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Preclusione processuale: ricorso inammissibile

Una ricorrente ha impugnato il rigetto della sua istanza di rideterminazione della pena per più condanne. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per preclusione processuale, poiché la richiesta era una mera ripetizione di un’istanza precedente, già respinta e basata sugli stessi elementi, in violazione del principio del ‘ne bis in idem’ nella fase esecutiva.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Preclusione Processuale: Quando non si può Riproporre la Stessa Istanza

Il principio del ne bis in idem, ovvero il divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto, è una colonna portante del nostro ordinamento giuridico. Ma cosa accade quando questo principio si applica non al processo di cognizione, bensì alla fase di esecuzione della pena? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13134 del 2024, offre un chiaro esempio di come la preclusione processuale impedisca di ripresentare al giudice dell’esecuzione istanze già decise, a meno che non emergano elementi completamente nuovi. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Rideterminazione della Pena

Una donna, condannata con diverse sentenze definitive, presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione chiedendo la rideterminazione delle pene accumulate. La sua richiesta si basava sull’applicazione della disciplina del reato continuato, un istituto che consente di unificare più reati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso in un’unica pena complessiva, generalmente più mite della somma aritmetica delle singole pene.

La Corte d’Appello di Torino, in qualità di giudice dell’esecuzione, rigettava la richiesta. La ricorrente decideva quindi di impugnare tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il giudice di merito avesse erroneamente ritenuto che la questione fosse già stata decisa in precedenza da un altro tribunale, impedendole di fatto di far valere le proprie ragioni.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità per Preclusione Processuale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’attenta analisi del principio del ne bis in idem applicato al procedimento di esecuzione. Secondo i giudici, una volta che il giudice dell’esecuzione si è pronunciato su una determinata richiesta, non è possibile riproporre la stessa istanza se questa si basa sui medesimi elementi già valutati.

Questo meccanismo, definito preclusione processuale, serve a garantire l’economia e l’efficienza processuale, evitando che i giudici vengano investiti ripetutamente delle stesse questioni, con finalità puramente dilatorie. La Corte ha verificato che, nel caso di specie, la richiesta presentata dalla ricorrente era sostanzialmente una fotocopia di una precedente istanza già rigettata, senza l’aggiunta di alcun nuovo elemento di valutazione.

Le Motivazioni della Sentenza: il Principio del “Ne Bis in Idem” Esecutivo

La Cassazione ha ribadito che il principio del ne bis in idem trova piena applicazione anche nella fase esecutiva, attraverso la regola dettata dall’art. 666, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma impone al giudice di dichiarare inammissibile una richiesta che sia una mera riproposizione di un’altra già rigettata e fondata sui “medesimi elementi”.

La Corte chiarisce che l’effetto che ne deriva non è un “giudicato” in senso tecnico, ma più correttamente una “preclusione” rebus sic stantibus (stando così le cose). Ciò significa che la decisione del giudice dell’esecuzione rimane stabile e non può essere messa in discussione, a meno che non intervengano fatti o elementi nuovi che non erano stati considerati nella precedente valutazione. Nel caso esaminato, il confronto tra l’ordinanza impugnata e una precedente decisione di un altro tribunale ha dimostrato che il giudice si era già espresso su numerosi reati oggetto della nuova istanza, sulla base di elementi analoghi e per la medesima finalità (l’applicazione della continuazione). Di conseguenza, la preclusione era pienamente operante e il ricorso è stato correttamente dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Preclusione Processuale

La sentenza in commento offre un importante monito: è inutile e controproducente insistere nel riproporre al giudice dell’esecuzione le medesime questioni già decise. La preclusione processuale agisce come un filtro per evitare l’abuso degli strumenti processuali e per garantire la stabilità delle decisioni prese in fase esecutiva.

La conseguenza per chi tenta di aggirare questo sbarramento è severa: non solo il ricorso viene dichiarato inammissibile, ma il proponente viene anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia, pertanto, rafforza la certezza del diritto e l’efficienza del sistema giudiziario, sottolineando che ogni istanza deve essere supportata da solide argomentazioni e, in caso di riproposizione, da elementi di novità concreti e rilevanti.

Si può presentare più volte la stessa richiesta al giudice dell’esecuzione?
No, non si può ripresentare la stessa richiesta se è già stata rigettata e si basa sui medesimi elementi. Il principio del ne bis in idem crea una preclusione processuale che rende inammissibile una mera riproposizione.

Cos’è la preclusione processuale in fase esecutiva?
È un impedimento giuridico che non consente di riesaminare una questione già decisa dal giudice dell’esecuzione, a meno che non vengano presentati elementi nuovi, non valutati in precedenza.

Qual è la conseguenza se si presenta un ricorso basato su questioni già decise?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Come stabilito in questa sentenza, chi lo propone può essere condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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