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Porto di sfollagente: arma propria per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il porto di sfollagente. La Corte ha ribadito la sua consolidata giurisprudenza, affermando che lo sfollagente è un’arma propria la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona, rendendone il porto un reato. È stato respinto anche il motivo relativo all’eccessività della pena pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Porto di Sfollagente: un’Arma a Tutti gli Effetti secondo la Cassazione

L’ordinanza n. 10505 del 2024 della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un tema di grande attualità: la qualificazione giuridica del cosiddetto ‘sfollagente’ o ‘manganello’. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha ribadito che il porto di sfollagente costituisce reato, in quanto tale oggetto è da considerarsi un’arma propria a tutti gli effetti. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico e offre importanti spunti di riflessione sulla legislazione in materia di armi.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato dal Tribunale di Udine con sentenza del 15 febbraio 2021, ha proposto ricorso per cassazione avverso la sua condanna. I motivi del ricorso erano principalmente due: il primo contestava la natura di arma dello sfollagente, sostenendo che non potesse essere automaticamente assimilato alle armi il cui porto è vietato; il secondo motivo lamentava l’eccessività della pena pecuniaria inflitta dal giudice di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Porto di Sfollagente

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La Corte ha affrontato entrambi i motivi di ricorso, smontandoli sulla base della normativa vigente e della giurisprudenza consolidata.

La Natura di Arma dello Sfollagente

Il punto centrale della decisione riguarda la classificazione del manganello. La Corte ha affermato senza mezzi termini che lo ‘sfollagente’ è uno strumento la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona. Per questo motivo, rientra espressamente nella categoria delle armi indicate dall’articolo 4 della legge n. 110 del 18 aprile 1975. Di conseguenza, il suo porto è sempre vietato, a meno che non si disponga delle specifiche autorizzazioni di polizia previste dall’articolo 42 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (R.D. n. 773/1931).

La Quantificazione della Pena Pecuniaria

Anche il secondo motivo, relativo alla presunta eccessività della pena, è stato rigettato. I giudici di legittimità hanno sottolineato che il ricorrente non aveva evidenziato un vizio di ‘manifesta illogicità’ nella motivazione della sentenza impugnata. È stato inoltre rilevato che la pena era stata comunque determinata in una misura inferiore alla media edittale, sebbene prossima ad essa, dimostrando quindi un esercizio ponderato del potere discrezionale del giudice.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda su un principio chiaro: la pericolosità intrinseca dell’oggetto. A differenza di altri strumenti, che possono avere un uso legittimo e diventare armi improprie solo a seconda delle circostanze (es. un cacciavite), lo sfollagente è concepito e realizzato con l’unico scopo di offendere. Questo lo qualifica come ‘arma propria’, rendendo irrilevante qualsiasi giustificazione addotta per il suo porto in assenza di una licenza.
La Corte ha rafforzato questa posizione citando precedenti conformi, dimostrando come la giurisprudenza sia unanime nel considerare il porto di sfollagente un reato. Per quanto riguarda la pena, la decisione evidenzia un altro principio fondamentale del giudizio di cassazione: la Corte non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito sulla congruità della pena, a meno che la motivazione di quest’ultimo non sia palesemente illogica o contraddittoria.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che portare con sé un manganello o uno sfollagente non è una leggerezza, ma un reato perseguibile penalmente. La qualificazione di tale oggetto come ‘arma propria’ implica che il suo porto è vietato in modo assoluto, salvo rare eccezioni autorizzate. La decisione serve da monito: la legge non ammette ambiguità su strumenti la cui unica finalità è quella di recare danno. Inoltre, la pronuncia ribadisce che le doglianze sulla misura della pena hanno scarse possibilità di successo in Cassazione se non sono supportate dalla dimostrazione di un vizio grave e palese nel ragionamento del giudice che ha emesso la condanna.

È legale portare con sé uno sfollagente o un manganello?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che il porto di sfollagente è vietato, in quanto è considerato uno strumento la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona, rientrando tra le armi indicate all’art. 4 della legge 110/1975.

Perché il ricorso sulla quantificazione della pena è stato respinto?
Il ricorso è stato respinto perché l’appellante si è limitato a sostenere che la pena fosse eccessiva, senza dimostrare una ‘manifesta illogicità’ nella motivazione del giudice. Inoltre, la pena era già stata fissata al di sotto della media edittale.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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