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Prescrizione reato tributario: annullata condanna

Un imprenditore, condannato per omesso versamento di IVA e di ritenute d’acconto, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha ritenuto inammissibile il motivo relativo all’omesso versamento IVA, non considerando la crisi di liquidità una scusante sufficiente. Ha invece accolto il motivo sull’omesso versamento delle ritenute, ma ha dichiarato l’estinzione del reato per prescrizione reato tributario, annullando la relativa condanna e confisca, alla luce di una recente sentenza della Corte Costituzionale.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Prescrizione Reato Tributario: La Cassazione Annulla Condanna per Omesso Versamento

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 5665 del 2024, offre importanti spunti di riflessione sui reati tributari, in particolare sull’omesso versamento di IVA e ritenute. Il caso analizzato evidenzia come l’intervento della Corte Costituzionale e il decorso del tempo possano portare alla prescrizione del reato tributario, modificando radicalmente l’esito di un procedimento penale. Un imprenditore, condannato nei primi due gradi di giudizio, ha visto la sua posizione alleggerita in Cassazione, con l’annullamento di una parte della condanna.

I Fatti del Caso: Debiti Tributari e Crisi di Liquidità

Un imprenditore, legale rappresentante di una società, era stato accusato di due distinti reati tributari:
1. Omesso versamento di IVA (art. 10-ter d.lgs. 74/2000) per un importo di oltre 338.000 euro, con scadenza nel dicembre 2015.
2. Omesso versamento di ritenute dovute (art. 10-bis d.lgs. 74/2000) per circa 180.000 euro, con scadenza nel settembre 2015.

La difesa dell’imprenditore ha sostenuto che le omissioni erano dovute a una grave e incolpevole crisi di liquidità, causata da mancati incassi per circa 400.000 euro, di cui una parte significativa derivante da inadempimenti di Pubbliche Amministrazioni. Nonostante ciò, l’imprenditore aveva continuato a pagare dipendenti e fornitori, arrivando a modificare la forma societaria per assumere personalmente le obbligazioni dell’impresa.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano confermato la colpevolezza dell’imprenditore per entrambi i reati, disponendo anche la confisca di beni per un valore pari all’imposta evasa. L’imprenditore ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basandosi su due motivi principali.

La Difesa sull’Omesso Versamento IVA

Per il reato di omesso versamento dell’IVA, la difesa ha insistito sulla mancanza dell’elemento soggettivo del reato (il dolo), attribuendo l’inadempimento alla grave crisi finanziaria che escluderebbe la sua colpevolezza.

La Questione sull’Omesso Versamento delle Ritenute

Per l’omissione relativa alle ritenute, il ricorso si è concentrato su un aspetto tecnico-giuridico cruciale. La difesa ha invocato la sentenza n. 175 del 2022 della Corte Costituzionale, la quale ha dichiarato l’illegittimità della norma che permetteva di fondare la condanna sulla sola base della dichiarazione del sostituto d’imposta (modello 770). Secondo la difesa, in assenza della prova dell’effettivo rilascio delle certificazioni ai lavoratori, il fatto non costituirebbe più reato, ma solo un illecito amministrativo.

La Decisione della Corte: Prescrizione Reato Tributario e Inammissibilità

La Corte di Cassazione ha esaminato i due motivi separatamente, giungendo a conclusioni opposte.

Sull’omesso versamento IVA, i giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Hanno ribadito il principio consolidato secondo cui la crisi di liquidità non è, di per sé, una causa di giustificazione. L’imprenditore ha l’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per onorare il debito fiscale, inclusa la ricerca di finanziamenti o il sacrificio del patrimonio personale. Nel caso di specie, la crisi non è stata ritenuta né improvvisa né imprevedibile, e l’imprenditore non ha fornito prova di aver tentato tutte le strade per recuperare le somme necessarie.

Sull’omesso versamento delle ritenute, la Corte ha invece ritenuto il motivo fondato. Accogliendo l’interpretazione derivante dalla sentenza della Corte Costituzionale, i giudici hanno riconosciuto che per configurare il reato non è più sufficiente la dichiarazione, ma è necessaria la prova del rilascio delle certificazioni. In teoria, ciò avrebbe comportato un annullamento con rinvio alla Corte d’Appello per nuovi accertamenti. Tuttavia, la Cassazione ha rilevato un fatto determinante: nel frattempo, era maturata la prescrizione del reato tributario. Il reato, commesso a settembre 2015, si è estinto a marzo 2023. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza senza rinvio per questo capo d’accusa.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha operato una netta distinzione tra le due fattispecie di reato. Per l’omesso versamento dell’IVA, ha applicato un orientamento rigoroso che pone a carico dell’imprenditore un onere probatorio molto stringente per dimostrare l’impossibilità assoluta di adempiere. La crisi economica, se non imprevedibile e inevitabile con ogni mezzo, rientra nell’ordinario rischio d’impresa.

Per l’omesso versamento delle ritenute, la motivazione si fonda sull’impatto della sentenza della Corte Costituzionale n. 175/2022. Questa decisione ha ‘sterilizzato’ la modifica normativa del 2015, riportando la fattispecie alla sua configurazione originaria, che richiede, come elemento costitutivo del reato, l’avvenuto rilascio delle certificazioni ai sostituiti. Poiché la prescrizione era maturata nelle more del giudizio di legittimità, e il motivo di ricorso era fondato, la Corte ha dovuto dichiarare l’estinzione del reato, con l’effetto di eliminare sia la pena che la confisca ad esso collegate.

Le conclusioni

Questa sentenza è emblematica per due ragioni. In primo luogo, ribadisce la difficoltà per gli imprenditori di giustificare l’omesso versamento dell’IVA adducendo una crisi di liquidità. In secondo luogo, dimostra l’efficacia retroattiva delle sentenze di illegittimità costituzionale, che possono modificare la struttura di una fattispecie penale. In questo caso, l’intervento della Consulta, combinato con i tempi del processo, ha portato alla declaratoria di prescrizione del reato tributario, con un significativo beneficio per l’imputato, che ha visto annullata una parte rilevante della condanna e della confisca.

Una crisi di liquidità aziendale giustifica l’omesso versamento dell’IVA?
No, secondo la Corte, la crisi di liquidità non giustifica automaticamente l’omissione. L’imprenditore deve dimostrare di aver posto in essere tutte le azioni possibili, anche sfavorevoli al proprio patrimonio personale, per adempiere al debito tributario e che l’impossibilità di pagare fosse assoluta e non imputabile a sue scelte.

Per il reato di omesso versamento di ritenute (art. 10-bis), è sufficiente la sola dichiarazione (Modello 770) per provare il reato?
No. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 175 del 2022, non è più sufficiente. La Procura deve provare che il sostituto d’imposta abbia effettivamente rilasciato ai sostituiti le certificazioni che attestano le ritenute operate.

Cosa succede se un reato si prescrive dopo la sentenza d’appello ma prima della decisione della Cassazione?
Se il ricorso in Cassazione è ammissibile e fondato, come in questo caso per il reato di omesso versamento di ritenute, la Corte deve dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione. Di conseguenza, annulla la sentenza senza rinvio per quel capo d’imputazione, eliminando la relativa pena e la confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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