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Pericolo di reiterazione: il contesto conta

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato per ricettazione contro il divieto di dimora a Napoli. La Corte stabilisce che la valutazione del pericolo di reiterazione può legittimamente includere il contesto sociale e ambientale dell’imputato, non limitandosi al solo reato contestato ma estendendosi a reati ‘analoghi’. La valutazione discrezionale del giudice di merito non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e completa.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Reiterazione: La Cassazione Sottolinea l’Importanza del Contesto Sociale

La recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, Sezione 2, n. 26648 del 2025, offre un importante chiarimento sui criteri di valutazione del pericolo di reiterazione ai fini dell’applicazione delle misure cautelari. La Corte ha stabilito che il contesto sociale e relazionale in cui un imputato è inserito è un elemento pienamente legittimo per valutare il rischio che commetta nuovi reati, anche se diversi ma ‘analoghi’ a quello per cui si procede. Questa decisione consolida un principio fondamentale nella giurisprudenza cautelare, limitando la possibilità di sindacare le valutazioni di merito in sede di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso presentato dalla difesa di un uomo, imputato per il delitto di ricettazione, a cui era stata applicata la misura cautelare del divieto di dimorare nel Comune di Napoli. La difesa aveva chiesto la revoca della misura, ma l’istanza era stata respinta sia dal Giudice per le Indagini Preliminari sia, in sede di appello, dal Tribunale del Riesame di Napoli. Contro quest’ultima ordinanza, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente lamentava principalmente due vizi:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: La difesa sosteneva che la motivazione del Tribunale fosse carente e illogica. In particolare, si contestava il riferimento all’inserimento dell’imputato in un determinato movimento politico come elemento rilevante, giudicandolo non pertinente al reato di ricettazione. Inoltre, si asseriva che non fossero stati adeguatamente considerati lo stato di incensuratezza dell’imputato e il suo rispetto delle prescrizioni imposte.
2. Errata valutazione del pericolo cautelare: Si argomentava che il pericolo fosse stato desunto in modo errato dal fatto che Napoli fosse il luogo del delitto e di possibile incontro con i coimputati. La difesa faceva notare che anche i coimputati erano sottoposti a misure cautelari, rendendo improbabile un incontro. Si aggiungeva che, se lo scopo era prevenire azioni violente, queste avrebbero potuto essere commesse anche al di fuori del territorio napoletano.

La Valutazione del Pericolo di Reiterazione da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo i confini del proprio giudizio in materia di misure cautelari. Gli Ermellini hanno chiarito che il controllo di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione del merito delle prove o della consistenza delle esigenze cautelari. Il compito della Cassazione è verificare l’esistenza e la coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato, senza sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Le motivazioni

Nel respingere le censure, la Corte ha affermato che entrambi i motivi del ricorso miravano a contestare valutazioni discrezionali dei giudici della cautela, cosa non consentita in sede di legittimità. La motivazione del Tribunale non presentava fratture logiche né profili di illegittimità.

In particolare, la Corte ha ritenuto legittima la valutazione del contesto relazionale dell’imputato ai fini dell’identificazione del pericolo di reiterazione. Il concetto di reiterazione, spiegano i giudici, non si limita alla possibilità di commettere lo stesso identico reato, ma si estende anche a reati ‘analoghi’. Pertanto, considerare il contesto ambientale in cui l’imputato era inserito per ipotizzare la possibile commissione di futuri reati contro il patrimonio (anche con modalità violente) è stata ritenuta una valutazione verosimile e non censurabile in quella sede.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale: la valutazione del pericolo di reiterazione è un’analisi complessa che può e deve tenere conto di tutti gli elementi disponibili, inclusi quelli relativi alla personalità e al contesto sociale dell’imputato. Il giudice di merito ha un’ampia discrezionalità in questa valutazione, e la sua decisione, se motivata in modo logico e coerente, non può essere rimessa in discussione dalla Corte di Cassazione. Per la difesa, ciò significa che i ricorsi in materia cautelare devono concentrarsi sulla dimostrazione di vizi logici o giuridici manifesti nella motivazione, piuttosto che tentare di ottenere una diversa lettura dei fatti.

Quando è possibile contestare in Cassazione la valutazione sul pericolo di reiterazione?
È possibile contestarla solo quando la motivazione del provvedimento impugnato è inesistente, manifestamente illogica o contraddittoria. Non è ammesso un ricorso che chieda semplicemente una nuova e diversa valutazione degli elementi di fatto già esaminati dal giudice di merito.

Il contesto sociale di un imputato può influenzare la decisione su una misura cautelare?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il ‘contesto relazionale’ in cui l’imputato è inserito è un elemento che può essere legittimamente valutato per determinare la sussistenza del pericolo di commissione di nuovi reati.

Il pericolo di reiterazione riguarda solo la possibilità di commettere lo stesso identico reato?
No. La sentenza chiarisce che il pericolo si riferisce non solo alla possibilità di commettere i ‘medesimi’ reati, ma anche reati ‘semplicemente analoghi’, ovvero delitti simili per natura o modalità a quello per cui si sta procedendo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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