LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pericolo di fuga estradizione: la decisione della Corte

La Cassazione conferma la custodia cautelare per un cittadino straniero in attesa di estradizione verso gli USA. La Corte ha ritenuto sussistente il pericolo di fuga estradizione data la mancanza di legami stabili con l’Italia, considerando irrilevanti il visto turistico e un affitto a breve termine.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Fuga nell’Estradizione: Quando i Legami col Territorio Contano

La valutazione del pericolo di fuga estradizione è un momento cruciale nelle procedure di cooperazione giudiziaria internazionale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i criteri per valutare tale rischio, sottolineando come la semplice presenza temporanea in Italia, anche con un visto e un contratto di affitto, non sia sufficiente a escludere la necessità di una misura custodiale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino straniero, fermato in Italia al suo ingresso con un visto turistico. L’arresto è avvenuto nell’ambito di una procedura di estradizione attivata su richiesta delle autorità giudiziarie degli Stati Uniti per reati gravi, tra cui associazione a delinquere finalizzata alla frode informatica, accesso abusivo a sistemi informatici e furto di identità.

In seguito all’arresto, è stata disposta la misura della custodia in carcere. La difesa dell’estradando ha presentato istanza di revoca o sostituzione della misura, sostenendo l’insussistenza del pericolo di fuga e proponendo gli arresti domiciliari. A sostegno della sua tesi, ha prodotto documenti come il visto turistico, ricevute alberghiere e un contratto di locazione per un appartamento, interpretandoli come prova della volontà di permanere in Italia.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

La Corte d’Appello di Milano ha rigettato la richiesta, confermando la misura custodiale. Secondo i giudici di merito, la presenza dell’individuo in Italia era meramente occasionale e non esisteva alcun collegamento stabile con il territorio nazionale. Questo, unito alla gravità dei reati contestati, configurava un concreto e attuale pericolo di fuga estradizione, rendendo inadeguata anche la misura degli arresti domiciliari.

Avverso tale decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. Una presunta violazione di legge, in quanto la Corte d’Appello avrebbe valutato la gravità indiziaria, un tema non sollevato dalla difesa.
2. Un’errata valutazione delle esigenze cautelari, contestando la sussistenza del pericolo di fuga e l’immotivata esclusione degli arresti domiciliari.

Analisi del Pericolo di Fuga Estradizione

La difesa ha sostenuto che la Corte territoriale avrebbe erroneamente applicato criteri tipici del mandato di arresto europeo, come il ‘radicamento sul territorio’, che non sarebbero pertinenti alle procedure di estradizione tradizionali. Secondo il ricorrente, la documentazione prodotta dimostrava la volontà di rimanere in Italia, rendendo infondato il rischio di allontanamento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. In primo luogo, i giudici hanno chiarito che il riferimento incidentale alla gravità indiziaria da parte della Corte territoriale era irrilevante ai fini della decisione, che si basava unicamente sulla valutazione del pericolo di fuga. Pertanto, mancava l’interesse a impugnare su quel punto.

Nel merito, la Cassazione ha affermato che la Corte d’Appello ha correttamente motivato la sua decisione. La giurisprudenza consolidata stabilisce che il ricorso contro ordinanze di questo tipo è ammesso solo per violazione di legge, non per contestare la valutazione dei fatti compiuta dal giudice.

I giudici hanno sottolineato che la presenza in Italia del ricorrente era palesemente occasionale. Di conseguenza, il rischio di allontanamento era intrinseco alla sua situazione. Anche la disponibilità di un appartamento in affitto non è stata considerata un sintomo di collegamento stabile, poiché la locazione era precaria e limitata nel tempo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la totale assenza di legami – familiari, lavorativi o di stabile presenza – con il territorio nazionale è un elemento decisivo che induce a una valutazione di maggior rigore sul piano cautelare. Tale criterio non è esclusivo del mandato d’arresto europeo, ma è un principio logico e generale applicabile a chiunque si trovi in una situazione di precarietà sul territorio dello Stato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio in materia di misure cautelari nelle procedure di estradizione. Il pericolo di fuga estradizione non può essere escluso sulla base di elementi temporanei e occasionali come un visto turistico o un affitto a breve termine. La valutazione deve fondarsi sulla presenza di legami stabili e significativi con il territorio italiano. In assenza di tali legami, la presunzione di un elevato rischio di fuga è legittima e giustifica il mantenimento della misura custodiale più afflittiva per assicurare che l’individuo non si sottragga alla procedura di consegna richiesta da un altro Stato.

Avere un visto turistico e un appartamento in affitto in Italia è sufficiente per escludere il pericolo di fuga in una procedura di estradizione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che elementi come un visto turistico e la locazione precaria di un appartamento per un periodo limitato non sono sufficienti a dimostrare un collegamento stabile con il territorio nazionale e, quindi, non escludono il concreto pericolo di fuga.

In un ricorso contro un’ordinanza cautelare in materia di estradizione, la Corte di Cassazione può riesaminare la gravità degli indizi?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene la Corte d’Appello abbia menzionato la gravità indiziaria, tale riferimento non era un motivo fondante della decisione. Il ricorso per cassazione contro queste ordinanze è proponibile solo per violazione di legge, non per riesaminare nel merito la sussistenza degli indizi, soprattutto se non era un punto contestato nell’appello.

Qual è il criterio principale utilizzato dalla Corte per valutare il pericolo di fuga di un cittadino straniero in Italia in attesa di estradizione?
Il criterio principale è la presenza o l’assenza di un radicamento stabile sul territorio nazionale. La Corte valuta se l’individuo ha legami significativi (familiari, lavorativi, di stabile presenza) con l’Italia. L’assoluta mancanza di tali legami viene considerata un fattore determinante per ritenere sussistente il pericolo di fuga.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati