LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Permesso premio: valutazione completa dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego di un permesso premio. La Corte ha stabilito che la decisione del Tribunale di Sorveglianza era ben motivata, avendo bilanciato correttamente gli elementi positivi (lavoro, parere favorevole del direttore) con quelli negativi (precedenti revoche di benefici per gravi violazioni). È stata ritenuta necessaria la prosecuzione del percorso trattamentale prima della concessione del beneficio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso premio: la Cassazione ribadisce i criteri di valutazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui criteri di valutazione per la concessione del permesso premio, un beneficio fondamentale nel percorso di reinserimento sociale del condannato. La Suprema Corte di Cassazione, con una recente decisione, ha confermato la linea secondo cui il giudice deve effettuare una valutazione complessiva e bilanciata di tutti gli aspetti della vita del detenuto, sia positivi che negativi, senza limitarsi alle sole condotte pregresse.

I fatti del caso

Un detenuto si era visto negare un permesso premio dal Magistrato di Sorveglianza. La decisione era stata confermata anche dal Tribunale di Sorveglianza in sede di reclamo. L’interessato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. A suo dire, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente considerato gli elementi positivi emersi durante il suo percorso detentivo, come il parere favorevole del direttore del carcere e l’attività lavorativa svolta, concentrandosi eccessivamente su condotte passate.

La valutazione del permesso premio secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici supremi hanno evidenziato come il Tribunale di Sorveglianza avesse, in realtà, operato un’analisi completa e coerente. La decisione impugnata non si era limitata a considerare gli aspetti negativi, ma li aveva correttamente ponderati insieme a quelli positivi.

Nello specifico, il Tribunale aveva tenuto conto del parere positivo del direttore e dell’attività lavorativa, ma aveva anche considerato la gravità dei precedenti provvedimenti di revoca di un altro beneficio (l’affidamento in prova) a causa di gravi violazioni commesse dal detenuto. Questo bilanciamento ha portato il giudice a concludere che, nonostante i progressi, fosse necessario un ulteriore periodo di trattamento e osservazione prima di poter concedere il permesso premio.

Le motivazioni della decisione

La motivazione centrale della Suprema Corte risiede nel perimetro del suo giudizio. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile proprio perché, di fatto, chiedeva una nuova e diversa lettura dei fatti, un’operazione che non è consentita in sede di legittimità. Il compito della Cassazione è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della decisione sia logica e non contraddittoria, non riesaminare le prove.

In questo caso, il Tribunale di Sorveglianza ha fornito una motivazione coerente, spiegando perché gli elementi negativi del passato fossero ancora rilevanti e perché, nonostante i segnali positivi, il percorso rieducativo del condannato non fosse ancora giunto a un livello di maturazione tale da giustificare la concessione del beneficio. La necessità di un “ulteriore periodo di trattamentale” è stata quindi considerata una conclusione logica e non censurabile.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio cardine in materia di esecuzione della pena: la concessione di un permesso premio non è un automatismo legato al trascorrere del tempo o alla presenza di singoli elementi positivi. È, invece, il risultato di un giudizio complesso che deve tenere conto dell’intero percorso del detenuto. La decisione del giudice di sorveglianza deve essere il frutto di un bilanciamento attento tra i progressi compiuti e le criticità ancora presenti. Per gli operatori del diritto e per chi affronta un percorso detentivo, questa pronuncia sottolinea l’importanza di dimostrare un cambiamento consolidato e non solo episodico, e ribadisce che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per rimettere in discussione l’apprezzamento dei fatti.

Come viene valutata una richiesta di permesso premio?
La valutazione deve essere completa e bilanciata, considerando tutti gli elementi acquisiti, sia quelli positivi (come l’attività lavorativa e i pareri favorevoli) sia quelli negativi (come precedenti violazioni o revoche di altri benefici).

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti per ottenere un permesso premio?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione non può effettuare una nuova e diversa valutazione degli elementi di fatto. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza della motivazione della decisione impugnata. Un ricorso che mira a un riesame del merito viene dichiarato inammissibile.

Quali sono le conseguenze se un ricorso contro il diniego di un permesso premio viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, ritenuta congrua, in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati