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Principio di specialità: quando non si applica?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27180/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che invocava il principio di specialità per bloccare un procedimento penale a suo carico. L’uomo, estradato dalla Svizzera, era rimasto in Italia dopo la cessazione della misura cautelare. La Corte ha stabilito che la permanenza volontaria nel territorio dello Stato per oltre 45 giorni dopo la liberazione fa decadere la protezione del principio di specialità, consentendo di procedere anche per reati diversi da quelli per cui era stata concessa l’estradizione.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Principio di specialità e estradizione: la Cassazione chiarisce i limiti

Il principio di specialità è una garanzia fondamentale nei rapporti giurisdizionali tra Stati, volta a proteggere l’individuo estradato da procedimenti per fatti diversi da quelli che hanno giustificato la consegna. Tuttavia, questa protezione non è assoluta. Con la recente sentenza n. 27180 del 2025, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui limiti di tale principio, specificando quando la permanenza dell’estradato nel territorio nazionale fa venir meno ogni tutela. Analizziamo insieme la decisione.

I fatti di causa

Il caso riguarda un cittadino italiano, residente all’estero, che era stato estradato in Italia dalla Svizzera in seguito a un mandato di arresto europeo. Una volta in Italia, la misura cautelare in carcere era stata sostituita con gli arresti domiciliari e, successivamente, revocata del tutto. Nonostante fosse libero di lasciare il Paese, l’uomo era rimasto sul territorio italiano.

Tempo dopo, veniva fermato durante un controllo e emergeva a suo carico un altro procedimento penale per fatti antecedenti e diversi da quelli per cui era stata concessa l’estradizione. La sua difesa chiedeva la sospensione di questo nuovo processo, appellandosi proprio al principio di specialità. Il Tribunale rigettava la richiesta, ritenendo che la permanenza volontaria in Italia avesse fatto decadere tale garanzia. Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte sul principio di specialità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice di merito. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato, secondo cui il principio di specialità subisce una deroga, definita ‘purgazione’ dell’estradizione, in determinate circostanze.

La protezione cessa di esistere se la persona estradata, dopo essere stata definitivamente liberata e avendo avuto la concreta possibilità di lasciare il Paese, decide di rimanervi per un periodo superiore a quarantacinque giorni. Lo stesso accade se, dopo aver lasciato il territorio, vi fa volontariamente ritorno. In questi casi, lo Stato riacquista la sua piena giurisdizione e può procedere per qualsiasi reato commesso prima della consegna, anche se non era incluso nella richiesta di estradizione.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la ‘purgazione’ dell’estradizione si basa su presupposti oggettivi. Non è necessario condurre un’indagine sulla volontà dell’interessato o accertare una sorta di ‘consenso tacito’ a essere processato per altri reati. La legge, sia nazionale (art. 721 c.p.p.) che convenzionale (art. 14 della Convenzione Europea di Estradizione), individua condizioni fattuali precise: la liberazione definitiva, la possibilità di allontanarsi e la permanenza volontaria nel territorio.

Il verificarsi di queste condizioni è sufficiente a svincolare lo Stato dagli obblighi derivanti dal principio di specialità. La permanenza dell’individuo sul territorio non è più ricollegabile alla consegna coattiva a suo tempo eseguita, ma a una sua libera scelta. Di conseguenza, viene meno la ratio della tutela, che è quella di impedire abusi da parte dello Stato richiedente. Nel caso specifico, l’imputato era stato fermato in Italia ben oltre il termine di quarantacinque giorni dalla revoca della sua misura cautelare, integrando così la condizione che fa decadere la garanzia invocata.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un punto cruciale per chi è coinvolto in procedure di estradizione. Il principio di specialità è una tutela forte, ma non incondizionata. La scelta di rimanere nel territorio dello Stato che ha richiesto la consegna, una volta riacquistata la piena libertà di movimento, equivale a una rinuncia implicita a tale protezione. Questa pronuncia offre un’importante chiave di lettura per difensori e imputati, chiarendo che le azioni successive alla liberazione hanno conseguenze giuridiche dirette e possono determinare la possibilità di essere perseguiti per altri fatti pregressi.

Che cos’è il principio di specialità nell’estradizione?
È una regola secondo cui una persona consegnata da uno Stato estero può essere processata solo per il reato specifico per cui l’estradizione è stata concessa, e non per altri fatti commessi prima della consegna.

Il principio di specialità può essere derogato?
Sì. La sentenza chiarisce che il principio non si applica più se l’estradato, dopo la sua liberazione definitiva, rimane nel territorio dello Stato per più di 45 giorni avendo la possibilità di andarsene, oppure se, dopo aver lasciato il territorio, vi fa volontariamente ritorno.

La permanenza nel territorio deve essere una scelta consapevole di rinunciare alla protezione?
No, la Corte ha stabilito che non è necessario indagare sulla volontà dell’interessato o su un suo ‘consenso tacito’. La semplice verifica oggettiva che la persona è rimasta nel territorio dopo aver avuto la possibilità di lasciarlo è sufficiente per far decadere la protezione del principio di specialità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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