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Procedimento de plano: quando è nullo secondo Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza emessa con procedimento de plano da un giudice dell’esecuzione. Il giudice aveva respinto nel merito un’istanza di revoca di una sentenza per abolitio criminis, ma secondo la Suprema Corte, una valutazione così complessa richiedeva un’udienza in contraddittorio e non una decisione sommaria. La violazione delle regole procedurali ha comportato la nullità assoluta del provvedimento.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedimento de plano: la Cassazione traccia i confini invalicabili

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23882 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il procedimento de plano, ovvero la decisione del giudice senza udienza, è un’eccezione con limiti rigorosi. Quando la questione da decidere non è di palese inammissibilità ma richiede una valutazione di merito, specialmente se complessa e dibattuta, l’omissione dell’udienza in camera di consiglio determina la nullità assoluta del provvedimento. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere l’importanza del contraddittorio anche nella fase di esecuzione della pena.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Revoca della Sentenza

La vicenda ha origine dall’istanza di un condannato che, tramite il suo difensore, chiedeva al Giudice dell’esecuzione la revoca di una sentenza di applicazione della pena emessa nel 2013. La condanna riguardava il reato previsto dall’articolo 346 del codice penale. La richiesta si basava sul principio della abolitio criminis, poiché la Legge n. 3 del 2019 aveva abrogato la norma incriminatrice in questione.

Il ricorrente sosteneva che, venuta meno la legge penale, la sua condotta non fosse più penalmente rilevante e, di conseguenza, la sentenza dovesse essere revocata ai sensi dell’articolo 673 del codice di procedura penale.

La Decisione del Giudice e il Ricorso: il cuore del problema sul procedimento de plano

Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Rovigo, agendo come giudice dell’esecuzione, ha respinto l’istanza con un’ordinanza emessa de plano. Secondo il GIP, l’abrogazione dell’art. 346 c.p. non aveva reso la condotta penalmente irrilevante, in quanto la stessa poteva essere ricondotta ad altre fattispecie di reato, come il traffico di influenze illecite (art. 346-bis c.p.) o la truffa (art. 640 c.p.).

Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso per cassazione, articolando tre motivi. Il motivo principale, e decisivo, riguardava la violazione della legge processuale (art. 666 c.p.p.). Il ricorrente ha sostenuto che il GIP avesse errato nel decidere de plano, poiché la sua non era una valutazione di mera inammissibilità, ma una complessa analisi di merito sulla continuità normativa tra reati, una questione all’epoca ancora controversa e persino rimessa alle Sezioni Unite della Cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno chiarito in modo inequivocabile i limiti del procedimento de plano nella fase esecutiva. Ai sensi dell’art. 666, comma 2, c.p.p., il giudice può emettere un decreto motivato di inammissibilità senza udienza solo in casi tassativi: manifesta infondatezza per difetto delle condizioni di legge o mera riproposizione di una richiesta già rigettata.

Nel caso di specie, il giudice dell’esecuzione non si è limitato a rilevare un vizio palese e immediato (ictu oculi), ma ha compiuto una valutazione complessa e approfondita sulla questione della successione di leggi penali nel tempo e sulla continuità normativa tra l’abrogato art. 346 c.p. e il nuovo art. 346-bis c.p. Tale operazione, essendo una decisione di merito su una questione giuridica controversa, richiedeva obbligatoriamente la celebrazione di un’udienza in camera di consiglio, garantendo il contraddittorio tra le parti, ovvero la partecipazione del difensore e del pubblico ministero.

La Corte ha ribadito che il provvedimento assunto dal giudice dell’esecuzione de plano, al di fuori dei casi espressamente previsti dalla legge, è affetto da nullità di ordine generale e a carattere assoluto. Questa nullità, rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, comporta l’annullamento della decisione impugnata.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza il principio del giusto processo e del diritto al contraddittorio. La decisione de plano è uno strumento eccezionale, volto a deflazionare il carico giudiziario solo di fronte a istanze palesemente inammissibili. Quando, invece, si entra nel merito di questioni giuridiche, soprattutto se complesse o dibattute in giurisprudenza, la partecipazione delle parti attraverso l’udienza camerale diventa un presidio irrinunciabile dei diritti della difesa. La Corte di Cassazione, annullando l’ordinanza, ha quindi rinviato gli atti al Giudice dell’esecuzione di Rovigo, che dovrà riesaminare l’istanza nel rispetto delle forme procedurali corrette, fissando un’apposita udienza.

Quando un giudice dell’esecuzione può decidere un’istanza de plano, cioè senza udienza?
Un giudice può utilizzare il procedimento de plano solo quando l’istanza è manifestamente infondata per mancanza delle condizioni previste dalla legge o quando si tratta della semplice riproposizione di una richiesta già respinta. Non può usarlo per decidere questioni di merito.

Cosa succede se il giudice decide de plano una questione di merito complessa?
Se un giudice adotta una decisione de plano per risolvere una questione di merito, come la valutazione sulla continuità normativa tra reati, il suo provvedimento è affetto da nullità di ordine generale e a carattere assoluto, perché viola il principio del contraddittorio.

Qual è la conseguenza della nullità di un’ordinanza emessa de plano in modo illegittimo?
La Corte di Cassazione annulla senza rinvio l’ordinanza nulla e dispone la trasmissione degli atti al giudice dell’esecuzione che l’aveva emessa. Quest’ultimo dovrà procedere a un nuovo esame dell’istanza, questa volta nel rispetto delle forme procedurali corrette, fissando un’udienza in camera di consiglio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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