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Porto di coltello: quando è reato? Analisi Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per porto di coltello illegale, dichiarando inammissibile il ricorso di un uomo trovato con un coltello a serramanico in tasca. Secondo la Corte, il porto di un coltello senza un giustificato motivo costituisce reato, e la sua pronta disponibilità esclude l’ipotesi di lieve entità, anche se di dimensioni ridotte.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Porto di Coltello: Quando è Reato? La Cassazione Fa Chiarezza

Il porto di coltello fuori dalla propria abitazione è una questione che genera spesso dubbi e incertezze. Molti cittadini si chiedono quali siano i limiti imposti dalla legge e quando il possesso di un semplice coltello possa trasformarsi in un reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali, ribadendo un principio fondamentale: senza un giustificato motivo, portare un coltello è sempre illegale, a prescindere dalle sue dimensioni.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 4 della Legge n. 110/1975. L’imputato era stato trovato, a seguito di una perquisizione personale effettuata dalle forze dell’ordine, in possesso di un coltello a serramanico con una lama di 7,5 cm, che teneva nella tasca dei pantaloni. La condanna era stata di sei mesi di arresto e 1.000 euro di ammenda.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo diverse tesi difensive, tra cui l’assenza di un valido motivo per la condanna, la richiesta di riconoscere la lieve entità del fatto e la concessione delle attenuanti generiche.

Il Porto di Coltello e i Motivi del Ricorso

La difesa dell’imputato si basava su alcuni punti chiave. In primo luogo, si contestava la valutazione dei giudici di merito sull’assenza di un “giustificato motivo” per il porto dell’arma. In secondo luogo, si chiedeva l’applicazione della diminuente per la “lieve entità” del fatto, considerando le dimensioni ridotte del coltello. Infine, venivano invocate le attenuanti generiche e la non menzione della condanna nel casellario giudiziale.

Queste argomentazioni miravano a ottenere un’assoluzione o, in subordine, una pena più mite, facendo leva su una presunta non pericolosità della condotta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato e confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni dei giudici supremi sono chiare e seguono un ragionamento logico e coerente.

L’assenza del Giustificato Motivo

La Corte ha ribadito che il semplice fatto di tenere un coltello nella tasca dei pantaloni, e quindi pronto all’uso, esclude di per sé la sussistenza di un giustificato motivo. Il porto è legittimo solo se collegato a una causa specifica e contingente, come ad esempio esigenze lavorative o attività lecite che richiedano l’uso di tale strumento. In assenza di una tale prova, la condotta è illegale.

L’esclusione della Lieve Entità

Anche la richiesta di riconoscere la lieve entità del fatto è stata respinta. I giudici hanno sottolineato che, per valutare la gravità del reato di porto di coltello, non contano solo le dimensioni dell’arma, ma anche le modalità del fatto. Il coltello era immediatamente disponibile, il che ne aumenta la potenziale pericolosità. Inoltre, la Corte ha richiamato un precedente giurisprudenziale (Cass. n. 13630/2019) secondo cui un giudizio negativo sulla personalità dell’imputato è sufficiente a negare la concessione della diminuente della lieve entità.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Infine, la Corte ha considerato razionale e ben motivata la decisione di non concedere le attenuanti generiche, data l’assenza di elementi positivi a favore dell’imputato. Anche il diniego della non menzione della condanna è stato ritenuto giustificato, in quanto l’iscrizione nel casellario giudiziale può fungere da monito per un futuro ravvedimento.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rafforza un principio cardine in materia di armi: il porto di un coltello al di fuori della propria abitazione è di per sé un reato, a meno che non si possa dimostrare un motivo valido e specifico che lo giustifichi. La sentenza chiarisce che la semplice disponibilità dell’arma, pronta per l’uso, è un fattore determinante per configurare il reato e per escludere attenuanti come la lieve entità. La lezione per i cittadini è chiara: la prudenza è d’obbligo, e oggetti come i coltelli devono essere trasportati solo quando strettamente necessario e in modo da non essere immediatamente utilizzabili, per evitare di incorrere in gravi conseguenze penali.

Perché il porto di un coltello a serramanico di 7,5 cm è stato considerato reato?
Perché l’imputato lo portava fuori dalla propria abitazione senza un giustificato motivo, tenendolo nella tasca dei pantaloni e quindi pronto per un eventuale uso. La legge punisce il porto di tali oggetti a prescindere dalla loro specifica dimensione se manca una ragione legittima.

La Corte ha considerato il fatto di ‘lieve entità’ date le dimensioni ridotte del coltello?
No, la Corte ha escluso la lieve entità. La motivazione si basa non solo sulle dimensioni dell’arma, ma anche sulle modalità del fatto, in particolare sulla circostanza che il coltello si trovava nella tasca dei pantaloni, pronto all’uso, e su un giudizio negativo riguardo la personalità dell’imputato.

Cosa significa che il ricorso è stato dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte di Cassazione non ha esaminato il caso nel merito perché ha ritenuto che le argomentazioni presentate dall’imputato fossero manifestamente infondate o proponessero una rivalutazione dei fatti già accertati nei gradi precedenti, cosa non permessa nel giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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