LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Permesso di necessità: no per eventi culturali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31904/2025, ha annullato la concessione di un permesso di necessità a un detenuto per partecipare a uno spettacolo teatrale. La Corte ha stabilito che tale permesso è riservato esclusivamente a eventi familiari di particolare gravità o a imminente pericolo di vita di un congiunto, e non può essere esteso ad attività trattamentali o di reinserimento sociale, per le quali esiste l’apposito istituto del permesso premio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso di Necessità: la Cassazione traccia i confini

L’ordinamento penitenziario prevede diversi strumenti per favorire il contatto del detenuto con il mondo esterno, bilanciando le esigenze di sicurezza con quelle di rieducazione e umanizzazione della pena. Tra questi, il permesso di necessità e il permesso premio sono spesso oggetto di dibattito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31904/2025) ha fornito un chiarimento fondamentale sui limiti applicativi del primo, escludendo la sua concessione per la partecipazione a eventi culturali.

I Fatti del Caso

Un detenuto, impegnato in un laboratorio teatrale all’interno del carcere, aveva ottenuto dal Magistrato di sorveglianza un permesso di necessità, ai sensi dell’art. 30 dell’Ordinamento Penitenziario, per partecipare a una rappresentazione teatrale all’esterno dell’istituto. Il Procuratore della Repubblica aveva presentato reclamo, ma il Tribunale di sorveglianza aveva confermato la decisione, ritenendo che l’evento culturale potesse essere un’importante occasione di integrazione e rispondesse a fondamentali esigenze di umanizzazione della pena.
Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un’interpretazione errata della finalità del permesso di necessità.

La Questione Giuridica: i limiti del Permesso di Necessità

Il cuore della questione risiede nella corretta interpretazione dell’art. 30 dell’Ordinamento Penitenziario. Questa norma prevede la concessione di un permesso di necessità in due ipotesi specifiche:
1. Imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente.
2. Eventi familiari di particolare gravità.

Il Tribunale di sorveglianza aveva adottato una lettura estensiva, riconducendo la partecipazione allo spettacolo teatrale a un’esigenza trattamentale e di umanizzazione. Al contrario, il Procuratore Generale sosteneva che l’istituto avesse una natura eccezionale e fosse strettamente legato a episodi gravi della vita personale e affettiva del detenuto, non a finalità di recupero sociale, per le quali è previsto il diverso istituto del permesso premio (art. 30-ter Ord. pen.).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando senza rinvio le decisioni dei giudici di merito. I giudici hanno riaffermato che il permesso di necessità ha una funzione esclusivamente umanitaria, volta a consentire al detenuto di essere presente in momenti eccezionali e gravi della vita della sua famiglia. Non può, quindi, essere utilizzato per finalità diverse, come quelle trattamentali o rieducative.

La Corte ha sottolineato che confondere i due istituti snaturerebbe la loro previsione normativa. Mentre il permesso di necessità risponde a un bisogno umano impellente e non preventivabile, il permesso premio è un beneficio legato al percorso rieducativo del detenuto, alla sua buona condotta e all’assenza di pericolosità sociale. La partecipazione a un evento culturale, per quanto lodevole e parte di un progetto di inclusione, rientra in quest’ultima categoria.

La giurisprudenza di legittimità è costante nell’ancorare l’operatività dell’art. 30 alla sfera affettivo-familiare del ristretto. Utilizzarlo per attività esterne, anche se promosse dall’amministrazione penitenziaria, costituisce una violazione di legge, poiché per tali scopi il legislatore ha previsto lo strumento del permesso premio, che richiede presupposti e valutazioni differenti.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta tra il permesso di necessità e il permesso premio. Ha ribadito che il primo è uno strumento eccezionale, non destinato a promuovere il reinserimento sociale, ma a tutelare il diritto del detenuto a partecipare a eventi di eccezionale gravità legati alla sua sfera familiare. La decisione impugnata è stata ritenuta non conforme alla legge perché ha applicato un istituto con finalità umanitarie a un contesto, quello trattamentale e culturale, per il quale l’ordinamento prevede un diverso e specifico beneficio. Viene così ripristinata la corretta applicazione delle norme, garantendo certezza del diritto e coerenza sistematica all’interno dell’ordinamento penitenziario.

Un detenuto può ottenere un permesso di necessità per partecipare a un evento culturale come uno spettacolo teatrale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il permesso di necessità è strettamente riservato a eventi familiari di particolare gravità o a imminente pericolo di vita di un congiunto. Non può essere concesso per attività trattamentali o culturali.

Qual è la differenza fondamentale tra ‘permesso di necessità’ e ‘permesso premio’?
Il permesso di necessità risponde a esigenze umanitarie eccezionali e gravi, legate alla sfera familiare del detenuto. Il permesso premio, invece, è un beneficio legato al percorso rieducativo, concesso per coltivare interessi affettivi, culturali o di lavoro a detenuti che hanno mantenuto una buona condotta e non sono considerati socialmente pericolosi.

Per quali eventi si può concedere un permesso di necessità?
Secondo la legge (art. 30 Ord. pen.) e l’interpretazione della Cassazione, il permesso di necessità può essere concesso solo in caso di ‘imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente’ o per ‘eventi familiari di particolare gravità’. Si tratta di situazioni eccezionali che toccano la sfera affettivo-familiare del detenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati