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Pericolo di fuga estradizione: Cassazione inammissibile

Un cittadino con doppia nazionalità, richiesto in estradizione dagli USA per gravi reati informatici e finanziari, si oppone alla custodia cautelare in carcere. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, confermando che il pericolo di fuga in una procedura di estradizione può essere validamente desunto dalla gravità dei fatti contestati e dalla mancanza di un solido radicamento nel territorio italiano. La Corte ha ribadito che il ricorso avverso tali provvedimenti è limitato alla sola violazione di legge, escludendo censure sulla logicità della motivazione del giudice di merito.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di fuga estradizione: quando la Cassazione dichiara il ricorso inammissibile

In una recente pronuncia, la Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema del pericolo di fuga estradizione, chiarendo i limiti del ricorso contro le misure cautelari applicate in attesa della consegna di una persona a uno Stato estero. La sentenza sottolinea come la gravità dei reati e la mancanza di stabili legami con l’Italia siano elementi sufficienti a giustificare la detenzione, e come la valutazione del giudice di merito su questi aspetti non sia sindacabile in sede di legittimità se non per violazione di legge.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino italo-australiano, destinatario di una richiesta di estradizione da parte delle autorità degli Stati Uniti d’America per una serie di gravi reati, tra cui associazione per delinquere finalizzata alla frode telematica, danneggiamento di sistemi informatici e riciclaggio di denaro. Durante la procedura, la Corte di Appello di Milano aveva disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere.

L’interessato ha presentato un’istanza per la revoca o la sostituzione della misura, sostenendo l’insussistenza di un concreto pericolo di fuga. La Corte di Appello ha rigettato la richiesta, motivando la decisione sulla base di due elementi principali: la notevole gravità dei fatti contestati e la mancanza di un radicamento stabile dell’uomo in Italia, dove si trovava solo temporaneamente in vacanza presso parenti.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione riguardo alla reale sussistenza del pericolo di fuga.

La Decisione della Corte e il pericolo di fuga estradizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno confermato la validità del ragionamento della Corte di Appello, chiarendo che la combinazione dei due elementi individuati – gravità dei fatti e assenza di radicamento territoriale – costituisce una base solida per ritenere concreto il pericolo di fuga estradizione.

La Suprema Corte ha precisato che, nel contesto di una procedura di estradizione, il pericolo di fuga va inteso come il rischio che la persona si allontani dal territorio italiano, impedendo così allo Stato di adempiere ai propri obblighi internazionali di consegna.

Le Motivazioni della Corte

Il punto cruciale della motivazione risiede nell’interpretazione dell’art. 719 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che i provvedimenti in materia di misure cautelari strumentali all’estradizione possono essere impugnati in Cassazione soltanto per violazione di legge.

Di conseguenza, non è ammesso un ricorso che si basi su un presunto ‘vizio di motivazione’, ossia una critica al modo in cui il giudice di merito ha valutato gli elementi a sua disposizione. La Cassazione ha ritenuto che le argomentazioni della difesa, sebbene dettagliate, mirassero a contestare nel merito l’apprezzamento della Corte di Appello, un’operazione non consentita in sede di legittimità.

Secondo la Corte, la motivazione dell’ordinanza impugnata era ‘congrua e non apparente’, ovvero logica e sufficientemente argomentata. La valutazione combinata della gravità delle accuse (che prefigurano una pena severa in caso di condanna) e della condizione di ‘turista’ dell’estradando in Italia, ha reso la conclusione sul pericolo di fuga del tutto legittima e non censurabile in Cassazione.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nelle procedure di estradizione: la valutazione del pericolo di fuga si fonda su elementi concreti che, se logicamente connessi, giustificano il mantenimento della custodia in carcere. La gravità dei reati contestati all’estero e l’assenza di legami stabili con l’Italia sono considerati indicatori forti di un possibile tentativo di sottrarsi alla giustizia. Inoltre, la pronuncia conferma la natura limitata del controllo della Corte di Cassazione in questa materia, circoscritto alla sola verifica della corretta applicazione delle norme di legge e non alla rivalutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito.

Quando si considera concreto il pericolo di fuga in una procedura di estradizione?
Secondo la sentenza, il pericolo di fuga può essere ritenuto concreto e sussistente sulla base della combinazione di due elementi: la gravità dei fatti per cui si procede nel Paese richiedente e la mancanza di un stabile radicamento della persona nel territorio italiano.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice sul pericolo di fuga?
No, non nel merito. L’art. 719 del codice di procedura penale ammette il ricorso per Cassazione avverso questi provvedimenti solo per ‘violazione di legge’. Pertanto, non è possibile contestare la logicità o la congruità della motivazione con cui il giudice ha valutato gli elementi di fatto, a meno che non si traduca in una violazione di una norma specifica.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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