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Pericolo di fuga: EAW e valutazione del giudice

Un cittadino rumeno, destinatario di un mandato di arresto europeo, si opponeva alla custodia cautelare in carcere disposta in Italia. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il concreto pericolo di fuga può essere desunto dall’essersi trasferito all’estero dopo una condanna di primo grado. Tale comportamento prevale su altri elementi, come la presenza di familiari nel nuovo Paese, ai fini della valutazione del rischio che l’imputato si sottragga alla giustizia.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’Arresto Europeo e Pericolo di Fuga: Quando è Giustificata la Custodia in Carcere?

La valutazione del pericolo di fuga rappresenta un punto cruciale nelle procedure relative al mandato di arresto europeo (m.a.e.). Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su quali elementi il giudice debba considerare per giustificare l’applicazione della misura più afflittiva, la custodia cautelare in carcere. Il caso analizzato riguarda un cittadino rumeno che, dopo una condanna in primo grado nel suo Paese, si era trasferito in Italia, dove è stato arrestato in esecuzione di un m.a.e.

Il Caso: Dall’Ordinanza della Corte d’Appello al Ricorso in Cassazione

Un cittadino rumeno veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Bals per il reato di lesioni. Successivamente, durante la pendenza del processo d’appello, si trasferiva in Italia. Una volta divenuta definitiva la condanna a due anni di reclusione, l’autorità giudiziaria rumena emetteva un mandato di arresto europeo.

Arrestato in Italia, la Corte di appello di Torino convalidava l’arresto e disponeva la custodia cautelare in carcere, ravvisando un concreto pericolo di fuga. La Corte basava la sua decisione su diversi fattori: l’uomo era arrivato in Italia dopo la condanna di primo grado, era privo di occupazione e non conosceva la lingua italiana. Questi elementi facevano presumere una volontà di sottrarsi all’esecuzione della pena.

La difesa dell’uomo proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che la decisione fosse basata su mere presunzioni e che non fossero stati considerati elementi concreti che dimostravano il suo radicamento in Italia, come la residenza presso la sorella, il possesso di una carta d’identità elettronica e l’iscrizione anagrafica. Inoltre, la difesa lamentava la mancata valutazione di misure cautelari meno invasive del carcere.

La Valutazione del Pericolo di Fuga nel Mandato d’Arresto Europeo

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha ribadito un principio fondamentale: nell’ambito del mandato d’arresto europeo, i requisiti di concretezza e attualità del pericolo di fuga devono essere valutati tenendo conto delle specifiche finalità della procedura. L’obiettivo primario del m.a.e. è infatti la traditio in vinculis, ovvero la consegna rapida e garantita della persona richiesta allo Stato emittente.

Questo significa che il giudice deve formulare un giudizio prognostico sul rischio che la persona si sottragga alla consegna, basandosi su elementi concreti e obiettivi legati alla sua vita e al suo comportamento.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha ritenuto la decisione della Corte d’appello immune da vizi. Il ragionamento dei giudici di merito non è stato considerato né apparente né giuridicamente errato. La Cassazione ha sottolineato che il ricorso in questi casi è ammesso solo per violazione di legge e non per contestare la logicità della motivazione, a meno che questa non sia del tutto assente.

L’elemento decisivo, secondo la Suprema Corte, è stato l’allontanamento dell’uomo dal suo Paese d’origine subito dopo la sentenza di primo grado. Questo comportamento è stato interpretato come un chiaro indice della volontà di sottrarsi alla giustizia. Di fronte a un elemento così significativo, altri fattori presentati dalla difesa – come la condizione familiare o i documenti che attestavano un radicamento formale in Italia (peraltro legato principalmente alla presenza della sorella) – sono stati considerati recessivi e non sufficienti a escludere il concreto pericolo di fuga.

La Corte ha quindi stabilito che la Corte d’appello ha correttamente adempiuto all’obbligo di motivare il concreto pericolo, evidenziando come la presenza dell’individuo sul territorio italiano avesse un carattere meramente occasionale e finalizzato a eludere l’esecuzione della pena.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

La pronuncia in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso nella valutazione del pericolo di fuga in materia di mandato di arresto europeo. Emerge con chiarezza che il comportamento della persona richiesta, in particolare l’allontanamento dal proprio Paese in concomitanza con una pronuncia di condanna, assume un peso preponderante. Elementi formali di radicamento nel territorio dello Stato di esecuzione, se non supportati da una situazione lavorativa e sociale stabile e autonoma, possono non essere sufficienti a neutralizzare il rischio che la persona si dia alla macchia per evitare la consegna. La decisione sottolinea l’importanza di un’analisi concreta e non astratta, finalizzata a garantire l’effettività della cooperazione giudiziaria europea.

Come viene valutato il pericolo di fuga nel contesto di un mandato di arresto europeo?
Deve essere valutato tenendo conto delle esigenze specifiche della procedura di consegna, formulando un giudizio prognostico sul rischio di sottrazione ancorato a elementi concreti della vita della persona. Il fine è assicurare la consegna (traditio in vinculis) allo Stato richiedente.

Trasferirsi in un altro Stato dopo una condanna di primo grado è sufficiente a dimostrare il pericolo di fuga?
Sì, secondo la Corte, l’allontanamento dal proprio Paese a seguito di una sentenza di condanna di primo grado è un elemento di forte valenza indiziaria del pericolo di fuga, tale da rendere recessivi altri elementi come la presenza di familiari o il radicamento formale nel nuovo Stato.

In un ricorso per cassazione contro un’ordinanza sulla libertà personale in materia di m.a.e., si possono contestare i vizi logici della motivazione?
No, il ricorso è consentito solo per violazione di legge. I vizi logici della motivazione sono esclusi dal controllo della Corte di Cassazione, a meno che non si traducano in un difetto totale o in una motivazione solo apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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