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Prescrizione e assoluzione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso che chiedeva l’assoluzione nel merito con la formula ‘perché il fatto non sussiste’. La Corte ha ribadito che, in caso di intervenuta prescrizione del reato, una tale assoluzione è possibile solo in presenza di una prova evidente dell’innocenza dell’imputato, non potendo essere riesaminata la valutazione delle prove del giudice di merito. Il caso analizza il complesso rapporto tra prescrizione e assoluzione.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione e Assoluzione: I Limiti del Ricorso secondo la Cassazione

Il rapporto tra prescrizione e assoluzione rappresenta uno dei nodi cruciali del diritto processuale penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti entro cui un imputato, il cui reato è stato dichiarato prescritto, può ancora ambire a un’assoluzione piena nel merito. La decisione sottolinea un principio fondamentale: in presenza di una causa di estinzione del reato, solo l’evidenza della non colpevolezza può portare a un proscioglimento con la formula ‘perché il fatto non sussiste’.

Il Caso: La Richiesta di Assoluzione Nonostante la Prescrizione

Quattro imputati ricorrevano in Cassazione avverso una sentenza di un Tribunale che aveva dichiarato l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Nonostante l’esito formalmente non di condanna, gli imputati non si accontentavano e, con un unico motivo di ricorso, chiedevano un’assoluzione più ampia e liberatoria ai sensi dell’art. 129, comma 2, del codice di procedura penale, sostenendo che ‘il fatto non sussiste’. Essi contestavano, in sostanza, la valutazione delle prove operata dal giudice di primo grado, lamentando un vizio di motivazione.

La Decisione della Cassazione: I Limiti del Ricorso con Prescrizione e Assoluzione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che, una volta intervenuta la prescrizione, la possibilità di ottenere un proscioglimento nel merito è strettamente circoscritta. Non è sufficiente contestare genericamente la valutazione delle prove o la ricostruzione dei fatti operata dal giudice precedente. È necessario, invece, che l’innocenza emerga in modo palese e indiscutibile dagli atti processuali, senza necessità di ulteriori approfondimenti o interpretazioni.

Il Principio di Evidenza della Prova

Il cuore della decisione si basa sul principio consolidato secondo cui la formula assolutoria prevale sulla declaratoria di estinzione del reato solo quando la prova dell’innocenza è di immediata percezione. I giudici di merito, nel caso di specie, avevano implicitamente escluso tale evidenza, richiamando le risultanze istruttorie, documentali e dichiarative che, pur non portando a una condanna per via della prescrizione, non supportavano un’immediata declaratoria di innocenza.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di inammissibilità su una base logico-giuridica stringente. Contestare la motivazione della sentenza impugnata, chiedendo di fatto una nuova valutazione delle prove, è un’attività incompatibile con l’obbligo del giudice di dichiarare immediatamente la causa di estinzione del reato. Se la Corte avesse accolto il ricorso e annullato la sentenza con rinvio, il giudice del rinvio si sarebbe trovato comunque obbligato a dichiarare nuovamente la prescrizione. Pertanto, l’esame dei vizi di motivazione in sede di legittimità diventa irrilevante e non ammissibile quando una causa di non punibilità, come la prescrizione, è già maturata. Citando le Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che questa analisi sarebbe ‘incompatibile con l’obbligo dell’immediata declaratoria di proscioglimento’.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un importante paletto per la strategia difensiva: quando il reato è prescritto, la via per un’assoluzione nel merito diventa molto stretta. Non è possibile utilizzare il ricorso per Cassazione come un terzo grado di giudizio per rimettere in discussione le prove. La difesa deve essere in grado di dimostrare che l’innocenza è talmente evidente da non richiedere alcuna valutazione discrezionale da parte del giudice. In assenza di tale ‘evidenza’, la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione chiude la vicenda processuale, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e di una sanzione alla Cassa delle Ammende per la proposizione di un ricorso inammissibile.

È possibile ottenere un’assoluzione nel merito se il reato è già prescritto?
Sì, ma solo se l’innocenza dell’imputato emerge con assoluta evidenza dagli atti processuali, senza che sia necessaria una nuova valutazione delle prove. La formula di proscioglimento nel merito (es. ‘perché il fatto non sussiste’) prevale sulla prescrizione solo in questo specifico caso, come previsto dall’art. 129, comma 2, c.p.p.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i ricorrenti non hanno dimostrato l’evidenza della loro innocenza, ma hanno contestato la valutazione delle prove e la motivazione della sentenza di primo grado. Questo tipo di censura non è ammissibile in sede di legittimità quando è già intervenuta una causa di estinzione del reato come la prescrizione.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile in Cassazione in un caso come questo?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle Ammende, in quanto si presume una colpa nella proposizione di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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