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Permesso premio: l’impugnazione corretta è il reclamo

Un detenuto si è visto negare un permesso premio dal Magistrato di Sorveglianza e ha proposto ricorso diretto in Cassazione. La Suprema Corte ha riqualificato l’atto come reclamo, trasmettendolo al competente Tribunale di Sorveglianza. La decisione ribadisce che la procedura corretta per contestare il diniego di un permesso premio è il reclamo, applicando il principio del ‘favor impugnationis’ per non vanificare l’azione del ricorrente.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio: La Cassazione chiarisce la via corretta per l’impugnazione

Il permesso premio rappresenta uno degli strumenti più significativi nel percorso di risocializzazione del detenuto. Tuttavia, la sua concessione è soggetta a valutazioni che possono essere contestate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla procedura corretta da seguire in caso di diniego, confermando un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale.

I Fatti del Caso: La richiesta di un detenuto

Un detenuto, dopo aver scontato quattordici anni di reclusione, presentava istanza per ottenere un permesso premio. Il Magistrato di Sorveglianza di Lecce rigettava la richiesta con un’ordinanza del 28 luglio 2023. La motivazione del diniego si basava sulla valutazione del programma trattamentale in corso, ritenuto ancora non pronto per una “proiezione all’esterno”. Secondo il giudice, era necessaria la prosecuzione del trattamento intramurario per poter formulare una prognosi di affidabilità più solida.

Ritenendo la decisione ingiusta e la motivazione in contrasto con la funzione stessa del permesso premio (che è parte integrante del trattamento), il detenuto, tramite il suo difensore, proponeva ricorso direttamente alla Corte di Cassazione.

L’Errata Impugnazione e il Principio del “Favor Impugnationis”

La difesa del ricorrente denunciava una violazione di legge e un vizio di motivazione. Tuttavia, il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione rilevava un errore di natura procedurale: lo strumento utilizzato (il ricorso per cassazione) non era quello corretto. La legge, infatti, prevede una strada specifica per contestare le decisioni sui permessi premio.

L’articolo 30-ter dell’Ordinamento Penitenziario stabilisce chiaramente al settimo comma che il provvedimento relativo ai permessi premio è soggetto a reclamo al Tribunale di Sorveglianza. Non è quindi ammesso un ricorso diretto alla Suprema Corte.

La corretta qualificazione del ricorso per il permesso premio

Di fronte a un’impugnazione presentata a un giudice incompetente o con un mezzo non corretto, il sistema processuale prevede un meccanismo di salvaguardia noto come favor impugnationis, disciplinato dall’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale. Questo principio consente al giudice di non dichiarare semplicemente inammissibile l’atto, ma di riqualificarlo come l’impugnazione corretta e di trasmettere gli atti al giudice competente. Ed è esattamente ciò che ha fatto la Corte di Cassazione in questo caso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, accogliendo la richiesta del Procuratore Generale, ha qualificato il ricorso come reclamo. I giudici hanno sottolineato che la norma dell’art. 30-ter Ord. Pen. è inequivocabile e non ammette eccezioni. Le decisioni del magistrato di sorveglianza in materia di permesso premio sono impugnabili esclusivamente con reclamo al Tribunale di Sorveglianza.

A sostegno della propria decisione, la Corte ha richiamato un suo precedente consolidato (sentenza n. 29215 del 2013), ribadendo che l’impugnazione corretta è il reclamo e non il ricorso diretto per cassazione. Applicando il principio del favor impugnationis, la Corte ha evitato di penalizzare il ricorrente per l’errore procedurale, garantendo che la sua contestazione potesse essere esaminata nel merito dall’organo giudiziario competente.

Le Conclusioni

La decisione in esame ha un’importante valenza pratica. Essa chiarisce definitivamente che avverso il diniego di un permesso premio da parte del Magistrato di Sorveglianza, l’unica via percorribile è quella del reclamo al Tribunale di Sorveglianza. Questo non solo garantisce il rispetto delle norme procedurali, ma assicura anche un doppio grado di giudizio di merito sulla questione. Inoltre, la conferma dell’applicazione del favor impugnationis rappresenta una tutela fondamentale per il diritto di difesa, poiché consente di “salvare” l’impugnazione errata, indirizzandola verso la sede corretta senza precludere al detenuto la possibilità di far valere le proprie ragioni.

Qual è lo strumento corretto per impugnare un’ordinanza del magistrato di sorveglianza che nega un permesso premio?
Lo strumento corretto è il reclamo al Tribunale di Sorveglianza, come esplicitamente previsto dall’art. 30-ter, comma settimo, dell’Ordinamento Penitenziario.

Cosa succede se si presenta un ricorso per cassazione invece di un reclamo?
Il ricorso non viene dichiarato inammissibile, ma viene qualificato come reclamo e trasmesso al competente Tribunale di Sorveglianza. Questo avviene in applicazione del principio del favor impugnationis (art. 568, comma 5, c.p.p.).

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso nel merito della richiesta di permesso premio?
La Corte di Cassazione non ha deciso nel merito perché non è l’organo competente a valutare la concessione del permesso. Il suo ruolo in questo caso è stato quello di correggere l’errore procedurale e indicare il giudice corretto (il Tribunale di Sorveglianza) per la trattazione del caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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