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Porto d’armi giustificato motivo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo senza fissa dimora, condannato per il porto di un coltello e di una chiave inglese. La Corte ha ribadito che la condizione di senzatetto non costituisce di per sé un porto d’armi giustificato motivo, in quanto non esime dalla necessità di dimostrare che il porto dell’oggetto risponda a esigenze specifiche, lecite e verificabili, legate alla natura dell’oggetto, al luogo e alle circostanze. La condanna è stata quindi confermata.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Porto d’armi giustificato motivo: la Cassazione e il caso della persona senza fissa dimora

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21671/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato: la definizione di porto d’armi giustificato motivo, in particolare quando a essere coinvolta è una persona senza fissa dimora. La decisione offre importanti chiarimenti su come la condizione di marginalità sociale si relazioni con la normativa sul porto di oggetti atti a offendere, come un coltello.

I Fatti del Caso

Un uomo, privo di una stabile abitazione, veniva condannato in primo e secondo grado per il porto ingiustificato di un coltello e di una chiave inglese, reati previsti rispettivamente dalla Legge n. 110/1975 e dal Codice Penale. La difesa dell’imputato aveva sostenuto che, proprio a causa della sua condizione di senzatetto, egli avesse un giustificato motivo per portare con sé tali oggetti, in quanto strumenti necessari per le sue esigenze quotidiane, non avendo un’abitazione dove poterli custodire.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Suprema Corte basandosi su tre motivi principali:
1. Violazione di legge sul giustificato motivo: Si contestava la sussistenza stessa del reato, sostenendo che la condizione di senza fissa dimora costituisse una valida giustificazione al porto degli oggetti.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: Si richiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., che esclude la punibilità per reati di lieve entità.
3. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Si lamentava il diniego delle circostanze che avrebbero potuto portare a una riduzione della pena.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo tutte le doglianze manifestamente infondate e fornendo un’analisi dettagliata di ogni punto.

Analisi sul porto d’armi giustificato motivo

Il cuore della decisione riguarda il primo motivo. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il “giustificato motivo” richiesto dall’art. 4 della Legge 110/1975 non è una clausola generica, ma deve essere rigorosamente ancorato a specifiche e lecite esigenze. I giudici hanno specificato che la valutazione deve tenere conto di più fattori:

* Natura dell’oggetto: La sua funzione principale e potenziale offensività.
* Modalità del fatto: Il contesto in cui l’oggetto viene portato.
* Condizioni soggettive: La situazione personale di chi lo porta.
* Luogo dell’accadimento: Dove avviene il controllo.

La Corte ha sottolineato che l’indisponibilità di un’abitazione stabile non può, da sola, legittimare il porto indiscriminato e ingiustificato di oggetti come un coltello. Secondo gli Ermellini, anche una persona senza fissa dimora ha la possibilità di fare riferimento a un “luogo riservato” (come un armadietto, un deposito o altro) per custodire tali strumenti, anziché portarli costantemente con sé. Pertanto, la condizione di senzatetto non costituisce un’esimente automatica.

Le Decisioni sugli Altri Motivi

La Corte ha respinto anche gli altri due motivi:
* Particolare tenuità del fatto: L’applicazione dell’art. 131-bis è stata correttamente esclusa dai giudici di merito a causa dei precedenti penali dell’imputato per reati contro il patrimonio e della potenziale pericolosità dell’arma.
* Attenuanti generiche: Il diniego è stato considerato legittimo per la mancanza di elementi positivi di valutazione a favore dell’imputato, rientrando nella discrezionalità del giudice di merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 21671/2024 rafforza un’interpretazione rigorosa del concetto di porto d’armi giustificato motivo. La sentenza chiarisce che le difficoltà personali e sociali, pur rilevanti, non possono prevalere sull’esigenza di tutela della sicurezza pubblica. La legge richiede una correlazione diretta e provata tra il porto dell’oggetto e una necessità lecita e contingente, una regola che si applica a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione abitativa. La decisione finale è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, a conferma della manifesta infondatezza del suo ricorso.

Essere una persona senza fissa dimora costituisce un “giustificato motivo” per portare con sé un coltello per uso quotidiano?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la condizione di senza fissa dimora non è di per sé sufficiente a giustificare il porto indiscriminato di un coltello. È sempre necessario dimostrare che il porto risponda a particolari esigenze dell’agente, perfettamente corrispondenti a regole comportamentali lecite, potendo il soggetto fare riferimento a un luogo riservato dove depositare tali oggetti.

Perché la Corte ha escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di non applicare l’art. 131-bis del codice penale a causa di elementi ostativi, quali i due precedenti pregiudizi penali del ricorrente per reati contro il patrimonio, la pluralità delle infrazioni contestate e la potenzialità offensiva dell’arma.

Quali criteri utilizza la giustizia per valutare se esiste un “giustificato motivo” per il porto di oggetti atti ad offendere?
La valutazione si basa su un esame complessivo di diverse circostanze: la natura dell’oggetto, le modalità di verificazione del fatto, le condizioni soggettive del portatore, i luoghi dell’accadimento e la normale funzione dell’oggetto. Il motivo deve essere collegato a esigenze particolari e corrispondere a regole di comportamento lecite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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