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Prestanome reati tributari: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore formale, condannato per reati tributari. Secondo la Corte, la responsabilità del ‘prestanome’ non è esclusa se, pur non essendo il gestore di fatto, si rende disponibile a schermare il vero dominus e si interfaccia con terzi per conto della società. La sentenza ribadisce che solo la totale assenza di potere di ingerenza può escludere la colpevolezza per i prestanome reati tributari.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Prestanome e Reati Tributari: Quando l’Amministratore di Facciata Risponde Penalmente

La questione della responsabilità penale dell’amministratore di diritto, comunemente noto come ‘prestanome’, è un tema centrale nel diritto penale tributario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna sull’argomento, definendo i confini entro cui chi accetta di figurare formalmente a capo di una società risponde per i prestanome reati tributari. La decisione sottolinea che il ruolo puramente formale non è sufficiente a garantire l’immunità, specialmente quando l’interessato non è una figura completamente passiva.

Il Caso in Esame

Il caso riguarda il legale rappresentante di una società, condannato in primo e secondo grado per una serie di reati tributari previsti dal D.Lgs. 74/2000. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo, tra le altre cose, di essere stato un mero prestanome, poiché la società era gestita di fatto da un terzo. Egli riteneva quindi di non avere responsabilità penale per le violazioni commesse. Inoltre, contestava l’eccessività dell’aumento di pena applicatogli per la continuazione dei reati.

La Responsabilità del Prestanome nei Reati Tributari Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una semplice ripetizione di argomentazioni già respinte dai giudici di merito con motivazioni adeguate. Gli Ermellini hanno chiarito un principio fondamentale in materia di prestanome reati tributari: la responsabilità dell’amministratore di diritto non viene meno solo perché la gestione effettiva è in mano ad altri.

La Corte ha specificato che la responsabilità del prestanome per i delitti in materia di dichiarazione è esclusa solo se quest’ultimo è totalmente privo di qualunque potere o possibilità di ingerenza nella gestione della società. Nel caso specifico, era emerso che l’imputato si era reso consapevolmente disponibile a ‘schermare’ il vero dominus. Inoltre, una testimonianza aveva confermato che egli si interfacciava attivamente con terzi per la gestione dei rapporti intrattenuti dalla società. Questi elementi hanno dimostrato che il suo ruolo non era meramente passivo, giustificando così la sua condanna.

La Valutazione sull’Aumento di Pena

Anche la seconda doglianza, relativa all’aumento di pena ritenuto eccessivo, è stata respinta. La Corte ha considerato congrua la valutazione del giudice di merito, che ha tenuto conto delle ripetute violazioni tributarie poste in essere per ben quattro anni consecutivi, a dimostrazione di una persistente volontà criminosa.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato. Non basta affermare di essere un prestanome per sottrarsi alle proprie responsabilità. È necessario dimostrare una totale estraneità e impossibilità di intervento nella vita societaria. La Corte ha valorizzato gli elementi fattuali che indicavano un coinvolgimento attivo, seppur formale, dell’imputato. La sua disponibilità a fungere da ‘scudo’ per il gestore di fatto e il suo ruolo di interfaccia esterna sono stati considerati indici di una compartecipazione, almeno a titolo di dolo eventuale, nella commissione dei reati. La decisione ribadisce che il sistema giuridico non tollera l’uso di figure di comodo per eludere le normative fiscali e penali.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per chi accetta di ricoprire cariche sociali in modo puramente formale. La figura del prestanome non è una garanzia di impunità. Al contrario, comporta rischi penali significativi, soprattutto quando non si è in grado di provare una completa e assoluta estraneità alla gestione aziendale. La giustizia tende a guardare alla sostanza dei rapporti e a punire chi, con il proprio comportamento, anche solo omissivo e di compiacenza, contribuisce a realizzare attività illecite. Pertanto, prima di accettare un incarico formale, è fondamentale essere consapevoli delle responsabilità legali che ne derivano.

Un amministratore ‘prestanome’ risponde sempre dei reati tributari della società?
No, non sempre. La Cassazione chiarisce che il prestanome non risponde solo se è completamente privo di qualsiasi potere o possibilità di ingerenza nella gestione della società.

Cosa ha reso responsabile il prestanome in questo caso specifico?
La sua responsabilità è stata confermata perché si era reso disponibile a ‘schermare’ il vero proprietario (dominus) e perché testimonianze hanno provato che si interfacciava con terzi per la gestione dei rapporti della società, dimostrando un ruolo non passivo.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Perché è stato ritenuto meramente ripetitivo di questioni già esaminate e respinte con motivazione adeguata dal giudice precedente, senza presentare nuovi e validi argomenti di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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