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Privata dimora: furto nel parcheggio è reato grave

La Corte di Cassazione ha stabilito che il furto di oggetti da un borsone posto su un motociclo, parcheggiato all’interno di un’area privata di pertinenza di uno studio medico, configura il reato più grave di furto in privata dimora (art. 624-bis c.p.) e non un furto semplice. La Corte ha chiarito che il concetto di privata dimora è ampio e include le sue pertinenze, come cortili e parcheggi, anche se il cancello d’ingresso è momentaneamente aperto, poiché rimane uno spazio non accessibile a terzi senza il consenso del titolare.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto in Privata Dimora: Quando Anche un Parcheggio è Protetto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’ampia portata del concetto di privata dimora, stabilendo che anche un furto commesso in un’area di parcheggio di pertinenza di uno studio professionale rientra nella fattispecie aggravata prevista dall’art. 624-bis del codice penale. Questa decisione è fondamentale per comprendere i confini della tutela offerta dalla legge ai luoghi in cui si svolge la nostra vita privata, lavorativa inclusa.

I Fatti del Caso in Analisi

Il caso ha origine da un furto avvenuto all’interno della proprietà privata di un medico. Un individuo si era introdotto nell’area, adibita a parcheggio e pertinenza dello studio professionale, e aveva sottratto dei beni custoditi in un borsone lasciato su un motociclo. L’imputato, condannato sia in primo grado che in appello per furto in abitazione, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che l’area non potesse essere considerata una privata dimora.

La Difesa dell’Imputato

La tesi difensiva si basava su due argomenti principali. In primo luogo, il luogo del furto era un semplice parcheggio e non un’abitazione. In secondo luogo, al momento del fatto, il cancello d’ingresso era aperto, rendendo l’area, a dire dell’imputato, liberamente accessibile al pubblico. Di conseguenza, il reato avrebbe dovuto essere qualificato come furto semplice (art. 624 c.p.) e non come la più grave ipotesi del furto in privata dimora (art. 624-bis c.p.).

L’Analisi della Corte sul Concetto di Privata Dimora

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata del concetto di privata dimora. I giudici hanno ribadito che la nozione è più ampia di quella di semplice “abitazione”. Essa include tutti quei luoghi in cui le persone svolgono, anche in modo transitorio, atti della loro vita privata, compresi gli studi professionali e i luoghi di lavoro.

Fondamentale è il concetto di “pertinenza”, ovvero quelle aree che, pur essendo distinte, sono funzionalmente collegate al luogo principale. Nel caso di specie, il parcheggio era chiaramente una pertinenza dello studio medico, destinato a servire l’attività che vi si svolgeva.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di tre elementi chiave, già delineati dalle Sezioni Unite della stessa Corte:

1. Utilizzo del luogo: L’area era utilizzata in connessione con l’attività professionale, un’espressione della vita privata protetta dalla norma.
2. Stabilità del rapporto: Il rapporto tra il proprietario e il luogo (lo studio medico e il suo parcheggio) era stabile e non occasionale.
3. Non accessibilità a terzi: L’area era di proprietà privata, delimitata da un cancello e dotata di videosorveglianza. Questo dimostra la volontà del proprietario di escludere gli estranei (ius excludendi).

I giudici hanno specificato che la circostanza del cancello aperto al momento del furto non è decisiva. Un cancello aperto non trasforma un’area privata in un luogo pubblico. L’accesso rimane subordinato al consenso, anche implicito, del titolare. L’area non era aperta indiscriminatamente al pubblico, ma destinata a chi aveva titolo per accedervi. Pertanto, l’introduzione non autorizzata per commettere un furto integra pienamente il reato di furto in privata dimora.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione consolida un principio di diritto importante: la tutela penale della privata dimora si estende a tutti gli spazi, comprese le pertinenze come cortili e parcheggi, dove si manifesta la sfera privata dell’individuo, sia essa familiare o lavorativa. La protezione non viene meno per la semplice apertura temporanea di un varco, poiché ciò che conta è la destinazione del luogo e il diritto del titolare di escludere terzi non autorizzati. Questa interpretazione garantisce una protezione più robusta contro le intrusioni illecite nella sfera personale e patrimoniale dei cittadini.

Un furto commesso in un parcheggio privato può essere considerato furto in abitazione?
Sì. Se il parcheggio è una pertinenza di una privata dimora (che include anche luoghi di lavoro come uno studio medico), il furto commesso al suo interno è qualificato come furto in abitazione ai sensi dell’art. 624-bis c.p., un reato più grave del furto semplice.

Cosa si intende per “privata dimora” ai fini del reato di furto?
Per “privata dimora” si intende non solo l’abitazione in senso stretto, ma qualsiasi luogo in cui una persona svolge atti della propria vita privata, anche in modo non continuativo. Ciò include luoghi di lavoro, studi professionali e le loro pertinenze, purché non siano aperti al pubblico o accessibili a terzi senza il consenso del titolare.

Se il cancello di un’area privata è aperto, l’area diventa accessibile al pubblico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il fatto che un cancello sia momentaneamente aperto non trasforma un’area privata in un luogo pubblico. L’area rimane privata e non accessibile a terzi senza il consenso del proprietario, che conserva il suo diritto di escludere gli estranei (ius excludendi).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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