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Prescrizione reati tributari: ecco le regole speciali

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, cogliendo l’occasione per ribadire le regole speciali in materia di prescrizione reati tributari. Viene chiarito che, per i delitti fiscali più gravi, i termini sono aumentati di un terzo (passando da 6 a 8 anni, e a 10 in caso di interruzione) e che anche un semplice verbale di constatazione fiscale può interrompere il decorso del tempo, a differenza di quanto previsto per i reati comuni.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Prescrizione Reati Tributari: Le Regole Speciali Chiarite dalla Cassazione

La prescrizione reati tributari rappresenta un tema di cruciale importanza, caratterizzato da una disciplina autonoma e più severa rispetto a quella ordinaria prevista dal codice penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto l’opportunità di ribadire questi principi, dichiarando inammissibile il ricorso di un imprenditore e facendo luce sui termini allungati e sugli specifici atti che possono interrompere il decorso del tempo.

Il Caso in Esame

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente sollevava, tra i vari motivi, una questione relativa all’avvenuta prescrizione del reato contestatogli. La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato il ricorso, giudicandolo inammissibile su tutta la linea e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La Disciplina della Prescrizione Reati Tributari

La Corte ha innanzitutto sottolineato come, a seguito del D.L. 138/2011, la normativa sulla prescrizione reati tributari si discosti significativamente da quella generale degli artt. 157 e seguenti del codice penale. Le differenze sono sostanziali e mirano a garantire una maggiore efficacia nella repressione degli illeciti fiscali.

Il punto centrale è il comma 1-bis dell’art. 17 del D.Lgs. 74/2000, il quale stabilisce che i termini di prescrizione per i delitti fiscali più gravi (quelli previsti dagli articoli da 2 a 10) sono “elevati di un terzo”.

Per comprendere l’impatto di questa norma, è utile un confronto:

* Disciplina Ordinaria: Per un delitto, il termine base di prescrizione è di 6 anni. In caso di un atto interruttivo (es. richiesta di rinvio a giudizio), il termine massimo si estende a 7 anni e 6 mesi (6 anni + 1/4).
* Disciplina Tributaria Speciale: Per i reati fiscali gravi, il termine base è di 8 anni (6 anni + 1/3). In presenza di un atto interruttivo, questo termine si estende fino a 10 anni.

Per i reati fiscali minori (artt. 10-bis, 10-ter, 10-quater e 11), invece, si applica la disciplina ordinaria.

Gli Atti Che Interrompono la Prescrizione

Un’altra fondamentale differenza riguarda gli atti idonei a interrompere la prescrizione. Mentre nel diritto penale comune tali atti provengono tipicamente dall’autorità giudiziaria, nel contesto fiscale anche atti dell’Amministrazione Finanziaria hanno efficacia interruttiva. La Cassazione, richiamando un suo precedente (Cass. n. 37933/2012), ha confermato che il verbale di constatazione redatto al termine di una verifica fiscale è idoneo a interrompere il corso della prescrizione, facendo ripartire il conteggio da capo. Ciò avviene anche se l’atto non è stato ancora notificato alla parte interessata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per due motivi principali. In primo luogo, il ricorrente aveva basato le sue doglianze su un’errata interpretazione delle norme sulla prescrizione reati tributari, non tenendo conto della disciplina speciale che allunga i termini.
In secondo luogo, le altre censure sollevate erano state ritenute un tentativo di ottenere dalla Corte di legittimità una nuova valutazione del merito della vicenda (ad esempio, sul suo ruolo di amministratore di fatto o sul calcolo della soglia di punibilità), un’attività preclusa in sede di Cassazione. Il ricorso non si confrontava criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a una riproposizione di tesi già respinte.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un’importante conferma della specialità e della severità del regime di prescrizione per i reati fiscali. La decisione evidenzia come il legislatore abbia voluto dotare l’ordinamento di strumenti più efficaci per perseguire l’evasione fiscale, allungando i tempi a disposizione della giustizia. Per i contribuenti e i professionisti, ciò significa che il rischio di essere perseguiti penalmente per illeciti tributari si protrae per un periodo significativamente più lungo rispetto ai reati comuni. È quindi fondamentale una gestione attenta e consapevole degli adempimenti fiscali e, in caso di contenzioso, affidarsi a una difesa tecnica specializzata che conosca a fondo le peculiarità di questa complessa materia.

Quali sono le principali differenze nella prescrizione per i reati tributari rispetto ai reati comuni?
Per i delitti fiscali più gravi (artt. 2-10 del D.Lgs. 74/2000), il termine di prescrizione è aumentato di un terzo, passando da 6 a 8 anni, estendibili a 10 in caso di interruzione. Inoltre, la prescrizione può essere interrotta anche da atti dell’Amministrazione Finanziaria, come il verbale di constatazione, e non solo da atti dell’autorità giudiziaria.

Un verbale di constatazione redatto dalle autorità fiscali può interrompere la prescrizione?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che al verbale di constatazione viene riconosciuta efficacia interruttiva del corso della prescrizione, anche se non è stato ancora notificato alla parte che ne è destinataria.

Quanto dura la prescrizione per i reati tributari più gravi previsti dal D.Lgs. 74/2000?
Il termine ordinario di prescrizione è di 8 anni. Tale termine, in presenza di una causa di interruzione della prescrizione, diventa di 10 anni. Questo periodo può essere ulteriormente prolungato in caso si verifichi una causa di sospensione del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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