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Piscina abusiva: quando è nuova costruzione?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il sequestro di una piscina abusiva in area protetta. La Corte ha stabilito che una piscina non è una pertinenza, ma una nuova costruzione che richiede il permesso di costruire, perché altera permanentemente il territorio e ha un impatto urbanistico. La sentenza chiarisce che il sequestro è legittimo per il pericolo di aggravamento delle conseguenze del reato, anche a opera ultimata.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Piscina Abusiva: Quando una Pertinenza Diventa Nuova Costruzione?

La costruzione di una piscina è spesso vista come un semplice miglioramento della propria abitazione, un accessorio. Tuttavia, dal punto di vista legale, la questione è molto più complessa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia edilizia: la realizzazione di una piscina abusiva non può essere considerata una mera pertinenza, ma integra a tutti gli effetti una ‘nuova costruzione’, soggetta a precisi obblighi autorizzativi. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere i limiti della legge e le conseguenze della sua violazione, specialmente in aree soggette a vincoli paesaggistici.

I Fatti del Caso: Una Struttura in Area Protetta

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda la costruzione di un’importante struttura in muratura di circa 140 mq, comprendente una piscina rettangolare, pavimentazione esterna e muri di rivestimento in pietra. L’opera era stata realizzata dal proprietario di un terreno situato in una zona di pregio, all’interno di un Parco Regionale e sito di importanza comunitaria. Il problema principale era che la costruzione era avvenuta senza i necessari permessi di costruire e senza le autorizzazioni delle autorità preposte alla tutela del vincolo paesaggistico. Di conseguenza, le autorità avevano disposto il sequestro preventivo delle opere, provvedimento confermato anche dal Tribunale del Riesame.

La Decisione della Corte di Cassazione

Il proprietario ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la sussistenza sia del fumus commissi delicti (la parvenza di reato) sia del periculum in mora (il pericolo di un danno grave e irreparabile). La difesa sosteneva che la piscina dovesse essere considerata una semplice pertinenza, minimizzando così la gravità dell’abuso. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto completamente questa tesi, dichiarando il ricorso inammissibile e confermando la legittimità del sequestro.

Le Motivazioni: Perché una piscina abusiva non è una pertinenza?

La Corte ha articolato le sue motivazioni su due pilastri fondamentali: la qualificazione giuridica dell’opera e la sussistenza del pericolo che ne giustifica il sequestro.

La Nozione di Nuova Costruzione

Il Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001) definisce ‘interventi di nuova costruzione’ tutte quelle opere che comportano una trasformazione edilizia e urbanistica del territorio. La Cassazione ha chiarito che la costruzione di una piscina rientra pienamente in questa categoria perché implica una ‘permanente e stabile alterazione del territorio’. Non si tratta di un’opera minore, ma di un intervento che modifica in modo duraturo lo stato dei luoghi.

Distinzione tra Pertinenza Civilistica e Urbanistica

Uno degli snodi cruciali della sentenza è la distinzione tra il concetto di pertinenza definito dal Codice Civile (art. 817 c.c.) e quello, molto più stringente, applicato in materia urbanistica. Mentre nel diritto civile una pertinenza è un bene destinato in modo durevole a servizio od ornamento di un’altra cosa, nel diritto urbanistico un’opera può essere considerata pertinenziale solo se soddisfa requisiti molto più rigidi: deve essere di dimensioni ridotte, non avere un valore di mercato autonomo, non avere una destinazione d’uso indipendente e, soprattutto, non incidere sul carico urbanistico. Una piscina, per le sue dimensioni, la sua funzione e il suo valore, non possiede queste caratteristiche. Essa, infatti, non serve a migliorare le funzionalità dell’edificio principale, ma assicura un’utilità aggiuntiva (relax, attività sportiva), del tutto autonoma.

Le Motivazioni sul Periculum in Mora

La Corte ha confermato la sussistenza del periculum in mora, ovvero il pericolo che il libero utilizzo della piscina abusiva potesse aggravare le conseguenze del reato. Anche se l’opera era stata completata, il suo sfruttamento, specialmente se inserito in un contesto commerciale-ricettivo, avrebbe comportato un aumento del carico urbanistico (maggiore afflusso di persone, necessità di servizi, ecc.) e perpetuato l’offesa al bene protetto, ovvero il paesaggio. In zone vincolate, il pericolo non cessa con la fine dei lavori, ma perdura con l’utilizzo del manufatto, che continua a ledere l’equilibrio ambientale e territoriale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione è un monito importante per chiunque intenda realizzare opere edilizie. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:

1. Una piscina è sempre una nuova costruzione: Salvo casi eccezionali di volumi tecnici minimi, la realizzazione di una piscina richiede sempre il Permesso di Costruire.
2. Attenzione ai vincoli: Costruire in aree soggette a vincolo paesaggistico comporta obblighi ancora più stringenti e sanzioni più severe. L’offesa al paesaggio è considerata un reato permanente.
3. Il sequestro è una misura probabile: Le autorità possono disporre il sequestro preventivo per impedire che l’uso dell’opera abusiva aggravi il danno al territorio.

Questa sentenza riafferma la necessità di un controllo pubblico preventivo su ogni attività che trasformi il territorio, proteggendo il bene giuridico dell’assetto urbanistico e ambientale del nostro Paese.

Una piscina può essere considerata una pertinenza urbanistica?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una piscina non può essere qualificata come pertinenza urbanistica perché comporta una trasformazione durevole del territorio, ha un’autonoma utilità e valore di mercato, e incide sul carico urbanistico. Pertanto, è considerata a tutti gli effetti una ‘nuova costruzione’ che necessita del Permesso di Costruire.

Perché il sequestro di una piscina abusiva è giustificato anche se i lavori sono terminati?
Il sequestro è giustificato dal ‘periculum in mora’, ossia dal pericolo che l’uso del manufatto abusivo possa aggravare le conseguenze del reato. Anche a opera ultimata, l’utilizzo della piscina, specialmente in un’area vincolata, perpetua l’offesa al paesaggio e aumenta il carico urbanistico, consolidando il danno al territorio.

Qual è la differenza tra la nozione di pertinenza nel codice civile e quella in materia edilizia?
La nozione di pertinenza urbanistica è molto più restrittiva di quella civilistica. Mentre il codice civile si basa su un rapporto funzionale di servizio o ornamento, la normativa edilizia richiede che l’opera sia di dimensioni minime, priva di autonomia funzionale ed economica e che non alteri l’assetto del territorio. Una piscina non soddisfa questi rigidi criteri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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