LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pericolo di reiterazione reato: quando è attuale?

Un professionista, curatore fallimentare, sottoposto ad arresti domiciliari, ricorre in Cassazione sostenendo l’insussistenza delle esigenze cautelari. Egli afferma che la revoca degli incarichi e la richiesta di cancellazione dall’albo professionale avrebbero eliminato il rischio di recidiva. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che il pericolo di reiterazione reato rimane attuale e concreto. La decisione si fonda sulla persistente rete di relazioni dell’indagato e sulla sua notevole capacità criminale, elementi che trascendono il ruolo formale ricoperto e giustificano il mantenimento della misura cautelare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Reiterazione Reato: Anche Senza Incarico la Misura Cautelare è Legittima

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 35354/2024 offre un’importante chiave di lettura sul concetto di pericolo di reiterazione reato e sulla sua valutazione ai fini dell’applicazione delle misure cautelari. La pronuncia chiarisce che la cessazione da un incarico professionale non è, di per sé, sufficiente a escludere la persistenza di tale pericolo, specialmente quando la pericolosità sociale dell’indagato è radicata in una fitta rete di relazioni e in una spiccata capacità criminale.

I Fatti del Caso: un Professionista agli Arresti Domiciliari

Il caso analizzato riguarda un professionista, indagato per interesse privato del curatore e falsa perizia, al quale era stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari. Secondo l’accusa, l’uomo aveva gestito una procedura fallimentare come “cosa propria”, avvantaggiando i propri familiari a danno dei creditori, grazie all’inserimento di fiduciari all’interno della procedura.

Il Tribunale del Riesame aveva confermato la misura, pur escludendo una delle condotte contestate. Contro questa decisione, l’indagato proponeva ricorso per cassazione.

Il Ricorso in Cassazione e il Pericolo di Reiterazione Reato

La difesa dell’indagato si basava principalmente su due argomenti:
1. Insussistenza delle esigenze cautelari: Si sosteneva che il Tribunale avesse erroneamente collegato la gravità dei fatti alla personalità dell’indagato, senza considerare che il rischio di recidiva era stato neutralizzato dalla revoca di tutti gli incarichi e dalla richiesta di cancellazione dall’albo professionale.
2. Violazione dei criteri di adeguatezza e proporzionalità: La misura degli arresti domiciliari era ritenuta eccessiva rispetto alla situazione concreta.

L’Analisi della Cassazione sul Pericolo di Reiterazione Reato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, fornendo una disamina approfondita dei requisiti per le misure cautelari, con un focus particolare sul pericolo di reiterazione reato.

Attualità e Concretezza del Pericolo

I giudici hanno ribadito che, a seguito della riforma del 2015 (legge n. 47), il pericolo di reiterazione deve essere non solo concreto, ma anche attuale. Tuttavia, l’attualità non va confusa con l’imminenza di un nuovo crimine. Essa indica, piuttosto, la continuità del periculum libertatis nel tempo. Questa continuità può essere desunta dalla gravità del reato, dalle modalità della condotta e da elementi recenti che confermano l’effettività del rischio.

La Rete di Relazioni come Fattore di Rischio

Il punto cruciale della decisione risiede nella valutazione della posizione soggettiva dell’indagato. Il Tribunale aveva correttamente valorizzato:
* L’inconsueta capacità criminale e la “delinquenziale maestria” dimostrate.
* La capacità di tessere una trama di rapporti per inserire propri fiduciari nella procedura fallimentare.
* La fitta rete di rapporti professionali, in particolare la stretta e continua collaborazione con un altro professionista, dipendente del Ministero della Giustizia, che operava all’interno dello stesso ufficio giudiziario.

È proprio quest’ultimo elemento a rendere irrilevante la revoca degli incarichi. La Corte ha ritenuto che la pericolosità sociale dell’indagato non derivasse tanto dalla carica ricoperta, quanto dalla sua abilità nel manipolare persone e procedure attraverso la sua rete di contatti. Questa rete, essendo ancora attiva, rendeva concreto e attuale il rischio che potesse commettere altri reati dello stesso tipo, anche al di fuori di un incarico pubblico formale.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso affermando che, sebbene in linea di principio la sospensione da un pubblico ufficio sia la misura preordinata a prevenire l’abuso di poteri, la prognosi sulla pericolosità sociale può rimanere sfavorevole se l’indagato conserva una posizione soggettiva che gli consente di perpetrare condotte antigiuridiche. Nel caso di specie, la rete di relazioni e la specifica competenza nel settore fallimentare costituivano una “posizione soggettiva” che rendeva probabili ulteriori reati, anche senza la qualifica di curatore. La condotta dell’indagato, pur essendo legata all’esercizio delle funzioni di curatore fallimentare, era talmente radicata nella sua personalità e nelle sue relazioni da trascendere il ruolo specifico. Pertanto, la misura degli arresti domiciliari è stata giudicata necessaria e proporzionata per neutralizzare un pericolo di reiterazione reato ancora concreto e attuale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: nella valutazione delle esigenze cautelari, il giudice deve compiere un’analisi approfondita e non fermarsi a elementi formali come la cessazione da un incarico. La pericolosità di un soggetto può risiedere in fattori più profondi, come la sua rete di contatti, la sua influenza e le sue capacità criminali. Quando questi elementi persistono, il pericolo di reiterazione reato rimane attuale, giustificando l’applicazione di misure cautelari adeguate a prevenire la commissione di nuovi crimini.

La revoca di un incarico e la cancellazione da un albo professionale sono sufficienti a escludere il pericolo di reiterazione del reato?
No. Secondo la Corte, tali circostanze non sono sufficienti se l’indagato mantiene una posizione soggettiva, come una fitta rete di relazioni e influenza, che gli consente di commettere ulteriori reati dello stesso tipo, anche al di fuori di un incarico formale.

Cosa si intende per ‘attualità’ del pericolo di reiterazione del reato?
L’attualità non significa imminenza della commissione di un nuovo reato, ma indica la continuità del pericolo nel tempo. Può essere apprezzata sulla base della vicinanza ai fatti contestati o della presenza di elementi recenti che dimostrano l’effettività del rischio che la misura cautelare intende prevenire.

Quali elementi può considerare il giudice per valutare la pericolosità sociale di un indagato?
Il giudice può considerare una pluralità di fattori, tra cui: la capacità criminale dimostrata, la ‘maestria’ nella gestione di procedure complesse per fini illeciti, la capacità di creare e mantenere una rete di fiduciari e collaboratori, e la persistenza di tali relazioni professionali anche dopo la cessazione degli incarichi formali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati