LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Periculum in mora: motivazione necessaria nel sequestro

La Corte di Cassazione ha annullato un provvedimento di sequestro preventivo per totale assenza di motivazione sul ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni. La sentenza stabilisce che una formula generica e astratta non è sufficiente a giustificare la misura cautelare, neppure in casi di confisca obbligatoria. Tale vizio, qualificabile come nullità radicale, non può essere sanato dal Tribunale del Riesame, portando all’annullamento senza rinvio del sequestro e alla restituzione dei beni.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora: la motivazione è obbligatoria per il sequestro

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: un sequestro preventivo non può reggersi su motivazioni generiche. Anche quando la legge prevede la confisca obbligatoria, il giudice deve sempre spiegare in modo concreto e specifico perché esiste un periculum in mora, ovvero il rischio che i beni vengano dispersi. In assenza di tale spiegazione, il provvedimento è nullo.

Il Caso in Esame: Un Sequestro Annullato per Difetto di Motivazione

La vicenda trae origine da un’indagine per reati fiscali. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) aveva disposto un sequestro preventivo sui beni di alcuni indagati. Successivamente, il Tribunale del Riesame di Ancona aveva confermato tale misura. La difesa degli indagati ha però presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge per carenza assoluta di motivazione su due fronti: sia sulla sussistenza del reato (fumus boni iuris) sia, e soprattutto, sul rischio di dispersione dei beni (periculum in mora).

Secondo i ricorrenti, il provvedimento iniziale si limitava ad affermare, in modo del tutto generico, che era ‘prevedibile’ che gli indagati, una volta scoperta l’indagine, avrebbero fatto sparire i beni. Questa, secondo la difesa, non è una motivazione, ma una mera clausola di stile.

Il Principio Cardine: perché il periculum in mora va sempre dimostrato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, concentrandosi proprio sulla questione del periculum in mora. La decisione è di fondamentale importanza perché chiarisce che l’esigenza di anticipare gli effetti della confisca deve essere sempre giustificata da ragioni concrete.

La Lezione delle Sezioni Unite “Ellade”

Richiamando la celebre sentenza “Ellade” delle Sezioni Unite, la Corte ha sottolineato che il giudice può, e non deve, disporre il sequestro. Questa facoltà implica un dovere di motivazione. Affermare che la confisca è ‘obbligatoria’ per legge non rende automaticamente ‘obbligatorio’ anche il sequestro preventivo. Il sequestro è uno strumento cautelare, la cui applicazione va ponderata caso per caso.

Il giudice deve quindi indicare le ragioni specifiche per cui si ritiene che quel determinato bene possa essere, nelle more del giudizio, ‘modificato, disperso, deteriorato, utilizzato od alienato’.

L’Errore del Giudice: una Motivazione Apparente

Nel caso specifico, la Cassazione ha definito la motivazione del G.i.p. ‘meramente apparente ed assertiva’. La frase secondo cui era ‘prevedibile’ la sparizione dei beni è stata considerata priva di qualunque specificità e riferimento concreto agli atti di indagine. È una formula astratta che potrebbe essere usata in qualsiasi procedimento, ma che non spiega perché, in quel caso, esisteva un pericolo reale e attuale. Un vizio così grave, che integra una nullità radicale del provvedimento, non può essere ‘sanato’ o ‘integrato’ successivamente dal Tribunale del Riesame.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha stabilito che la totale assenza di motivazione sul periculum in mora nel decreto di sequestro originario costituisce una causa di nullità. Poiché il Tribunale del Riesame non ha il potere di integrare una motivazione del tutto mancante su un punto essenziale, anche la sua ordinanza confermativa è illegittima. L’effetto di questa catena di nullità è l’annullamento senza rinvio di entrambi i provvedimenti e l’immediata restituzione dei beni sequestrati a chi ne ha diritto. La Corte ha ritenuto questo motivo talmente assorbente da non dover neppure esaminare le altre doglianze relative alla sussistenza del reato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza invia un messaggio chiaro ai giudici della cautela: non sono ammesse scorciatoie motivazionali. Il sequestro preventivo è una misura che incide pesantemente sui diritti patrimoniali dei cittadini e la sua adozione deve essere supportata da un’analisi concreta del pericolo di dispersione dei beni. Le formule stereotipate e le presunzioni astratte non bastano. Per la difesa, ciò significa che è sempre fondamentale verificare attentamente la motivazione del provvedimento di sequestro, poiché una sua carenza sul periculum in mora costituisce un vizio gravissimo che può portare all’immediata liberazione dei beni.

È sufficiente che un bene sia confiscabile per legge per poterne ordinare il sequestro preventivo?
No. Secondo la Corte, anche in caso di confisca obbligatoria, il giudice deve sempre motivare in modo specifico e concreto l’esistenza del ‘periculum in mora’, cioè il rischio effettivo che il bene venga disperso prima della fine del processo. Il sequestro non è un atto automatico.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ riguardo al periculum in mora?
Si intende una motivazione che utilizza formule generiche, astratte e stereotipate, non collegate al caso specifico. Ad esempio, affermare semplicemente che ‘è prevedibile che l’indagato farà sparire i beni’ è una motivazione apparente, perché non si basa su elementi concreti emersi dalle indagini.

Il Tribunale del Riesame può correggere la mancanza totale di motivazione del provvedimento di sequestro iniziale?
No. La giurisprudenza costante, ribadita in questa sentenza, stabilisce che il Tribunale del Riesame non può integrare una motivazione che sia del tutto assente nel provvedimento originario. Una tale carenza costituisce una nullità radicale che non può essere sanata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati