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Pericolo di fuga estradizione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino straniero contro il diniego della sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari, nell’ambito di una procedura di estradizione. La Corte ha stabilito che la disponibilità di un domicilio precario non è sufficiente a mitigare il concreto pericolo di fuga estradizione, data l’assenza di legami stabili con il territorio italiano. Inoltre, le doglianze sulle condizioni dello Stato richiedente sono state dichiarate inammissibili perché sollevate per la prima volta in Cassazione.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estradizione e Pericolo di Fuga: La Valutazione della Cassazione

In una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema del pericolo di fuga estradizione, chiarendo i criteri per la valutazione delle misure cautelari in attesa della consegna a uno Stato estero. La decisione esamina il caso di un cittadino ucraino, richiesto dal suo paese per un reato di rapina aggravata, al quale era stata negata la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari. Questo pronunciamento offre spunti fondamentali sulla concretezza del rischio di fuga e sulla precarietà dei legami con il territorio italiano.

I Fatti del Caso

Un cittadino ucraino, arrestato in Italia su richiesta delle autorità del suo paese, si trovava in custodia cautelare in carcere in attesa della definizione della procedura di estradizione. La sua difesa aveva richiesto la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari, presentando come novità la disponibilità di un alloggio presso un’amica della convivente, anch’essa trasferitasi in Italia. La Corte d’Appello di Trieste aveva rigettato l’istanza, ritenendo che il pericolo di fuga rimanesse concreto e attuale. L’interessato ha quindi proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali: l’errata valutazione del pericolo di fuga, la violazione delle norme sulla scelta delle misure cautelari e, infine, l’impossibilità per l’Ucraina di garantire un giusto processo a causa della situazione bellica.

L’Analisi del Pericolo di Fuga nell’Estradizione

La Corte di Cassazione ha esaminato congiuntamente i primi due motivi di ricorso, ritenendoli infondati. I giudici hanno ribadito un principio cruciale: nelle procedure di estradizione passiva, il pericolo di fuga estradizione deve essere valutato in modo particolarmente rigoroso. L’obiettivo primario è infatti assicurare la consegna della persona allo Stato richiedente. La valutazione si basa su un giudizio prognostico, ancorato a elementi concreti della vita dell’estradando, per stabilire il rischio che possa sottrarsi alla giustizia allontanandosi dal territorio nazionale.

La Precarietà del Domicilio e l’Assenza di Legami

La Corte ha sottolineato come la semplice allegazione di un domicilio presso un conoscente non costituisca un elemento di novità tale da rimettere in discussione la valutazione del rischio. Tale soluzione abitativa è stata considerata precaria e labile, incapace di dimostrare un reale e stabile collegamento con l’Italia. A rafforzare questa valutazione, i giudici hanno evidenziato altri elementi: l’assenza di un legame lavorativo stabile (l’uomo non aveva saputo indicare il nome del suo datore di lavoro) e i suoi precedenti spostamenti internazionali, testimoniati anche dal possesso di un permesso di soggiorno scaduto rilasciato dalla Germania. Questi fattori, nel loro complesso, delineavano un quadro di assenza di radicamento sul territorio, rendendo il pericolo di fuga concreto e attuale.

le motivazioni
La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il terzo motivo di ricorso, relativo alle condizioni dell’Ucraina e alla sua presunta incapacità di garantire un giusto processo. La ragione è puramente processuale: tale questione non era mai stata sollevata davanti alla Corte d’Appello e, pertanto, è stata introdotta per la prima volta nel giudizio di legittimità. Il ricorso per cassazione, infatti, non consente di introdurre nuove tematiche che non siano state oggetto del precedente grado di giudizio. La decisione si è quindi concentrata esclusivamente sulla legittimità dell’ordinanza impugnata in relazione ai motivi ammissibili. Rigettando i primi due motivi e dichiarando inammissibile il terzo, la Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

le conclusioni
La sentenza ribadisce la specificità della valutazione del pericolo di fuga nelle procedure di estradizione. A differenza dei procedimenti ordinari, qui la finalità è garantire la cooperazione internazionale e la consegna della persona. Pertanto, elementi che potrebbero essere considerati in altri contesti, come la disponibilità di un alloggio, vengono attentamente vagliati alla luce della stabilità dei legami dell’individuo con il territorio. Un domicilio offerto da terzi, senza altri indicatori di radicamento sociale o lavorativo, è ritenuto insufficiente a neutralizzare un rischio di fuga ritenuto elevato. La decisione serve da monito: per ottenere una misura meno afflittiva del carcere in attesa di estradizione, è necessario dimostrare un collegamento solido e non precario con lo Stato italiano.

Come viene valutato il pericolo di fuga in una procedura di estradizione?
Secondo la Corte, il pericolo di fuga deve essere valutato con particolare rigore, tenendo conto della finalità della procedura, ovvero la consegna della persona allo Stato richiedente. La valutazione si basa su un giudizio prognostico ancorato a elementi concreti della vita dell’estradando che indichino il rischio che possa allontanarsi dal territorio nazionale.

Offrire un domicilio presso un conoscente è sufficiente per ottenere gli arresti domiciliari in un caso di estradizione?
No. La sentenza chiarisce che l’allegazione di un domicilio precario e labile presso un conoscente non è un elemento di novità idoneo a rivalutare il giudizio sul pericolo di fuga, specialmente in assenza di uno stabile collegamento (lavorativo, familiare, sociale) del ricorrente con il territorio italiano.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione la questione delle condizioni del Paese richiedente l’estradizione?
No. La Corte ha dichiarato inammissibile questo motivo di ricorso perché era stato dedotto per la prima volta in sede di legittimità. Le questioni devono essere prima sottoposte al giudice del merito (in questo caso, la Corte d’Appello) e non possono essere introdotte ex novo in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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