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Principio di specialità: processo per altri reati

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15769/2025, ha stabilito che in base al Mandato di Arresto Europeo, il principio di specialità consente di processare una persona per reati anteriori e diversi da quelli per cui è avvenuta la consegna, a patto che non venga applicata alcuna misura restrittiva della libertà personale per tali ulteriori accuse. Il ricorso è stato respinto, confermando la legittimità del procedimento penale poiché l’imputato era in stato di libertà per i reati contestati.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Principio di specialità e MAE: si può essere processati per altri reati?

La cooperazione giudiziaria europea, attraverso strumenti come il Mandato di Arresto Europeo (MAE), solleva complesse questioni di coordinamento tra ordinamenti diversi. Una delle più delicate riguarda il principio di specialità, ovvero la regola che protegge la persona consegnata dall’essere processata per fatti diversi da quelli che hanno giustificato la sua consegna. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 15769/2025) offre un chiarimento fondamentale su come questo principio si applichi nel contesto del MAE, distinguendolo nettamente dalla disciplina dell’estradizione tradizionale.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una persona consegnata alle autorità italiane in esecuzione di un Mandato di Arresto Europeo per specifici reati. Successivamente, la stessa persona è stata sottoposta a un procedimento penale anche per altri reati, commessi in precedenza ma non inclusi nel MAE. La difesa ha sollevato un’eccezione, chiedendo la sospensione del processo per questi ulteriori reati, sostenendo una violazione del principio di specialità previsto dall’art. 721 del codice di procedura penale. Secondo la difesa, tale violazione costituirebbe una condizione di improcedibilità, bloccando di fatto l’azione penale.

Il Principio di Specialità nel Contesto del Mandato di Arresto Europeo

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione del principio di specialità alla luce della normativa europea e della sua attuazione in Italia. Mentre nell’estradizione tradizionale la regola è rigida e impedisce di norma il processo per fatti diversi, il sistema del MAE, basato su un “elevato grado di fiducia tra gli Stati membri”, ha introdotto una versione “attenuata” di tale principio.

La Decisione Quadro 2002/584/GAI, istitutiva del MAE, e la legge italiana di recepimento (L. 69/2005) prevedono un’eccezione cruciale: il principio non si applica quando «il procedimento penale non dà luogo all’applicazione di una misura restrittiva della libertà personale». Ciò significa che il divieto non è assoluto, ma è finalizzato a proteggere la persona dalla coercizione fisica per reati non contemplati nel mandato, senza però impedire l’accertamento della sua responsabilità penale se questo avviene senza restrizioni alla sua libertà.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, fornendo una motivazione articolata e allineata con la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. I giudici hanno sottolineato l’obbligo per il giudice nazionale di procedere a una “interpretazione conforme” del diritto interno rispetto a quello europeo.

La Corte ha chiarito che il sistema del MAE ha superato la rigida impostazione dell’estradizione. Il principio di specialità, in questo contesto, è volto a impedire la coercizione personale (cioè l’arresto o altre misure limitative della libertà) per i reati “extra-mandato”, ma non il perseguimento penale in sé. Pertanto, è legittimo procedere penalmente nel contraddittorio con l’imputato se quest’ultimo non è sottoposto a misure restrittive della libertà personale per tali specifici reati.

Nel caso di specie, la misura cautelare relativa ai reati in questione era stata revocata. Di conseguenza, l’imputato stava affrontando il processo in stato di libertà. In questa condizione, la Corte ha concluso che l’eccezione al principio di specialità era pienamente operativa, rendendo corretta la decisione del giudice di merito di non sospendere il processo.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento fondamentale per la cooperazione giudiziaria in Europa. Stabilisce che il principio di specialità nel sistema del MAE ha una portata più circoscritta rispetto all’estradizione. La sua funzione è quella di scudo contro la privazione della libertà personale per accuse non vagliate dallo Stato di esecuzione, ma non rappresenta un ostacolo insormontabile all’esercizio dell’azione penale. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la difesa basata su tale principio può avere successo solo se l’imputato è concretamente sottoposto a misure coercitive per i reati non inclusi nel mandato. In assenza di tali misure, il processo può e deve proseguire.

È possibile processare una persona consegnata all’Italia tramite Mandato di Arresto Europeo per reati diversi da quelli che hanno giustificato la consegna?
Sì, è possibile a condizione che per questi ulteriori reati, anteriori alla consegna, il procedimento penale non comporti l’applicazione di una misura restrittiva della libertà personale, né durante il processo né in esecuzione di un’eventuale condanna.

Qual è la differenza tra il principio di specialità nell’estradizione e nel Mandato di Arresto Europeo (MAE)?
Nel sistema del MAE, il principio di specialità è “attenuato”: il suo scopo principale è impedire la privazione della libertà personale per reati non coperti dal mandato, ma non preclude l’esercizio dell’azione penale se l’imputato rimane in stato di libertà. Nell’estradizione tradizionale, la regola è generalmente più rigida e può ostacolare il processo stesso.

Cosa accade se una misura cautelare per i reati ‘diversi’ viene revocata durante il procedimento?
Se la misura cautelare viene revocata e la persona affronta il processo in stato di libertà per quei specifici reati, l’eccezione al principio di specialità diventa pienamente applicabile. Di conseguenza, il processo può legittimamente proseguire senza necessità di sospensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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