LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pericolo di fuga estradizione: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha confermato la misura cautelare in carcere per un cittadino straniero in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti. La Corte ha ritenuto concreto il pericolo di fuga estradizione, basandosi su elementi come l’elusione della giustizia per oltre un decennio e la disponibilità di appoggi ad alto livello. Il ricorso, che lamentava una motivazione carente e il rischio della pena di morte, è stato respinto in quanto la valutazione del pericolo di fuga era adeguata e il motivo sulla pena capitale inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Fuga nell’Estradizione: La Cassazione Fissa i Paletti

In un recente caso, la Corte di Cassazione ha esaminato la delicata questione della valutazione del pericolo di fuga estradizione, fornendo chiarimenti cruciali sui criteri che i giudici devono adottare. La sentenza conferma la necessità di una valutazione ancorata a elementi concreti e attuali, ribadendo i limiti del sindacato di legittimità su tali decisioni.

I Fatti del Caso

Un cittadino ucraino veniva arrestato in Italia in seguito a una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti d’America. Le accuse a suo carico erano molto gravi e includevano associazione per delinquere finalizzata al racket, frode bancaria, furto d’identità aggravato e reati informatici. A seguito dell’arresto, veniva disposta la misura della custodia cautelare in carcere.

La difesa dell’uomo presentava un’istanza alla Corte di appello di Salerno per ottenere la sostituzione della misura carceraria con gli arresti domiciliari. La richiesta veniva però respinta. La Corte di appello riteneva infatti sussistente e attuale il pericolo di fuga, impedendo la concessione di una misura meno afflittiva. Contro questa ordinanza, la difesa proponeva ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si basava su due argomenti principali:

1. Insussistenza del pericolo di fuga: Secondo la difesa, la Corte di appello non aveva motivato adeguatamente la sussistenza e l’attualità del pericolo di fuga. Si sottolineava che il ricorrente era incensurato, si era trasferito in Italia nel 2022 a causa della guerra, aveva un domicilio stabile con la famiglia e un regolare contratto d’affitto. Inoltre, le accuse si riferivano a fatti molto datati (risalenti al 2009) e non vi erano elementi concreti che indicassero una sua attuale capacità di darsi alla fuga.
2. Violazione delle norme sull’estradizione: In subordine, si sosteneva l’illegittimità della misura cautelare poiché lo Stato del Nebraska, dove si sarebbe dovuto svolgere il processo, aveva reintrodotto la pena di morte. Questo, secondo la difesa, avrebbe reso la misura contraria ai principi fondamentali dell’ordinamento italiano.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente e confermando la decisione della Corte di appello.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha sviluppato il suo ragionamento su due fronti, analizzando separatamente i motivi del ricorso.

Sulla Valutazione del Pericolo di Fuga Estradizione

Il punto centrale della decisione riguarda i criteri di valutazione del pericolo di fuga estradizione. La Cassazione ha chiarito che, in questo contesto, il pericolo non va valutato in astratto, ma in relazione alla specifica finalità della procedura: la consegna della persona allo Stato richiedente. È necessario un giudizio prognostico, basato su elementi concreti tratti dalla vita dell’estradando, sul rischio che questi possa allontanarsi dal territorio nazionale per sottrarsi alla consegna.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte di appello non fosse né mancante né meramente apparente, ma fondata su una serie di circostanze “concrete” e sintomatiche:

* Lunga latitanza: L’uomo si era sottratto alla giustizia statunitense per oltre dieci anni.
* Appoggi ad alto livello: Dalla richiesta di estradizione emergeva che il soggetto poteva contare su appoggi significativi, anche a livello politico, derivanti da sue precedenti frequentazioni e legami d’affari.
* Legami con territori a rischio: Il suo legame con la regione del Donetsk, dove aveva vissuto a lungo, non offriva garanzie di rintracciabilità in caso di fuga.

La Cassazione ha sottolineato che il ricorso difensivo mirava a una rilettura dei fatti, contestando la significatività degli elementi valutati dal giudice di merito. Tuttavia, questo tipo di valutazione è preclusa in sede di legittimità, dove il controllo è limitato alla violazione di legge e alla coerenza logica della motivazione, non al suo merito.

Sulla Questione della Pena di Morte

Il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha evidenziato due ragioni principali:

1. Questione nuova: L’argomento non era mai stato sollevato davanti alla Corte di appello e quindi non poteva essere proposto per la prima volta in Cassazione.
2. Manifesta infondatezza: La difesa non aveva fornito alcuna prova che i reati specifici contestati all’imputato fossero punibili con la pena di morte nello Stato richiedente. Anzi, dall’ordinanza impugnata risultava che i reati erano puniti con pene detentive. Inoltre, il principio di specialità sancito dal Trattato di estradizione tra Italia e USA garantisce che la persona estradata non possa essere giudicata per reati diversi da quelli per cui l’estradizione è stata concessa.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale in materia di misure cautelari nelle procedure di estradizione. La valutazione del pericolo di fuga deve essere rigorosa e basata su elementi concreti, ma una volta che il giudice di merito fornisce una motivazione logica e non palesemente contraddittoria, tale valutazione non può essere messa in discussione davanti alla Corte di Cassazione. La decisione evidenzia come il sindacato di legittimità si concentri sulla corretta applicazione delle norme procedurali, lasciando al giudice di merito il compito di ponderare gli indizi fattuali. La Corte ribadisce inoltre che le garanzie contro trattamenti inumani, come la pena di morte, devono essere fondate su allegazioni specifiche e provate, non su mere ipotesi.

Come viene valutato il pericolo di fuga in un procedimento di estradizione?
Il pericolo di fuga viene valutato dal giudice attraverso un giudizio prognostico, basato su elementi concreti e attuali tratti dalla vita della persona da estradare. L’obiettivo è stabilire il rischio che l’individuo possa lasciare il territorio nazionale per sottrarsi alla consegna allo Stato che ne ha fatto richiesta.

La Corte di Cassazione può riesaminare nel merito la sussistenza del pericolo di fuga?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti. Il suo controllo è limitato alla violazione di legge e ai vizi della motivazione, come la sua totale assenza o la sua manifesta illogicità. Non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se questa è adeguatamente argomentata.

La possibilità astratta della pena di morte nello Stato richiedente impedisce sempre la misura cautelare finalizzata all’estradizione?
No. Secondo la sentenza, non è sufficiente un rischio astratto. La difesa deve allegare e provare che i reati specifici per cui è richiesta l’estradizione sono effettivamente puniti con la pena capitale. Inoltre, il principio di specialità nei trattati internazionali offre una garanzia ulteriore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati