, violando l’articolo 718 del codice di procedura penale. Questa norma, specifica per i procedimenti di estradizione, prevede che si applichino le forme della camera di consiglio partecipata, come stabilito dall’articolo 127 del codice di procedura penale. In sostanza, si contestava alla Corte territoriale di aver seguito una procedura semplificata, non consentita in questo specifico contesto.
Le Motivazioni della Cassazione
La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, dichiarandolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità, citando anche una pronuncia delle Sezioni Unite.
Il principio è il seguente: il procedimento in camera di consiglio davanti alla Corte di appello, chiamata a decidere sulla richiesta di revoca o sostituzione di una misura coercitiva nei confronti di un estradando, deve necessariamente svolgersi nelle forme partecipate previste dall’art. 127 c.p.p. Questo significa che deve essere fissata un’udienza in cui il difensore e il pubblico ministero hanno la possibilità di interloquire e presentare le proprie argomentazioni.
Di conseguenza, un’ordinanza che viene adottata secondo la procedura de plano, tipica dei procedimenti ordinari di riesame delle misure cautelari (art. 299 c.p.p.), è affetta da nullità. La specialità della materia dell’estradizione impone un rafforzamento delle garanzie difensive, e il contraddittorio in udienza è una di queste.
Le Conclusioni: Diritto di Difesa e Implicazioni Pratiche
La sentenza in esame ha importanti implicazioni pratiche e riafferma la centralità del diritto di difesa. La Corte ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato gli atti alla Corte di appello di Milano, che dovrà procedere a un nuovo esame dell’istanza. Questa volta, però, dovrà farlo nel rispetto delle regole procedurali, fissando un’apposita udienza in camera di consiglio.
Questa decisione serve da monito per i giudici di merito: le garanzie procedurali, specialmente quando è in gioco la libertà personale in un contesto internazionale come la procedura di estradizione, non sono mere formalità, ma pilastri fondamentali dello stato di diritto che devono essere scrupolosamente rispettati.
Può una Corte d’Appello decidere su una richiesta di revoca della custodia in carcere per un estradando senza tenere un’udienza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è illegittima un’ordinanza emessa senza la celebrazione di un’udienza in camera di consiglio, in quanto viola il diritto al contraddittorio garantito dalla procedura specifica per l’estradizione.
Quale procedura deve essere seguita per decidere sulle misure cautelari di un estradando?
Deve essere seguita la procedura in camera di consiglio partecipata, come previsto dall’articolo 127 del codice di procedura penale, richiamato dall’articolo 718 dello stesso codice per le procedure di estradizione. Questo garantisce che la difesa e l’accusa possano essere sentite dal giudice prima della decisione.
Cosa succede se una Corte non segue la procedura corretta e decide ‘de plano’?
L’ordinanza emessa ‘de plano’ (cioè basata solo sugli atti, senza udienza) è affetta da nullità. La Corte di Cassazione, se investita della questione, annulla tale provvedimento e rinvia il caso al giudice precedente affinché decida nuovamente, questa volta nel rispetto delle corrette forme procedurali.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 12005 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 6 Num. 12005 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME NOME
Data Udienza: 25/03/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da
NOME alias NOME nato in Albania il 10/10/1977 (CUI 025KC90)
avverso l’ordinanza del 07/02/2025 della Corte di appello di Milano;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso; udita la relazione svolta dalla Consigliera NOME COGNOME COGNOME letta la requisitoria della Sostituta Procuratrice generale, NOME COGNOME ha concluso per l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata.
RITENUTO IN FATTO
Con l’ordinanza di cui in epigrafe la Corte di appello di Milano ha rigett l’istanza di Aleks Deda di revoca o sostituzione della custodia in carcere con arresti domiciliari in quanto destinatario di misura cautelare emessa dal Tribun speciale di primo grado di Tirana, per il delitto di partecipazione ad un gru criminale organizzato, ritenendo persistente il pericolo di fuga e in assenz elementi di novità rispetto agli elementi posti a fondamento della misura cautela
Avverso l’ordinanza impugnata propone ricorso Aleks Deda, tramite il proprio difensore, con un unico motivo per violazione di legge, in relazione ag artt.178, 179 e 718 cod. proc. pen., in quanto il provvedimento è stato emesso de plano violando le norme sul rito in camera di consiglio previsto dall’art. 718 c proc. pen.
CONSIDERATO IN DIRITTO
1.11 ricorso è fondato e va accolto per le ragioni di seguito indicate.
2.Costituisce principio consolidato della giurisprudenza di legittimità, quel secondo il quale il procedimento in camera di consiglio davanti alla Corte di appel chiamata a deliberare sulla richiesta di revoca o sostituzione della mis coercitiva disposta nei confronti dell’estradando deve svolgersi nelle for partecipate previste dall’art. 127 cod. proc. pen. (Sez. U, n. 26156 28/05/2023, COGNOME, Rv. 224612), sicché è affetta da nullità l’ordina adottata secondo la procedura de plano stabilita in via ordinaria dall’art. 299 cod. proc. pen. (Sez. 6, n. 443 del 21/10/2020, dep. 2021, Banjac, Rv. 280553; Sez 6 n. 53054 del 22/11/2018, Dragutinovikj, Rv. 274612).
3.Sulla base delle suesposte argomentazioni, l’ordinanza impugnata deve essere annullata con rinvio del provvedimento impugnato con trasmissione degli atti alla Corte di appello di Milano per nuovo esame dell’istanza, previa fissazi della camera di consiglio.
P.Q.M.
Annulla l’ordinanza impugnata con rinvio per nuovo esame alla Corte d’Appello di Milano. GLYPH
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Manda alla Cancelleria per gli adempimenti di cui all’art. 2113 disp. att. c proc. pen.
Così deciso il 25 marzo 2025
La Consigliera estensora
I’ Pr sidente