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Pene sostitutive: quando richiederle in appello

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva le pene sostitutive in fase esecutiva. La Corte chiarisce che la richiesta andava presentata durante il giudizio d’appello e che l’eventuale omissione di avviso da parte del giudice d’appello doveva essere eccepita con il ricorso per cassazione.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive: Il Momento Giusto per la Richiesta è Cruciale

L’introduzione delle pene sostitutive con la Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) ha aperto nuove prospettive per evitare il carcere in caso di condanne a pene detentive brevi. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 34602/2024) ribadisce un principio fondamentale: la richiesta deve essere presentata nel momento processuale corretto. Agire tardivamente, in fase di esecuzione, può precludere questa importante opportunità. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Un’Opportunità Mancata

Un imputato, condannato in primo grado nel gennaio 2022, vedeva confermata la sua pena dalla Corte d’Appello nel maggio 2023. La sentenza diventava definitiva nel marzo 2024. Nel frattempo, il 30 dicembre 2022, era entrata in vigore la Riforma Cartabia, che introduceva la possibilità di richiedere le pene sostitutive.

Poiché al momento dell’entrata in vigore della riforma il suo processo era pendente in grado d’appello, l’imputato, una volta divenuta definitiva la condanna, si rivolgeva al Giudice dell’esecuzione per chiedere la sostituzione della pena detentiva. Lamentava, inoltre, che la Corte d’Appello non lo avesse informato di questa possibilità, come previsto dall’art. 545-bis del codice di procedura penale. Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, dichiarava la richiesta inammissibile.

La Decisione della Corte sulle Pene Sostitutive

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale, dichiarando il ricorso dell’imputato manifestamente infondato e quindi inammissibile. La Suprema Corte ha stabilito che la sede naturale per la richiesta delle pene sostitutive era il giudizio d’appello, non la successiva fase esecutiva. Qualsiasi presunta violazione procedurale, come l’omesso avviso da parte del giudice d’appello, doveva essere sollevata come specifico motivo nel ricorso per cassazione avverso la sentenza di condanna, e non in un momento successivo.

Le Motivazioni: Perché la Richiesta è Tardiva?

La decisione della Corte si fonda su tre pilastri logico-giuridici chiari e stringenti:

1. La Competenza del Giudice d’Appello

Il principio cardine è quello del tempus regit actum. Al momento dell’entrata in vigore della riforma, il processo si trovava in appello. Di conseguenza, era il giudice d’appello l’organo competente a decidere sull’eventuale applicazione delle pene sostitutive. La competenza del giudice dell’esecuzione, secondo la disciplina transitoria (art. 95, d.lgs. n. 150/2022), è limitata ai soli casi in cui il processo era pendente in Cassazione alla data di entrata in vigore della riforma, circostanza non verificatasi nel caso di specie.

2. L’Onere della Richiesta e il Ruolo dell’Avviso

La giurisprudenza ha consolidato il principio secondo cui la sostituzione della pena deve essere espressamente richiesta dall’imputato. L’eventuale omissione dell’avviso informativo da parte del giudice, previsto dall’art. 545-bis c.p.p., costituisce un vizio della sentenza. Tuttavia, questo vizio non può essere fatto valere in qualsiasi momento.

3. Il Momento Corretto per Eccepire il Vizio

Qui risiede il punto cruciale della decisione. L’omissione dell’avviso da parte della Corte d’Appello doveva essere contestata attraverso l’impugnazione ordinaria, ovvero con uno specifico motivo nel ricorso per cassazione contro la sentenza di merito. Non avendolo fatto, l’imputato ha perso la possibilità di far valere tale vizio. Presentare la questione per la prima volta davanti al giudice dell’esecuzione è un’azione tardiva e proceduralmente scorretta. Il sistema processuale prevede scadenze e modalità precise per sollevare le eccezioni, e il loro mancato rispetto comporta la decadenza dal diritto di farle valere.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione offre una lezione fondamentale sulla strategia processuale: la tempestività è tutto. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Proattività della Difesa: Gli avvocati e i loro assistiti devono essere estremamente proattivi nel richiedere le pene sostitutive non appena se ne presenta la possibilità, ovvero durante il giudizio di merito (primo grado o appello).
2. Impugnazione dei Vizi: Qualsiasi errore procedurale, come la mancata informazione sulla possibilità di chiedere pene alternative, deve essere immediatamente eccepito nel primo mezzo di impugnazione disponibile. Attendere la fase esecutiva significa, nella maggior parte dei casi, precludersi definitivamente tale possibilità.
3. Ruolo Residuale del Giudice dell’Esecuzione: La competenza del giudice dell’esecuzione in materia di pene sostitutive è eccezionale e limitata a specifiche ipotesi transitorie. La regola generale è che la decisione sulla pena, incluse le sue forme sostitutive, appartiene alla fase di cognizione del processo.

Quando si possono chiedere le pene sostitutive se il processo era in appello quando è entrata in vigore la Riforma Cartabia?
La richiesta doveva essere presentata direttamente al giudice d’appello, in quanto era l’organo competente in quel momento processuale per decidere sulla natura della pena.

Cosa succede se il giudice d’appello non informa l’imputato della possibilità di chiedere le pene sostitutive?
Questa omissione costituisce un vizio della sentenza. Tuttavia, per farlo valere, l’imputato deve contestarlo specificamente nel ricorso per cassazione contro la sentenza d’appello. Se non lo fa, perde il diritto di sollevare la questione in un secondo momento.

Il giudice dell’esecuzione può applicare le pene sostitutive se la richiesta non è stata fatta durante il processo di merito?
No, di regola non può. La sua competenza è residuale e, secondo la disciplina transitoria della Riforma Cartabia, era prevista solo per i procedimenti che, alla data di entrata in vigore della legge, erano già pendenti davanti alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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