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Pericolo di fuga estradizione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26647/2024, ha stabilito che la valutazione del pericolo di fuga estradizione segue criteri più stringenti rispetto ai procedimenti interni. Il caso riguardava un cittadino straniero in attesa di estradizione per furto. La Corte ha confermato la custodia in carcere, ritenendo che il suo precedente viaggio clandestino per arrivare in Italia costituisse un elemento concreto e non meramente presuntivo per dimostrare un elevato rischio di fuga, tale da rendere inadeguata qualsiasi altra misura cautelare.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di Fuga nell’Estradizione: Viaggio Clandestino Giustifica il Carcere

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26647 del 2024 offre un importante chiarimento sui criteri di valutazione del pericolo di fuga estradizione. La Corte ha stabilito che, in questo specifico contesto, la necessità di assicurare la persona alla giustizia dello Stato richiedente impone un’analisi del rischio di fuga più rigorosa rispetto a quella ordinaria, attribuendo un peso decisivo a elementi fattuali come le modalità di ingresso illegale nel territorio nazionale.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino pakistano, raggiunto da una richiesta di estradizione da parte del suo paese d’origine per il reato di furto. In attesa della decisione sull’estradizione, l’uomo era stato sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere in Italia. La difesa aveva presentato istanza alla Corte di appello di Palermo per ottenere la revoca o la sostituzione della misura con una meno afflittiva, come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. A sostegno della richiesta, venivano addotte nuove circostanze, quali la presenza del fratello in Italia e la disponibilità di due connazionali a ospitarlo.

La Corte di appello, tuttavia, rigettava l’istanza. La motivazione si fondava sulla persistenza di un elevato pericolo di fuga, desunto dalle modalità con cui l’uomo aveva affrontato clandestinamente un viaggio pericoloso attraverso il Mediterraneo per giungere in Italia. Questo comportamento, secondo i giudici di merito, dimostrava una notevole determinazione a sottrarsi ai controlli e una scarsa capacità di autocontrollo.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’interessato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando che la decisione della Corte territoriale fosse basata su mere presunzioni e non su elementi concreti, specifici e rivelatori di una reale propensione alla fuga.

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la validità del ragionamento della Corte di appello.

Le Motivazioni: la Peculiarità del Pericolo di Fuga nell’Estradizione

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione fondamentale tra la valutazione delle esigenze cautelari in un procedimento penale interno e in una procedura di estradizione passiva. La Cassazione ribadisce che l’applicazione di misure coercitive in ambito estradizionale, ai sensi dell’art. 714 cod. proc. pen., ha come scopo primario quello di garantire che la persona richiesta non si sottragga all’eventuale consegna. La ‘fisica disponibilità’ del soggetto è un presupposto indefettibile dell’intera procedura.

Di conseguenza, i requisiti di concretezza e attualità del pericolo di fuga estradizione devono essere scrutinati alla luce di questa finalità. La Corte ha chiarito che la prognosi sul rischio di sottrazione deve essere ancorata a elementi concreti della vita del consegnando. Nel caso di specie, la motivazione della Corte di appello non è stata giudicata apparente o illogica. Al contrario, si è basata su un elemento fattuale specifico e significativo: le modalità dell’arrivo in Italia. L’aver affrontato un viaggio clandestino, superando frontiere e pericoli, non è una mera congettura, ma la prova di una concreta capacità e determinazione a spostarsi eludendo qualsiasi forma di controllo statale.

Questo dato fattuale, indicativo di una ‘scarsa capacità di autocontrollo’, rende la prognosi di fuga non ipotetica, ma fondata su elementi specifici che giustificano il mantenimento della misura più grave, anche a fronte della disponibilità del presidio elettronico.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un principio di rigore nella valutazione del pericolo di fuga estradizione. Insegna che il passato comportamento di una persona, in particolare le azioni che dimostrano una spiccata capacità di eludere la sorveglianza delle autorità e di affrontare situazioni di rischio per i propri scopi, assume un peso preponderante. Le garanzie offerte, come un domicilio stabile o il supporto di familiari, possono non essere ritenute sufficienti a controbilanciare un profilo di rischio così delineato. Per la difesa, diventa quindi cruciale non solo proporre alternative alla detenzione, ma anche fornire elementi concreti in grado di smentire la prognosi negativa derivante da tali pregressi comportamenti.

In una procedura di estradizione, il pericolo di fuga è valutato come in un normale processo penale italiano?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che la valutazione delle esigenze cautelari in tema di estradizione risponde a finalità diverse. L’obiettivo principale è garantire che la persona non si sottragga alla possibile consegna allo Stato richiedente, e quindi i criteri di concretezza e attualità del pericolo di fuga sono valutati in funzione di questa specifica esigenza.

Il modo in cui una persona è arrivata in Italia può influire sulla decisione di mantenerla in carcere in attesa di estradizione?
Sì. Secondo la sentenza, le modalità di arrivo clandestino in Italia, affrontando alti rischi e condizioni disagevoli, possono essere considerate un elemento concreto che dimostra la capacità e la determinazione della persona a spostarsi eludendo i controlli, giustificando così il mantenimento della custodia in carcere per un elevato pericolo di fuga.

La presenza di familiari o di un alloggio stabile in Italia è sufficiente a escludere il pericolo di fuga in un caso di estradizione?
Non necessariamente. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che le nuove allegazioni del ricorrente (presenza del fratello e disponibilità di un alloggio) non fossero sufficienti ad attenuare il concreto pericolo di fuga, desunto dalle specifiche e rischiose modalità del suo arrivo in Italia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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