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Periculum in mora: Cassazione e sequestro preventivo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un sequestro preventivo, chiarendo i limiti del giudizio di rinvio. La Corte ha ritenuto sufficiente la motivazione sul periculum in mora basata sull’intestazione fittizia di beni, considerata indice del rischio di dispersione di profitti illeciti.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Periculum in Mora: La Cassazione Fissa i Paletti del Ricorso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44820/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i presupposti del sequestro preventivo e, in particolare, la corretta motivazione del periculum in mora. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione e sul perimetro del giudizio di rinvio, specialmente quando si discute della necessità di prevenire la dispersione di beni ritenuti provento di attività illecite. L’analisi del caso concreto, relativo a un’ipotesi di intestazione fittizia di beni tra padre e figlio, permette di comprendere come la giurisprudenza valuti il rischio di occultamento del patrimonio.

I Fatti del Caso: L’Intestazione Fittizia di Beni

Il caso trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro. Il provvedimento aveva ad oggetto una ditta individuale, comprensiva del suo compendio aziendale e delle disponibilità finanziarie, e un fabbricato. Sebbene tali beni fossero formalmente intestati al ricorrente (il figlio), gli inquirenti li ritenevano riconducibili al padre, indagato per gravi reati. L’ipotesi accusatoria era quella di un’intestazione fittizia, finalizzata a schermare i profitti derivanti da attività illecite.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Il provvedimento di sequestro veniva confermato una prima volta dal Tribunale del riesame. Tuttavia, la Corte di Cassazione annullava questa decisione con rinvio, invitando il Tribunale a una nuova valutazione. All’esito del giudizio di rinvio, il Tribunale confermava nuovamente il sequestro. Contro questa seconda ordinanza, la difesa proponeva un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando una carenza di motivazione sul periculum in mora. Secondo il ricorrente, il Tribunale non aveva adeguatamente spiegato il rischio concreto e attuale che i beni potessero essere alienati o nascosti, limitandosi a frasi stereotipate e integrando illegittimamente la motivazione del provvedimento originario.

La Decisione della Cassazione e il Periculum in Mora

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una disamina rigorosa dei principi che governano il giudizio di legittimità in materia di misure cautelari reali.

I Limiti del Giudizio di Rinvio e la Catena Devolutiva

In primo luogo, la Corte ha chiarito che nel giudizio di rinvio il giudice è vincolato a decidere esclusivamente sui punti indicati dalla sentenza di annullamento della Cassazione. Nel caso di specie, la difesa aveva introdotto per la prima volta una doglianza sulla radicale assenza di motivazione del periculum in mora nel decreto di sequestro originario. La Corte ha ritenuto tale motivo inammissibile, poiché non era stato sollevato nel precedente ricorso. Si tratta di una violazione della ‘catena devolutiva’, principio per cui non si possono introdurre in fasi successive del giudizio motivi di ricorso non proposti in precedenza.

La Sufficienza della Motivazione sul Rischio di Dispersione

Nel merito, la Cassazione ha ritenuto che il Tribunale avesse correttamente adempiuto all’onere motivazionale. La motivazione del periculum in mora è stata considerata logica e plausibile, poiché fondata su elementi concreti. La stessa fittizietà dell’intestazione aziendale dal padre al figlio è stata interpretata come un chiaro ‘indice di intenzionale dissimulazione’ del reale titolare dei profitti illeciti. Tale condotta, secondo la Corte, è preludio di ulteriori manovre volte a mantenere il controllo delle risorse e a sottrarle a future misure ablatorie. La natura dei beni sequestrati – un’azienda con risorse finanziarie e strumentali – è stata inoltre considerata di ‘facilissima cessione o occultamento’, rafforzando la concretezza del pericolo.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la propria decisione di inammissibilità su due pilastri argomentativi. Il primo riguarda un aspetto procedurale: la questione della nullità del provvedimento genetico per assenza di motivazione sul periculum non era stata dedotta nel primo ricorso e, pertanto, non poteva essere introdotta nel giudizio di rinvio, il cui ambito era limitato alla disamina del pericolo in mora come indicato dalla precedente sentenza della Corte. Il secondo pilastro è di natura sostanziale: il Tribunale ha fornito una motivazione non manifestamente illogica né carente. Ha infatti collegato il periculum in mora alla stessa operazione di intestazione fittizia, vista come una strategia dissimulatoria che manifesta l’intenzione di occultare beni illeciti. Questo, unito alla facile commerciabilità dei beni aziendali, rende concreto il rischio di dispersione, giustificando la misura cautelare. La Corte ribadisce infine che il ricorso avverso le misure cautelari reali è consentito solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o apparente, condizione non riscontrata nel caso in esame.

Le conclusioni

La sentenza conferma un orientamento consolidato secondo cui, in tema di sequestro preventivo, la valutazione del periculum in mora può basarsi anche su elementi logici desunti dalla condotta dell’indagato. Un’operazione di intestazione fittizia non è solo un indizio del fumus commissi delicti, ma può costituire essa stessa una prova del pericolo che i beni vengano ulteriormente occultati. La decisione sottolinea inoltre il rigore con cui la Cassazione delimita l’oggetto del giudizio di rinvio, impedendo alle difese di introdurre tardivamente nuove eccezioni. Per gli operatori del diritto, ciò significa che i motivi di ricorso devono essere articolati in modo completo e tempestivo fin dalla prima impugnazione, pena la perdita della possibilità di farli valere in seguito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché la difesa ha sollevato una questione nuova (la nullità del provvedimento originario per mancanza di motivazione sul periculum) che non era stata dedotta nel precedente ricorso, violando così la ‘catena devolutiva’ e i limiti del giudizio di rinvio. Inoltre, la motivazione del provvedimento impugnato è stata ritenuta non illogica.

Su quali elementi si basa la motivazione del periculum in mora ritenuta sufficiente dalla Corte?
La motivazione si basa sulla fittizietà dell’intestazione dell’azienda da padre a figlio, interpretata come un chiaro indice della volontà di nascondere il reale titolare dei profitti illeciti e come preludio a ulteriori condotte dispersive. A ciò si aggiunge la natura stessa dei beni (azienda, disponibilità finanziarie), considerati di facile cessione o occultamento.

È sempre possibile contestare in Cassazione la motivazione di un sequestro preventivo?
No. La Corte chiarisce che il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge. Un vizio di motivazione può essere fatto valere solo se è talmente grave da tradursi in una violazione di legge, cioè quando la motivazione manca del tutto, è puramente apparente o è manifestamente illogica, al punto da non rendere comprensibile il ragionamento del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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