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Presenza indagato detenuto: nullità senza traduzione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato una misura di custodia cautelare in carcere. La decisione si fonda sulla mancata traduzione dell’indagato, che ne aveva fatto esplicita richiesta, per garantire la sua presenza all’udienza. Tale omissione, secondo la Corte, costituisce una nullità assoluta e insanabile del procedimento, violando il diritto di difesa. La questione centrale è il diritto alla presenza dell’indagato detenuto durante l’udienza di riesame.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Presenza Indagato Detenuto: Diritto Inviolabile o Mera Formalità?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45631/2024, ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: il diritto alla presenza dell’indagato detenuto all’udienza di riesame, se da lui richiesta, è inviolabile. La sua mancata attuazione comporta la nullità assoluta e insanabile dell’ordinanza emessa, un vizio gravissimo che travolge l’intero procedimento camerale. Questa pronuncia offre l’occasione per analizzare l’importanza del contraddittorio e del diritto di difesa anche nelle fasi incidentali del processo penale.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata, che disponeva la misura della custodia cautelare in carcere per un individuo indagato per il reato di estorsione (art. 629 c.p.). L’indagato, tramite il suo difensore, presentava istanza di riesame al Tribunale di Napoli, chiedendo contestualmente e in modo esplicito di poter presenziare all’udienza. Tuttavia, il Tribunale del riesame, procedendo con trattazione scritta, confermava la misura cautelare senza disporre la traduzione dell’indagato, ovvero il suo trasferimento dal carcere all’aula di giustizia. Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione del diritto dell’indagato di partecipare all’udienza.

La Decisione della Corte e il Principio della Presenza Indagato Detenuto

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio il provvedimento impugnato e disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Napoli per un nuovo esame. La Corte ha riaffermato con forza l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità. Secondo i giudici, nel procedimento di riesame delle misure cautelari personali, la mancata traduzione in udienza dell’indagato detenuto, che abbia fatto tempestiva e specifica richiesta di presenziare, determina la nullità assoluta e insanabile dell’udienza e del provvedimento conclusivo, ai sensi degli artt. 178 e 179 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte fonda la sua decisione su un solido impianto giurisprudenziale, citando numerose sentenze delle Sezioni Unite. Il nucleo del ragionamento risiede nella qualificazione dell’avviso per l’udienza di riesame come una vera e propria “citazione”. Questo termine, pur essendo tipicamente associato al dibattimento, ha uno spettro semantico ampio e si applica a tutti gli atti che chiamano una parte a partecipare a una fase processuale. Una citazione che non garantisce il diritto fondamentale di partecipazione dell’imputato o indagato è viziata da una nullità di ordine generale, assoluta e insanabile, perché lede il diritto all’intervento e all’assistenza dell’imputato.

Nel caso specifico, la richiesta dell’indagato era inequivocabile: «Il Sig. […] chiede di presenziare all’udienza incidentale de libertate». Di fronte a una manifestazione di volontà così chiara, il Tribunale del riesame aveva l’obbligo giuridico di disporre la traduzione. Non facendolo, ha violato una norma procedurale posta a presidio del diritto di difesa, rendendo nullo l’intero procedimento celebrato in sua assenza.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame non è innovativa, ma è estremamente importante perché rafforza un baluardo del giusto processo. Essa chiarisce che il diritto di un detenuto a essere presente e a interloquire direttamente con il giudice che decide sulla sua libertà personale non è un orpello, ma una componente essenziale del diritto di difesa. L’annullamento dell’ordinanza non comporta l’automatica scarcerazione dell’indagato, ma impone la celebrazione di una nuova udienza di riesame nel pieno rispetto delle garanzie procedurali. Questa decisione serve da monito per i giudici del merito: la richiesta di presenza dell’indagato detenuto deve essere sempre onorata, pena l’invalidità radicale dei provvedimenti adottati.

Cosa succede se un indagato detenuto chiede di partecipare all’udienza di riesame ma non viene portato in aula?
Secondo la Corte di Cassazione, questa omissione determina la nullità assoluta e insanabile sia dell’udienza che del provvedimento emesso. L’ordinanza del Tribunale del riesame viene quindi annullata.

La mancata presenza dell’indagato è considerata un vizio procedurale grave?
Sì, è considerata una violazione fondamentale del diritto di difesa e del contraddittorio. La giurisprudenza la qualifica come una nullità assoluta, il vizio più grave previsto dal codice di procedura penale, che non può essere sanato.

L’annullamento dell’ordinanza del riesame comporta l’immediata liberazione dell’indagato?
No, la sentenza specifica che l’annullamento del provvedimento non determina la rimessione in libertà del ricorrente. Comporta, invece, che gli atti vengano trasmessi nuovamente al Tribunale del riesame per la celebrazione di una nuova udienza, questa volta nel rispetto del diritto dell’indagato a essere presente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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