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Permessi premio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un detenuto avverso un’ordinanza in materia di permessi premio. La Corte sottolinea che la legge prevede lo strumento del reclamo come rimedio preliminare, rendendo il ricorso diretto per Cassazione non percorribile per sopravvenuta carenza di interesse.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permessi Premio: Il Ricorso Diretto in Cassazione è Inammissibile

L’ordinamento giuridico stabilisce percorsi ben definiti per la tutela dei diritti. Seguire la corretta procedura di impugnazione è fondamentale per ottenere una pronuncia nel merito della propria istanza. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce questo principio in materia di permessi premio, chiarendo perché il ricorso diretto alla Suprema Corte, senza aver prima esperito i rimedi previsti, è destinato a essere dichiarato inammissibile.

I Fatti del Caso

Un detenuto presentava ricorso alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza emessa dal Giudice di Sorveglianza in data 1° luglio 2024. L’oggetto del contendere era la negazione o la regolamentazione di permessi premio, un beneficio previsto per i condannati che dimostrano una partecipazione proficua al percorso rieducativo. Tuttavia, invece di utilizzare lo strumento specifico previsto dalla legge per contestare la decisione del Giudice di Sorveglianza, il ricorrente si rivolgeva direttamente alla più alta corte del sistema giudiziario italiano.

La Decisione della Corte sui permessi premio

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. La decisione non è entrata nel merito della richiesta del detenuto, ma si è fermata a un esame preliminare di natura puramente processuale. La Corte ha constatato che il ricorrente non aveva seguito l’iter corretto, rendendo di fatto il suo ricorso irricevibile.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine della procedura penale: la specificità dei mezzi di impugnazione. La legge prevede espressamente che i provvedimenti in materia di permessi premio debbano essere impugnati, in prima battuta, attraverso lo strumento del reclamo. Questo passaggio intermedio è obbligatorio e non può essere saltato.

Il ricorso diretto per Cassazione è, pertanto, una via non percorribile. La Corte ha qualificato l’inammissibilità ai sensi dell’art. 591, comma 1, lettera a), del codice di procedura penale, dichiarando il ricorso inammissibile per ‘sopravvenuta carenza di interesse’. Questo significa che, una volta constatata l’esistenza di un altro rimedio che doveva essere attivato per primo, l’interesse a una pronuncia della Cassazione viene meno.

Un aspetto di notevole interesse pratico riguarda le spese processuali. Richiamando consolidati orientamenti delle Sezioni Unite (sentenze Vitale del 1996 e Chiappetta del 1997), la Corte ha stabilito che, in questo specifico caso di errore procedurale, il ricorrente non dovesse essere condannato né al pagamento delle spese processuali né al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. Si tratta di un’eccezione che mitiga le conseguenze economiche dell’errore per il ricorrente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza funge da importante promemoria sull’importanza del rispetto delle regole procedurali. Saltare un grado di giudizio o un rimedio specifico come il reclamo non accelera i tempi, ma conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Per i professionisti legali e per i cittadini, emerge la chiara indicazione di dover esaurire tutti i rimedi previsti dalla legge prima di adire la Corte di Cassazione. La decisione, pur non pronunciandosi sul diritto sostanziale del detenuto a ottenere i permessi premio, rafforza la certezza del diritto processuale e la funzione nomofilattica della Suprema Corte, garante della corretta applicazione delle norme.

È possibile ricorrere direttamente in Cassazione contro un’ordinanza sui permessi premio?
No, l’ordinanza stabilisce che non è possibile. La legge prevede che, prima di un eventuale ricorso in Cassazione, sia necessario presentare un’apposita impugnazione chiamata ‘reclamo’.

Cosa succede se si salta il procedimento di reclamo e si ricorre direttamente in Cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, come deciso nel caso di specie. Il giudice non entra nel merito della questione.

In caso di inammissibilità del ricorso per questo motivo, il ricorrente deve pagare le spese processuali?
No. Basandosi su precedenti sentenze delle Sezioni Unite, la Corte ha stabilito che, in questa particolare situazione di inammissibilità, il ricorrente non è condannato né al pagamento delle spese processuali né al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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